Paolo Virzì e Micaela Ramazzotti - foto via Getty Images

saverio ma giusto

Cenare con l'insalata, ovvero la vera causa dietro l'affaire Virzì-Ramazzotti

Saverio Raimondo

Il diavolo sta nei dettagli e guarda caso il ristorante dov'è avvenuto il litigio rimbalzato su tutti i giornali in questi giorni è uno dei tanti Insalata Ricca sparsi per la capitale: cenare al ristorante con un’insalata denota tanta amarezza e altrettanta tristezza. Ci credo che poi finisci con il picchiarti

Sulla lite furibonda avvenuta a Roma, nel quartiere Aventino, fra i due ex Paolo Virzì e Micaela Ramazzotti, regista lui attrice lei, si è scritto a sufficienza nei giorni scorsi un po’ ovunque, e non si intende certo qui fare gossip o pettegolezzo – per quanto, vabbè. Inoltre sarà tema giudiziario per la magistratura preposta. Sono una persona riservata e discreta, lungi da me voler infrangere l’intimità altrui; e questa vicenda ha senz’altro più a che fare con la vita privata dei soggetti coinvolti che con il nostro piccino, pubblico ludibrio. Però resta il fatto che stiamo parlando di personaggi pubblici (da sempre onore e onere, vantaggio e svantaggio); inoltre quanto è successo non è accaduto tra private e inviolabili mura domestiche, ma ai tavoli di un ristorante, luogo pubblico; e non da ultimo, il fatto che questa vicenda sembri presa di peso da una commedia all’italiana – la lite al ristorante fra ex con figli sparsi, di cui una filma tutto con il telefonino; il nuovo, grottesco fidanzato di lei, palestratissimo personal trainer; il 118 chiamato a medicare graffi con prognosi di cinque giorni; il gestore del ristorante, che per mezz’ora pare abbia cercato di sedare la lite ed evitare così che degenerasse, come puntualmente accaduto; gli avventori agli altri tavoli, di cui possiamo soltanto immaginare l’imbarazzo e il divertimento nell’assistere alla scena – tutto ciò concorre a farne un episodio irresistibile, specie considerando proprio i due personaggi pubblici, Virzì e Ramazzotti, mentre ci dispiace per Paolo e Micaela. Non riesco dunque a risparmiarmi una nota a margine a tutta questa vicenda, ma che tanto marginale, secondo me, non è: il ristorante dove è avvenuta questa scena (la migliore di Paolo Virzì da “Caterina va in città”, cioè da più di vent’anni) è uno dei tanti Insalata Ricca sparsi per la capitale.
 

Il diavolo sta nei dettagli; ma qui il dettaglio è letteralmente posseduto dal Maligno. Con tutto il rispetto per la catena di cui sopra, sedersi a cena da Insalata Ricca non denota a mio parere grande capacità di stare al mondo; specie in un quartiere, l’Aventino appunto, dove c’è l’ottimo ristorante francese La Renardière, oppure la splendida terrazza di Marco Martini. Se vuoi solo bere un bicchiere e spizzicare qualcosa c’è il chiosco di nuova apertura Mostro, oppure fai due passi e vai a cena dall’eccellente Trattoria Pennestri. Insalata Ricca può andare bene a pranzo, specie se fra colleghi di lavoro in pausa; o se sei un turista affaticato dalla lunga giornata a piedi e necessitante di un tavolino senza pretese dove far riposare le proprie stanche membra su un letto di rucola. Non contesto tanto la scelta del posto in sé, ma proprio quella di cenare con un’insalata: credo che le cose per l’umanità abbiano iniziato a mettersi male quando abbiamo elevato l’insalata da contorno a piatto unico, facendo saltare l’intera scala dei valori (non solo nutrizionali) su cui posava la nostra civiltà. A parte il fatto che se devi cenare con un’insalata tanto vale che non ceni, vattene al cinema o direttamente a letto; ma se proprio vuoi un’insalata fattela a casa, sporchi quelle due stoviglie che occorre ungere per condirla un po’ e via. Sedersi a cena in un ristorante per poi ordinare solo un’insalata (non prendo nemmeno in considerazione l’idea che da Insalata Ricca si possa ordinare altro rispetto a un’aiuola ben condita: se vuoi un primo o la carne vai da Pennestri!), cenare al ristorante con un’insalata, dicevo, denota tristezza. Tanta amarezza, e conseguente rabbia repressa. Ci credo che poi finisci con il picchiarti.

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