non è uno scherzo
Che spasso noi comici dal Papa. Cronaca di una pazza giornata
Tutto è cominciato con una mail con oggetto “Pope and Humor”: “Desideriamo invitare il Sig.re Raimondo Saverio a essere presente all’incontro con il Santo Padre”. E mi è scappato subito da ridere
Eravamo io, Jerry Calà, Whoopi Goldberg, Pio e Amedeo, Valerio Lundini, Jimmy Fallon, Gabriele Cirilli, Stephen Colbert, Geppi Cucciari, Ale&Franz, Chris Rock, Boldi e De Sica, Luca Ravenna, Conan O’Brian, Enrico Brignano e Luciana Littizzetto, in Vaticano. Non è uno scherzo.
Tutto è cominciato su un treno per Foligno. Stavo andando al Festival del giornalismo di Perugia a bordo di un Intercity in overbooking, tiro fuori il telefono per controllare la posta ed evitare così che una delle creature a bordo intercetti il mio sguardo e mi rivolga la parola, e subito mi salta all’occhio la mail con oggetto “Pope and Humor”. Il mio primo pensiero è stato che il filtro anti-spam della mia posta elettronica ha urgentemente bisogno di un aggiornamento; c’è da dire però che io sono un grande fan dello spam (spesso vado nella casella apposita a leggermi di qualche principe nigeriano che vuole farmi erede o di gente che ritiene di essere in grado di ricattarmi sessualmente), e così apro la mail e leggo.
L’intestazione dice: “Dal Vaticano, 19 aprile 2024”, con tanto di loghi della Santa Sede – per essere una mail spam, è fatta bene. Poi prosegue così: “Il Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede sta organizzando una Udienza con Papa Francesco dedicata ai protagonisti del mondo dell’humor. Si terrà la mattina di venerdì 14 giugno 2024. Desideriamo invitare il Sig.re Raimondo Saverio ad essere presente all’incontro con il Santo Padre”.
Mi scappa da ridere. E’ assurdo, ridicolo, surreale. Controllo online il nome della firmataria della mail. Risulta effettivamente essere una dipendente vaticana, per giunta in passato indagata per operazioni finanziarie illecite – dettaglio che aggiunge realismo e autenticità invece che turbarmi: voglio dire, mica era indagata per truffa online ai comici. Dunque è tutto vero; e di certo questo invito non è arrivato solo a me. Altri miei colleghi e colleghe devono aver ricevuto questa mia stessa mail, a loro volta ignari su chi siano gli altri invitati. In pratica: parteciperò alla prima edizione di LOL – Chi ride è scomunicato.
Mi affretto a rispondere che sì, certo che parteciperò, “è un onore”. Più tardi scoprirò che alcuni colleghi hanno rifiutato l’invito. Per disagio personale, o per principio, per coerenza a idee o ideali; Ricky Gervais ha rifiutato perché, come ha scritto su X, il Vaticano “non è proprio il mio ambiente”. Rispetto le ragioni e il disagio di chi ha preferito non venire, ma secondo me hanno sbagliato, o comunque hanno perso un’occasione unica per chi fa il nostro mestiere, per chi ha il nostro talento, il nostro sguardo: un invito dal Papa in Vaticano si accetta per senso dell’umorismo, rifiutarlo denota una caduta di tono, un’improvvisa concessione alla seriosità. Siamo giullari, non dobbiamo prenderci sul serio. Il nostro senso è quello del ridicolo. E un’udienza papale per i comici è un’occasione troppo buffa per essere rifiutata da chi fa questo mestiere, da chi da sempre nutre il proprio immaginario di iperboli e sproporzioni grottesche. Come disse Robin Williams: “Il compito della commedia è ricordarci che anche il Papa scoreggia”. Sono andato in Vaticano a sentire se anche le sue puzzano.
Arriva il gran giorno, preceduto un paio di giorni prima da una mail di info logistiche: appuntamento all’ingresso presso il portone dalla Piazza del Sant’Uffizio alle ore 6.45. 6.45 di mattina. Poi dice che uno bestemmia. (Da notare che su tutto il programma c’era solo l’orario di entrata, mentre non era dato sapere quando ci avrebbero fatto uscire: come la Orlandi). Il programma prevede – da leggersi rigorosamente con cavernosa voce fantozziana: percorso all’alba attraverso i Giardini Vaticani; saluto del Cardinal Tolentino de Mendonça; udienza con il Santo Padre; Vin d’honneur presso la Sala Lapidaria. (Vin d’honneur??? Poi dice che c’è troppa frociaggine...)
La sera prima metto la sveglia alle 5.00 “di mattina”; poi, per paura di non sentirla, non chiudo occhio tutta la notte e alle 4.45 sono già in piedi a recitare le lodi.
