dati impietosi
L'allarme di Angelosanto: “Tre italiani su dieci negano la Shoah”
L'intervento in Senato del coordinatore nazionale per la lotta all'antisemitismo: "Più 400 per cento di casi registrati in Italia dal 7 ottobre. Problemi a destra e sinistra”
Una crescita del 400 per cento dei casi di antisemitismo registrati dal 7 ottobre in poi (406 in totale). Un 35 per cento di italiani che arriva a banalizzare o negare completamente la Shoah. Mentre un altro 20 per cento si professa antisemita. Sono alcuni dei numeri impietosi snocciolati ieri al Senato dal coordinatore nazionale per la lotta all’antisemitismo, il generale Pasquale Angelosanto. Intervenuto in audizione presso la commissione straordinaria per il Contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, presieduta dalla senatrice a vita Liliana Segre, Angelosanto, con accanto la senatrice di FdI Ester Mieli finita suo malgrado nel ciclone dopo l’inchiesta di Fanpage sui militanti di Gioventù nazionale, ha parlato di antisemitismo come vera e propria “minaccia per la sicurezza nazionale”.
Lo ha fatto, il generale Angelosanto, parlando di una deriva che tocca in maniera trasversale la società italiana. “Assistiamo alla riesplosione di un fenomeno che evidentemente sia in Italia che in Europa non è mai stato debellato”, ha analizzato. Citando, nella sua prolusione, tutta una serie di statistiche che parlano di una crescita degli episodi fisici di odio, che il Foglio aveva anticipato nei giorni scorsi, elaborate da diversi organismi come il Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec) o l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad), chiedendo che da ora in poi la struttura da lui coordinata possa riuscire a operare una sintesi fruttuosa di questi strumenti di raccolta delle segnalazioni. “E così sottoporre al decisore politico varie opzioni di scelta”. “I nostri dati, insieme a quelli più ampi registrati dal Cdec e dall’Oscad, certificano un rapido aumento dell’antisemitismo negli ultimi nove mesi. Tra i giovani ebrei d’Italia c’è una crescente preoccupazione per questo clima d’odio e intolleranza, che non può e non deve diventare la norma. Per combattere l’antisemitismo in tutte le sue forme, è necessario uno sforzo collettivo, concreto e immediato, da parte di tutte le componenti della società”, ha commentato al Foglio i rilievi emersi in audizione Luca Spizzichino, presidente dell’Unione dei Giovani ebrei d’Italia (Ugei). All’attenzione di Liliana Segre, Angelosanto ha anche “tirato per le orecchie” gli estremismi politici tutti, a destra e a sinistra. “In ambito nazionale la polarizzazione del dibattito sulle ragioni delle parti in conflitto ha alimentato le istanze antisioniste trasversalmente condivise dalla sinistra antagonista e dall’estrema destra neofascista e neonazista”, ha detto il generale.
Peccato che nel dibattito che è seguito quel che è emerso è stato il solito rimpallo di responsabilità tra i partiti. Il capogruppo al Senato di Fratelli d’Italia Lucio Malan ha ricordato come anche “all’interno di FdI siano emersi degli episodi riprovevoli su cui sono stati presi provvedimenti, riteniamo che la stessa cosa debbano fare anche gli altri”. Così s’è subito innescato un botta e risposta tra il senatore meloniano Marco Scurria, che ha accusato il Pd di aver ospitato in un suo evento le considerazioni antisemite dell’influencer e scrittrice Cecilia Parodi. E la senatrice democratica Simona Malpezzi, che ha risposto: “Non vorrei che nei colleghi passasse il messaggio: è successo ai giovani di Fratelli d’Italia. E adesso anche ai giovani del Pd. La dottoressa Parodi non è mai stata invitata dal Partito democratico”. Ma anche da questa diatriba si è tenuta alla larga la senatrice Ester Mieli, che ha presieduto la commissione. E che nel corso delle ultime settimane ha preferito non dilungarsi sulla vicenda che ha riguardato le giovanili di Fratelli d’Italia (a eccezione di una nota in cui ha confessato di non ritrovare “la realtà che conosco di Fratelli d’Italia e Gioventù nazionale”).
Il generale Angelosanto, peraltro, nel corso del suo intervento ha voluto rendere plastica, manifesta, la condizione della popolazione ebraica. “Oggi il senso di pericolo tra i cittadini ebrei e all’interno delle comunità ebraiche è talmente più incombente che induce alcuni cittadini a praticare condotte di vita fortemente condizionate da limitazioni della libertà individuale. Questo rappresenta una lesione dei diritti fondamentali”. Parlando, come detto, di antisemitismo come di “una minaccia alla sicurezza nazionale” che “mira a colpire una parte della popolazione, le minoranze ebraiche sul territorio, incidendo proprio sulla coesione politico-sociale e quindi attenta ai princìpi posti a fondamento della Repubblica e della Carta costituzionale”. Ma una parte dell’intervento del coordinatore nazionale nominato dal governo Meloni è stata rivolta anche al clima nelle università, con la richiesta esplicita fatta da Angelosanto alla Conferenza dei rettori di adottare la definizione di antisemitismo dell’Ihra. “Vengo spesso accusata di vittimismo. Cosa posso dire alla fine di un incontro di tale intensità? Posso solo provare scoramento, sconforto”, è stato l’intervento conclusivo della senatrice Liliana Segre.
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