il colloquio
“Quelli di Gn e i pro Pal vengano al Memoriale della Shoah di Milano”, dice il presidente Jarach
Parla Roberto Jarach: "I ragazzi spesso ripetono e assorbono quello che sentono, senza capire. Spetta a noi educare. Ma non c'è un nuovo rischio fascismo: abbiamo gli anticorpi"
“Ai ragazzi di Gioventù nazionale che hanno abitudini e riti nostalgici, come a quelli che nelle università demonizzano Israele e gli ebrei, dico: venite a trovarci al Memoriale della Shoah. Noi non siamo un semplice museo, trasmettiamo emozioni e sentimenti. Ma dovete venire con la predisposizione a cogliere questi aspetti di conoscenza. Basta con l’indottrinamento”. Roberto Jarach è il presidente del Memoriale della Shoah di Milano. Osserva quel che succede nel nostro paese, ma anche in tutta Europa e nel mondo, e non può non riconoscere che “c’è un evidente crescita dell’ostilità antiebraica, dovuta soprattutto alla situazione in medio oriente”.
E però, specialmente nel nostro paese le derive nuove si sommano alle derive vecchie, e da destra a sinistra si assiste a una recrudescenza di episodi di antisemitismo. “Il clima nelle università è culturalmente ingiustificabile, non si capisce come chi studia possa essere soggetto attivo di un pregiudizio che non ha alcun fondamento. E per di più in un mondo, quello universitario, in cui ci si forma”, analizza Jarach. Che però non ci sta a classificare un fenomeno come più o meno grave dell’altro, come ha provato invece a fare il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: “Chi ripete quei motti nostalgici, quelle formule antisemite, non è meno pericoloso, perché si può essere portati a gesti che non hanno ne etica ne morale”, dice Jarach riferendosi agli esponenti di Gioventù nazionale. “Certo è che, a mio avviso, chi ripete quelle oscenità non sa nemmeno perché lo fa. Sono delle amebe: assorbono e ripetono quello che sono abituati a vedere”.
Eppure il presidente del Memoriale non vuole cedere a letture catastrofiste, come se fossimo sull’orlo di un nuovo ventennio. “Faccio fatica a vedere un effettivo sbocco di rinascita del concetto di fascismo. Ognuno ha le sue illusioni, ma sono convinto che gli anticorpi per quel tipo di degenerazione siano stati sviluppati. Semmai il nostro lavoro mira proprio a creare una generazione che acquisisca gli anticorpi il prima possibile, dalla quinta elementare. Quest’anno abbiamo avuto in visita 60 mila studenti, l’anno scorso pure. I ragazzi sanno che non è una gita al parco. Quello che sarebbe bello riuscire a captare è se dopo la visita c’è un arricchimento della loro conoscenza. Sapendo che noi cerchiamo di non distrarre troppo con l’attualità da quelli che sono i principi fondamentali della Memoria”.
Questo da noi, ma anche negli altri paesi europei in quanto a clima d’odio antiebraico non se la passano benissimo. “E’ chiaro che ad esempio in Francia, un paese che però non conosco bene e posso osservare solo da qui, certe nostalgie sommate a una massiccia immigrazione islamica producono un clima esplosivo”, analizza ancora Jarach. Torniamo all’invito che ha rivolto nei confronti dei ragazzi, a destra e a sinistra: le porte del Memoriale, per studiare ed evitare di dire baggiate in futuro, sono aperte? “Certo. Qualsiasi goccia che noi riusciamo a instillare nella mente dei ragazzi è un risultato importante. Perché abbiano la capacità di non ripetere semplicemente quello che sentono dire da altri. Gran parte di quelli che dicono ‘Palestina libera dal Giordano al Mediterraneo’ non sanno nemmeno cosa sia il Giordano”.
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