Doccia, barba, completo blu e nodo alla cravatta. Colazione al bar appena aperto, il cornetto caldo come il cappuccino. E poi taxi, fino in piazza San Pietro.
“Dove mi fermo?”, mi chiede il tassista.
“Guardi, lì, dove vede Enrico Beruschi”.
E’ strano trovarsi con Maurizio Lastrico e Brenda Lodigiani all’alba, per giunta all’ingresso del Vaticano. Sembra una gag, e forse lo è. Forse siamo le vittime del più grande “scherzo da prete” della storia – e che prete, e che storia. Ci viene incontro il comitato d’accoglienza che didascalicamente ci accoglie, e ci invita a passare sotto ai metal detector. Io deposito tutto ciò che ho in tasca (portafogli, smartphone, chiavi di casa, penna e taccuino dove prenderò appunti per questo pezzo) nell’apposita vaschetta; passo sotto al metal detector, e suono. Mentre cerco le parole per spiegare alla gendarmeria vaticana che non intendo emulare Ali Agca, mi fanno passare senza alcun controllo ulteriore. Ok non prendermi sul serio, sono qui apposta; ma così mi pare eccessivo.
Un responsabile ci scorta all’interno della Città nel Vaticano (“ecco” ci indica, “lì è dove dorme il Papa” – poco, mi verrebbe da aggiungere, vista l’ora in cui ci ha dato appuntamento), costeggiamo i giardini, entriamo nel primo cerchio di mura, ed eccoci in un magnifico cortile dove, su un balcone, una guardia svizzera sta issando bandiera vaticana. Lì, in quel cortile, alla nostra delegazione di buffoni se ne aggiungono altri, fra i quali Lino Banfi, che per raggiunti limiti d’età – e conseguenti acciacchi – viene accompagnato all’interno del Vaticano a bordo di una golf car. Sembra un film di Sorrentino, ma scritto da Castellano & Pipolo.
Prendiamo le scale (Banfi l’ascensore) e saliamo di un paio di piani, fino a un corridoio interamente affrescato da Raffaello. Fin qui, ciò che ho visto del Vaticano è grandioso, solenne e bellissimo; è incredibile quante cose puoi fare quando non paghi le tasse. In merito alla celebre “frociaggine”, invece, devo dire che non ne ho vista poi così tanta; fuori dal Vaticano ce n’è di più, che direbbe Papa Francesco se si facesse un giro al Pigneto?
Sotto le pitture di Raffaello, alla spicciolata, arrivano tutti: il Mago Forrest, Emanuela Fanelli, Elio, Edoardo Ferrario. Ma soprattutto ecco gli stranieri: comici francesi, brasiliani, tedeschi, del Timor Leste (paese di cui ignoravo l’esistenza, figuriamoci i suoi comici). Ovviamente, la delegazione americana è il pezzo forte. Per me è l’occasione di stringere la mano ad alcuni miei idoli come Stephen Colbert, Chris Rock, Conan O’Brien, Julia Louis-Dreyfus. (E scoprire così che il mio nome in inglese si pronuncia “Salerio”, perché è così che tutti loro ripetono il mio nome, nel gentile quanto fasullo tentativo di registrarlo nella propria memoria, come se davvero possa interessargli ricordarmi). Peggio di me solo quelli che chiedono di farsi una foto assieme: mentre i comici americani ammirano Raffaello, ecco i comici italiani questuanti che elemosinano selfie ai colleghi d’oltreoceano, per poi postarli sul proprio Instagram così da poter dire di essere colleghi al netto della qualità delle battute.
Ma torniamo al cerimoniale: come da programma, il Cardinale Tolentino ci saluta tutti; e veniamo avvicinati anche da altri esponenti vaticani. Io personalmente ho scoperto di avere ben due fan all’interno della Santa Sede: uno mi legge regolarmente su questo giornale (ehi, ciao!); l’altro mi ha detto di aver usato un mio pezzo di stand-up comedy all’interno di una sua omelia. Trovo la cosa così surreale che sul momento ne rido e basta; soltanto a sera, ripensandoci, ho realizzato che quel sacerdote mi deve la Siae.
Ecco, ci siamo. Ci fanno accomodare nella sala dove ci riceverà il Papa. Fa caldo, io mi siedo vicino a una finestra aperta; gli altri invece si accapigliano per i posti davanti. La prima fila è riservata a vescovi e cardinali; poi però si andranno a sedere lì anche Pif, Geppi Cucciari, Luciana Littizzetto. Un collega dietro rumoreggia: “I soliti raccomandati”; e mi chiede di scriverci un pezzo, “che a te viene bene”. (Poco dopo quel comico viene fatto sedere più avanti a sua volta: non era questione di raccomandazioni, ma di sedie libere).
