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Dopo Suviana. Fare sicurezza sul lavoro si può, dal basso e con metodo liberale
La sfida per degli ambienti più sicuri non è antagonismo, è cooperazione tra lavoratori e imprese. Per evitare le morti sul lavoro serve molto più un approccio liberale costruito dal basso che cento aggravi di pene edittali a morti avvenute
Il disastro, le vittime e i dispersi alla centrale idroelettrica di Suviana ci riportano a un tema drammatico che resta sempre aperto: che cosa fare per assicurare maggiore sicurezza sul lavoro. Già più volte abbiamo detto la nostra: invece di continuare sulla via dell’inasprimento delle sanzioni ex post a morti avvenute, cambiamo strada e rafforziamo la prevenzione. Prestando un orecchio attento alle richieste che vengono sia dal versante sindacale che da quello delle imprese. Non al solito coro “in galera i responsabili”. Che, fin qui, non ha impedito 1.040 vittime nel 2023 e 119 nei primi due mesi del 2024. Dopo le quattro vittime a febbraio nel cantiere edile di Esselunga a Firenze, il governo ha inserito nel decreto legge Pnrr-4 nuove norme per la sicurezza sul lavoro, introducendo la patente a punti per imprese e lavoratori autonomi. Dal primo ottobre 2024, la patente è obbligatoria per lavorare nei cantieri, con una dotazione iniziale di 30 crediti. Con meno di 15 crediti, l’impresa e l’autonomo non sono più abilitati a operare. Ma possono riprendere crediti frequentando corsi di formazione e sicurezza e documentando, da parte dell’impresa. Il potenziamento degli apparati a ciò preposti. A seconda della gravità delle violazioni e delle conseguenze per chi è coinvolto nell’incidente si perdono 5, 10 o 15 punti senza perdere l’operatività. Per infortuni con morte dei lavoratori e responsabilità datoriale si perdono 20 punti e si ferma l’attività d’impresa.
Gli ispettori del lavoro possono assumere la decisione anche di una sospensione fino a 12 mesi. Le sanzioni amministrative vanno dai 6 mila ai 12 mila euro. Apparentemente, puro buonsenso. Ma, perché i punti si perdano, le responsabilità di coloro a cui applicarle vanno accertate ”in maniera definitiva”. Il che significa, nel caso di processi, aspettare anni. Come avvenuto molte volte negli ultimi decenni. Non è un caso che sindacati e imprese abbiano storto la bocca. L’Ance, l’associazione nazionale delle imprese di costruzione, chiedeva e chiede misure diverse. Mentre nel mondo degli appalti pubblici sopra i 150 mila euro per operare nei cantieri le imprese si devono dotare della certificazione SOA, nel privato basta l’iscrizione alla Camera di commercio per lavorare nei cantieri, senza alcuna garanzia su formazione e dotazioni di sicurezza per il personale. Mentre nel mondo pubblico i cronoprogrammi di un cantiere sono stabiliti pubblicamente, in quello privato i tempi si accelerano a volte in maniera stringente, e la sicurezza si compromette. Come, nel mondo pubblico, le spese in sicurezza degli appalti per gara si sono abbassate per ammontare di gara bandito fino ai minimi storici, e questo non lo decidono le imprese private contractor e subappaltatrici ma lo decide il pubblico. Non è trascurabile che un pezzo molto vasto delle imprese chieda che le certificazioni di formazione e sicurezza siano condizioni ex ante assolutamente necessarie, invece di lasciare la porta a tantissime microimprese improvvisate. L’altro versante, quello sindacale, pone con altrettanta forza il tema di un maggior coinvolgimento dei lavoratori nella sicurezza del lavoro in maniera preventiva, ed è una voce da raccogliere. L’Enel che gestisce la centrate di Subiana ha dichiarato che nell’aggiudicare i lavori di aggiornamento degli impianti si è rivolta a imprese di primaria serietà, Siemens, Abb e Voith.
Il problema si sposta dunque su chi tali società abbiano chiamato a svolgere i lavori, e dovremo attendere indagini accurate per capirlo. Ma la Uil ha fatto presente di aver inoltrato l’anno scorso un documento all’Enel in cui si segnalavano problemi di sicurezza e manutenzione, e di non aver ricevuto risposta. Occorre pensare a una doppia svolta, contrattuale da parte delle imprese e regolatoria. Che introduca criteri e procedure per assicurare la presenza di un organo paritetico in ogni azienda, cui i lavoratori inoltrino segnalazioni preventive di rischi e ritardi manutentivi, con divieto di ogni azione ritorsiva da parte dell’impresa, e codificando i tempi e i modi delle risposte dovute alle segnalazioni. La sfida per la sicurezza del lavoro non è antagonismo, è cooperazione tra lavoratori e imprese. Per evitare le morti sul lavoro serve molto più un approccio liberale costruito dal basso di questo tipo, di cento aggravi di pene edittali a morti avvenute.