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Come si costruisce una città a misura di giovani: il caso di Parma

Giulia Casula

"Volevamo andare oltre i classici spazi dedicati ai ragazzi", ci dice il sindaco Michele Guerra. Un anno ricco di incontri, iniziative ed eventi che hanno indirizzato le politiche pubbliche. Ora la città ducale punta a diventare Capitale europea dei giovani

Cosa significa essere una città che parla ai giovani? Una domanda che Parma, unica città italiana in finale per il titolo di Capitale europea dei giovani 2027, si è posta e a cui ha deciso di rispondere. “L'idea della candidatura è nata quando abbiamo deciso come amministrazione di avere un assessorato che si occupasse solo di politiche giovanili, che di solito vengono aggregate a deleghe più grandi finendo così per avere un ruolo marginale nell'agenda dei lavori di quel comparto”, dice al Foglio il sindaco Michele Guerra che da luglio del 2022 possiede le chiavi del municipio.

La giunta della città ducale ha cercato di andare oltre i tradizionali tentativi di coinvolgimento dei giovani cittadini nella vita politica e sociale di un comune. “Non volevamo costruire i classici spazi dedicati alla creatività e all'espressione giovanile ma organizzare qualcosa che avesse a che fare con le questioni che effettivamente loro ci chiedono e che riguardano l'occupabilità, la partecipazione politica e la responsabilità di fare le cose da soli”, dice Guerra. Da qui l'idea di affidare ai ragazzi e alle ragazze parmigiane la costruzione del dossier “Parma una grande piazza per l'Europa” con cui la città si sfiderà in finale con Chisinau (Moldavia), Skopje (Macedonia), Fuenlabrada e Malaga (Spagna) nella competizione organizzata dall'European Youth Forum. "Essere arrivati fin qui ci incoraggia perché è stato un anno denso di lavoro, eventi, occasioni in cui abbiamo visto crescere la partecipazione e il dialogo intergenerazionale”, dice il sindaco. Quasi quarantamila ragazzi coinvolti, diciotto gruppi di lavoro, un comitato ad hoc impegnato in riunioni e incontri settimanali. “Le linee di intervento hanno seguito le priorità segnalate dai nostri giovani, a partire dai temi del lavoro, dell'innovazione e della transizione green che loro sentono con maggiore urgenza”, racconta Guerra. Ad oggi infatti Parma è l'unica italiana assieme a Firenze ad aver ricevuto l'approvazione della Commissione europea nell'ambito del programma "Eu mission for climate-neutral and smart cities" che coinvolge circa cento città in tutta Europa con l'obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2030.

Non solo, Parma è anche la prima città europea ad aver adottato lo Youth Check, lo strumento di valutazione dell'impatto delle politiche pubbliche sulle generazioni future. “È un modo per misurare il potenziale generazionale dei provvedimenti che il comune adotta. Dal welfare alla mobilità, dalle politiche abitative alla cultura: ogni progetto riceve una sorta di tagliando sull'impatto che può avere sulle nuove generazioni”, spiega il primo cittadino. Un processo che colloca i giovani in prima linea all'interno dei processi decisionali e che porta l'amministrazione a confrontarsi con temi diversi da quelli che in genere le istituzioni locali si trovano a gestire. “Alcuni ragazzi ad esempio vogliono potersi muovere nella città senza dover possedere un auto. Quando si parla di lavoro invece molti rifiutano il concetto di posto fisso – caro alla nostra generazione – perché lo percepiscono come un vincolo a una vita monotona e alienante. Questo confronto ci aiuta anche a capire come mai i giovani fanno fatica a partecipare alla vita politica e sociale della comunità, perché oggi molte delle questioni da loro più sentite non trovano adeguato spazio”, spiega Guerra.

Attraverso le iniziative messe in campo dalla città in quest'ultimo anno, a partire da “Mi Prendo il Mondo”, evento realizzato assieme al Salone internazionale del Libro di Torino, fino ai campionati nazionali di imprenditoria giovanile previsti il prossimo maggio, Parma vuole offrirsi come un modello capace di suggerire buone pratiche da adottare anche a livello nazionale. “Questo percorso ha permesso di mettere a terra un metodo di lavoro a cui ispirarsi. Nel momento in cui si considera la comunità giovanile come un ambito che attraversa più settori – dai trasporti ai lavori pubblici, dal welfare alla cultura – allora anche il sistema amministrativo finisce per essere rivoluzionato”, dice Guerra.

Ora non resta che attendere novembre per scoprire a quale città lo European Youth Forum assegnerà l'ambita onorificenza. Ma sull'esito il sindaco preferisce non sbilanciarsi troppo. “Non conosco i progetti delle altre quattro finaliste perché non c'è stata una possibilità di confronto. Tuttavia credo che il risultato sia molto difficile da raggiungere perché le competizioni europee sono molto severe. Inoltre è un titolo che all'Italia manca da molti anni (l'ultima città a conseguirlo fu Torino nel 2010), ma noi restiamo fiduciosi, ci speriamo".