In italiano e in inglese ci viene detto di prendere posto, di sederci, insomma di darci una calmata: il Papa sarà da noi fra poco, appena avrà terminato il colloquio con il presidente di Capo Verde. (Ma se a noi comici ci ha fatto venire alle 6.45, il presidente di Capo Verde a che ora è arrivato? Ha dormito in Vaticano già dalla sera prima?).
Entrano le guardie svizzere, che fanno una sorta di picchetto (come si chiama quando dei militari entrano e fanno una coreografia?); poi sentiamo dei passi in avvicinamento. E’ il Papa? No, il presidente di Capo Verde, che per uscire deve passare per forza in mezzo a noi. Pensate: sei il presidente di Capo Verde, hai appena incontrato il Papa, esci e passi in mezzo a tutti i comici del mondo, seduti composti, che ti guardano. Ricky Gervais, che ti sei perso!
Il colpo d’occhio è davvero incredibile: siamo tutti qui, in questa stanza. O meglio, proprio tutti no. Alcuni comici, anche famosi, non ci sono; alcuni non sono stati proprio invitati. Qual è stato il criterio di selezione della Santa Sede? Perché noi siamo stati prescelti rispetto ad altri? Saremo i comici che si salveranno in caso di diluvio?
C’è attesa. Il Papa non arriva. Jimmy Fallon ne approfitta per alzarsi in piedi e improvvisare la gag dello steward a bordo di un aereo che ringrazia e invita i passeggeri a scendere. Persino Jerry Calà lo guarda male. De Sica avrà pensato “Ma che è ‘sta cafonata?”.
Poi, finalmente, ecco il Papa. Accolto dagli applausi, il Pontefice si accomoda sulla sua poltrona e inizia il suo discorso. Dice che ci stima. Dice che noi comici siamo saggi. Dice che il riso è contro l’egoismo e l’individualismo, che risveglia il senso critico ma senza creare allarmi. Ci invita a recitare la preghiera di San Tommaso Moro, che dice: “Dammi Signore il senso dell’umorismo / Fammi la grazia di capire gli scherzi”; il Papa ci ha detto che lui la recita tutti i giorni. Poi ha detto – trascrivo dal mio taccuino: “L’umorismo non offende, non umilia”; “La risata non è mai contro, è sempre inclusiva, esprime empatia”; “Si può ridere di Dio, non è bestemmia”. Per quanto mi riguarda, a posto così.
Segue la processione di strette di mano fra il Papa e ciascun comico (chissà cosa si son detti con Chris Rock, se Bergoglio gli avrà detto “porgi l’altra guancia”...). Quando è il mio turno, stringo la mano al Papa con un leggero inchino (prima ci è stato detto che Papa Francesco non gradisce baci dell’anello né genuflessioni), lui ricambia la mia stretta con vigore e un bel sorriso, io allora mi lascio andare e gli faccio l’occhiolino, ma lui è già passato a stringere la mano a Giorgio Panariello. Allora mi volto, e c’è un “cameriere” (non saprei come chiamarlo altrimenti) che mi porge un vassoio con dei rosari, tipo tartine. Ne prendo uno, e mi spezzo un molare.
Finita la processione, il Papa ci benedice e ci saluta dicendo: “Vi auguro il meglio”. Grazie Francesco, tante care cose anche a te. Esce fra gli applausi, destinazione G7 a Borgo Egnazia.
Noi comici invece, emozionati e un po’ storditi, ci spostiamo in Sala Lapidaria per il rinfresco. Sono le 9.20 del mattino, e oltre al caffè viene servito anche il vino, come fossimo in Veneto. Mi colpisce la presenza, fra cornetti e spiedini di frutta, di panini con il salame e pizza con la mortadella. In Vaticano. Di venerdì – da precetto, giorno di magro. Senza indugio, azzanno un panino con il salame: molto festa delle medie, ma quanti possono dire “ho mangiato pane e salame in Vaticano”? Fa ridere, e io sono lì per questo: per senso dell’umorismo che, a quanto pare, è un dono di Dio.
Nei giorni successivi escono le foto ufficiali dell’evento. Io ne compro due, per ricordo – e per i social. Sì perché le foto col Papa si comprano: ogni evento in presenza del Pontefice è fotografato da fotografi ufficiali, e le foto vengono poi caricate su un apposito sito per essere acquistate. Credevate davvero che il Vaticano andasse avanti con le vostre striminzite offerte la domenica a messa? In effetti, questa udienza papale con i comici può essere un’ottima occasione per fare cassa: non solo noi partecipanti eravamo in 222, ma immagino fan e comedy nerd acquistarsi foto del loro beniamino che stringe la mano al Papa. Ed è per questa ragione che immagino altresì che la prossima udienza papale sarà con le creator di OnlyFans: sai i soldi che alzi, con le foto dei piedi con il Papa!
Politicamente corretto e panettone
L'immancabile ritorno di “Una poltrona per due” risveglia i wokisti indignati
Una luce dietro il rischio