il personaggio
Zucchetti, il fisico bestiale che ha convinto i media di essere "candidato al Nobel"
Il compagno Z., prof. pro Pal che si è incatenato al PoliTo e che si è scatenato contro gli ucraini, che disprezza le università di Israele ma non dell'Iran, si è scritto nel Cv di essere stato "candidato al Nobel": il marker infallibile del mitomane
Una settimana fa Massimo Zucchetti veniva descritto come una specie di eroe civile, per essersi incatenato al cancello del Politecnico di Torino insieme a nove studenti dei collettivi pro Palestina: il professore “pacifista” e “candidato al Nobel per la Fisica”, nella performance durata pochi minuti, il tempo di qualche foto per “tornare giovane” prima di tornare a casa, protestava contro il suo Ateneo affinché interrompesse i rapporti con le università di Israele. Dopo qualche giorno è diventato uno zimbello, per essersi scatenato sui social con frasi violente e razziste contro l’Ucraina, invasa dalla Russia. Ma in realtà non era necessario che Zucchetti manifestasse la sua natura con questo picco di idiozia. Era già tutto evidente.
Non è tanto che Zucchetti, militante comunista, attivista No Tav e No Muos, si paragonava a Gandhi sotto uno striscione che recitava “L’intifada non si ferma”. Non è neppure che sbraitasse contro i propri colleghi e il rettore del Politecnico, accusati di essere condizionati dai “finanziamenti che arrivano da Leonardo”. Anche il fatto che lo Zucchetti incatenato chiedesse di sospendere le collaborazioni con le università israeliane, mentre è orgoglioso di essere stato professore aggiunto all’Università di Shiraz, in Iran, ai tempi di Ahmadinejad, ha una sua logica: non è quella pacifista, dato che quando lui era in Iran, il regime degli ayatollah perseguitava le donne e reprimeva le proteste degli studenti (proprio come oggi). Ma non è una contraddizione, perché la logica è quella “anti sionista”: Zucchetti vuole interrompere le collaborazioni con le libere università israeliane, mentre era contento di collaborare con l’università controllata da un regime che vuole cancellare Israele dalla faccia della terra. È per questo che non ci sono foto di Zucchetti incatenato a Shiraz, ma solo a Torino (anche perché se in Italia è finito sui giornali, in Iran sarebbe finito davvero in catene).
Non c’era neppure bisogno, dicevamo, che saltasse agli orrori delle cronache nella versione “unchained” per un post su Facebook in cui, dopo la sconfitta agli europei di calcio dell’Ucraina con la Romania, ha scritto sugli ucraini: “Devono andare fuori dai coglioni al più presto, mi dà fastidio solo a vederli. Il loro fuhrerino (Zelensky, ndr) poi ha bisogno di soldati per difendere la ‘democrazia’, no? Bene, fra poco 22 in più da mandare al macello”, riferendosi ai calciatori della nazionale ucraina. Il Senato accademico del Politecnico ha censurato le “deplorevoli dichiarazioni nei confronti del popolo ucraino” di Zucchetti lo ha rimosso “da qualsiasi incarico di nomina dell’Ateneo”. Al contrario, Rifondazione comunista ha espresso “solidarietà al compagno Zucchetti”.
Ma, dicevamo, non c’era bisogno di arrivare a tanto per inquadrare il soggetto. Era tutto chiaro dalla qualifica che abbiamo citato all’inizio: “Candidato al Nobel per la Fisica” che, paradossalmente, viene citata ancora adesso come fosse un dato assodato. Perché la definizione di “candidato al Nobel” è il marker infallibile della mitomania. Per anni, l’abbiamo visto autoattribuito al medico anti vaccinista Giulio Tarro (quello su cui il virologo Roberto Burioni disse “se Tarro è stato candidato al Nobel io a sono stato candidato a Miss Italia”). Ma Zucchetti è andato oltre Tarro: si è firmato “già candidato Nobel” in una lettera al presidente Mattarella. Ha fatto di più: se l’è messo nel curriculum! Nel cv pubblicato sul sito del PoliTo, Zucchetti scrive di sé: “È stato candidato al Premio Nobel per la Fisica 2015”.
Il punto non è tanto che Zucchetti, con le sue poche citazioni e il suo basso h-index, non ha un curriculum adeguato: se si prende la classifica dei Top Italian Scientists, Zucchetti non è neppure tra i primi 500 fisici italiani (figurarsi nel mondo!). Il fatto è che lo statuto della Fondazione Nobel limita la divulgazione delle informazioni sulle candidature, sia pubblicamente che privatamente, per 50 anni. È una regola elementare, che tutti conoscono e osservano. Giorgio Parisi, che il Nobel per la Fisica l’ha vinto nel 2021, non si è mai presentato o fatto presentare come “candidato al Nobel”. Né lo dice in giro Federico Capasso, fisico ad Harvard, che è un altro italiano papabile per il premio. Sull’archivio del Premio Nobel ci sono ora i nomi dei candidati fino al 1970. Per sapere i nominativi del 2015 bisognerà aspettare fino al 2065, ma non si dovrebbe attendere mezzo secolo per comprendere che chi sostiene di essere stato candidato al Nobel è un mitomane.
Eppure, ancora oggi, dopo la versione incatenata anti Israele e persino dopo la versione unchained anti Ucraina, il prof. Zucchetti continua a essere definito, dai principali media del paese come “candidato al Nobel per la Fisica”. A furia di leggere i giornali che parlano di lui, finirà per crederci pure il compagno Zucchetti.
generazione ansiosa