L'analisi
Diminuiscono i matrimoni religiosi e crolla il numero dei nuovi nati. Non è un caso
La crisi della natalità spiegata attraverso un legame che per gli italiani è sempre stato inscindibile: il matrimonio e i figli. Per il nostro paese è infatti impossibile spiegare il crollo dei nascituri senza mettere in mezzo la variabile legata al matrimonio. I numeri
Prendiamo pure le donne di cittadinanza italiana. Anzi, prendiamo di proposito proprio loro, per capire meglio la crisi della natalità in Italia. Bene tra il 1° gennaio del 2000 e il primo gennaio del 2023, le donne italiane hanno lasciato sul terreno la bellezza di 193 mila nascite, passate da poco meno di 505 mila nel 2000 a 311 mila nel 2022, con una perdita secca del 38,3 per cento. È perfino difficile pensare come una perdita di queste dimensioni possa essersi compiuta nel lasso di poco più di due decenni. Come se la popolazione delle donne italiane di inizio del secolo non avesse che scarsi punti di contatto con la popolazione delle donne italiane d’oggi. Due mondi, due universi distinti, se non proprio opposti. Ma non abbiamo detto tutto. Siamo ancora alla superficie del fenomeno. Che ha tante componenti, tante sfaccettature. Prendiamone una stranamente considerata secondaria: lo stato civile delle donne che hanno avuto un figlio allora, all’inizio del secolo, e di quelle che un figlio lo hanno oggi.
Dei 505 mila nati da donne italiane nel primo anno del secolo ben 469 mila, il 93 per cento, venivano da donne italiane coniugate; oggi di 311 mila nati da donne italiane solo 177 mila, il 57 per cento, vengono da donne italiane coniugate. Il calcolo è immediato: i nati annui da donne italiane coniugate tra l’inizio del secolo e oggi hanno perso oltre 290 mila unità, il 62 per cento: di tre di quei nati non ne è rimasto che uno. Il crollo delle nascite da donne italiane coniugate è più grande di quasi centomila nascite del crollo delle nascite del totale delle donne italiane, indipendentemente dal loro stato civile. Ergo, il problema – ma dire problema è come definire operazione speciale la criminale guerra putiniana all’Ucraina: puro eufemismo – sta nel matrimonio. In un duplice modo. Il primo: ci si sposa molto meno oggi di ieri; il secondo: nel matrimonio si fanno molti meno figli di ieri. Meno matrimoni e meno figli nel matrimonio. Ecco, il pranzo è servito. Ma le portate non sono ancora ben definite. Proviamo a dare a esse una più precisa consistenza, una forma meglio apprezzabile.
I matrimoni di donne italiane si sono inabissati dai 268 mila del 2000 ai 165 mila del 2022: 103 mila matrimoni in meno, pari a meno 38 per cento degli stessi. Ma le nascite da donne italiane coniugate hanno subìto nel frattempo un crollo, ricordiamolo, pari al 62 per cento delle nascite. Dunque: i matrimoni sono scesi del 38 per cento; le nascite del 62 per cento. C’è una forbice di 24 punti percentuali tra nascite e matrimoni che, fatte un po’ di proporzioni, ci dice che nello sprofondo, perché tale è, delle nascite da donne italiane coniugate tra l’inizio del secolo e oggi il 60 per cento è imputabile al calo dei matrimoni e il 40 per cento al calo delle nascite all’interno di questi matrimoni.
Possiamo accontentarci, infine, di questa conclusione? Sì e no. Dobbiamo infatti specificare che negli ultimi vent’anni a precipitare è stato solo e soltanto il matrimonio religioso, nient’affatto quello civile. Intendiamoci, neppure il matrimonio civile brilla; ma ad assottigliarsi anno dopo anno è il matrimonio religioso, cosicché il crollo delle nascite imputabile al matrimonio mette capo al matrimonio religioso, non a quello civile. Approdiamo così a una conclusione che ha la definitività di una sentenza: se cercate una causa del venir meno della natalità in Italia, beh, eccola: la fuga, nel senso pieno della parola, delle donne italiane dal matrimonio religioso (che non è solo loro, va da sé, è ovviamente anche degli uomini, dal momento che ci si sposa in due). A preoccupare non è solo questo, però. È anche, come i dati appena presentati testimoniano, il contrarsi delle nascite all’interno dello stesso matrimonio religioso. Prima generoso di nascite, il matrimonio religioso si va vieppiù allineando quanto a natalità all’andamento generale: si ferma sempre più di frequente al figlio unico, guardandosi bene dall’allargarsi ai tre figli.
Sta qui, del resto, la specificità italiana di una natalità che ci colloca all’ultimo posto tra i grandi paesi europei: la sempre crescente separazione tra il matrimonio da un lato e i figli dall’altro in un Paese come il nostro in cui matrimonio e figli hanno rappresentato un connubio che sembrava inscindibile. Matrimoni e figli hanno preso strade divergenti che non hanno giovato, non fosse altro sul piano quantitativo, né agli uni né agli altri. Ma resta il fatto ch’è difficile immaginare, per come stanno le cose in Italia, una ripresa delle nascite completamente sganciata da una ripresa del matrimonio, e segnatamente di quello religioso. E per quanto Papa Francesco goda di grande considerazione anche in quella parte di opinione pubblica che non lascia parlare la ministra Roccella non sembra affatto che una tale ripresa sia alle viste.