La lista
Il panpenalismo di Meloni e Nordio arriva ai rifiuti
Mentre l'Italia fatica a velocizzare i tempi della giustizia disattendendo le raccomandazioni europee sulla durata dei processi, il Guardasigilli aggiunge una nuova fattispecie di reato alla sua lista
Dal 10 ottobre l’abbandono dei rifiuti è diventato reato. La nuova legge del governo Meloni stabilisce l’applicazione di una sanzione penale (e non più solo amministrativa) anche nel caso di abbandono rifiuti compiuto da soggetti che non sono titolari di imprese o responsabili di Enti, cioè comuni cittadini. Il fatto di rischiare di finire in galera, anziché pagare una multa salata, disincentiverà gli zozzoni? Difficilmente. Ad esempio dall’introduzione dell’omicidio stradale non sono diminuiti gli incidenti. Come pure il reato di femminicidio non ha ridotto la violenza sulle donne che, invece, nonostante la cronaca, diminuisce ogni anno nelle statistiche pur in assenza di applicazione del codice rosso. Mai nella storia il panpenalismo ha prodotto la diminuzione di un fenomeno. Nonostante sia, negli ultimi anni, la soluzione pavloviana che la politica offre come risposta ai fenomeni sociali o anche solo di cronaca. Il governo Meloni era stato chiamato dall’Europa, attraverso il Pnrr, a velocizzare i processi. Il Consiglio europeo, nelle sue annuali Raccomandazioni, ha costantemente sollecitato l'Italia a “ridurre la durata dei processi in tutti i gradi di giudizio”. “La velocizzazione della giustizia transita attraverso una forte depenalizzazione, quindi una riduzione dei reati”, disse il ministro della Giustizia Carlo Nordio un anno fa, al suo esordio. Passarono pochi giorni e il governo Meloni introdusse il reato di rave party, poi l’omicidio nautico, e poi sempre più aggravanti per immigrazione, minori, femminicidi e reati ambientali. Nessuna di questi nuove fattispecie di reato diminuirà i casi, ma ingolferà i processi e le galere. Con buona pace per la giustizia.