l'intervista
Il presidente del Memoriale della Shoah di Milano: “Basta derive pro Hamas nelle università”
"Il sostegno al terrorismo è ingiustificabile e irrazionale. L'ondata di antisemitismo in Italia? Molto preoccupante". Colloquio con Roberto Jarach
“Qualsiasi equiparazione tra Israele e Hamas è un pugno allo stomaco. Si cerca di giustificare l’ingiustificabile, senza alcuna ragione. Fa parte della ricerca costante all’annullamento dell’ebreo e dell’israeliano”. Roberto Jarach, ex presidente della comunità ebraica di Milano, consigliere dell’Unione delle comunità ebraiche italiane e presidente del Memoriale della Shoah di Milano, definisce “preoccupante” la nuova ondata di antisemitismo che affiora in tutta Europa e anche in Italia. “Perché in casi come questi, quando si cerca a tutti i costi un capro espiatorio, l’antisemitismo rischia di diffondersi con grande rapidità. Sotto un certo aspetto, è vero che è ritornata la caccia all’ebreo. Guardate a quello che è successo non solo a Roma con lo sfregio delle pietre d’inciampo. Ma anche qui a Milano, dove sono comparse stelle di David sui muri della casa di una signora ebrea”. Analisi e racconti personali si fondono in questo colloquio col Foglio. “Parlo a titolo personale. Sono l’unico della mia famiglia a essere nato all’estero, a Lugano, nel 1944. Per questo quello che sta succedendo agli ebrei quest’oggi, che si riconnette a quel triste passato, mi colpisce così tanto”, racconta Jarach. Che in Israele ha ancora, come ci confessa, “70 cugini. Sono tutti preoccupati dalla narrazione che stiamo facendo qui in occidente del conflitto. Ci dimentichiamo costantemente che se devono imbracciare il fucile è perché sono costretti a difendersi, visto che i terroristi minacciano l’esistenza stesso dello stato di Israele. Ecco, dell’attacco brutale del 7 ottobre è come se nessuno avesse più memoria. Lì sono morte persone solo per il fatto di essere ebree, israeliane. Colpite mentre ballavano liberamente. Anche l’Onu nelle sue risoluzioni evita di citare Hamas. Non è dimenticanza ma vera e propria disinformazione”.
Memoria dimostrano senz’altro di non averla gli studenti dei collettivi che hanno occupato l’università Orientale di Napoli, bardati di kefiah in sostegno alla causa palestinese. “Un segnale preoccupante, perché non si tratta di ragazzini ma di gente che ha almeno 18 anni e va a votare. Ci dice molto dello stato in cui versa l’università non solo italiana”. Forse che vengano imbeccati da una equidistanza pelosa della politica, che si fa strada soprattutto a sinistra? “L’ambiguità c’è senz’altro anche in quel campo politico”, risponde Jarach, che a Milano ha polemizzato con il sindaco Beppe Sala per aver esposto la bandiera della pace insieme a quella di Israele. “Ho solo detto che la pensavo in maniera diversa da lui. Ma ho ottimi rapporti con il Pd, a partire da Emanuele Fiano. Dopo il 7 ottobre ho ricevuto la solidarietà di molti esponenti dem. Credo che il problema non sia la politica vissuta, ma la politica urlata. Ovvero quello che stiamo vedendo nelle piazze in queste settimane”.
Colloquiando con questo giornale, il direttore della fondazione “Centro di documentazione ebraica contemporanea” Gadi Luzzatto Voghera ha detto che l’Italia non ha fatto sufficientemente i conti con il suo passato antisemita. “E io sono d’accordo”, spiega Jarach. “Nel nostro paese c’è stata un’evoluzione nella presa di coscienza nel corso degli anni, ma forse non è stata così forte. Non siamo ancora al livello di Francia e Germania a livello di consapevolezza. Si tende a ripetere il mantra ‘italiani brava gente’ ma evidentemente non tutti sono stati così bravi”. Da questo punto di vista, il Memoriale della Shoah di Milano svolge un’importante operazione didattica insegnando ai ragazzi in visita cos’è stato, per esempio, il collaborazionismo nel nostro paese: “Cerchiamo di inculcare una memoria non vendicativa ma conoscitiva. Il mondo della scuola ha una grande responsabilità nel cercare di contrastare le derive antisemite. Perché non possiamo essere noi ottantenni a cambiare la mentalità collettiva: ci devono pensare i ragazzi”, analizza ancora Jarach. Che sul modo in cui il governo italiano sta affrontando la crisi in Medio oriente vuole esprimere un giudizio molto netto: “La posizione ufficiale della premier Meloni è apprezzabile. La si ritiene sorprendente solo se ci si ferma ai pregiudizi e alle categorizzazioni. Invece sin dall’inizio è stata molto attenta”.
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