Saverio ma giusto
Dal Cav. a Trump: ora sappiamo che la Storia prima è farsa e poi è tragedia
Cos’è l’attentato di Butler in Pennsylvania se non la versione “tragica” del “farsesco” lancio del souvenir in faccia contro Silvio Berlusconi a Milano nel 2009? Le analogie e le differenze tra l'identità italiana e americana
I politologi e fini analisti storcano pure il naso; ma io sono un superficiale, e dopo l’attentato a Donald Trump e la foto del volto del tycoon rigata di sangue come uno che si è rasato male torna prepotentemente l’analogia con Silvio Berlusconi, vittima a sua volta di un attentato nel 2009, quando fu colpito in piazza Duomo a Milano con una riproduzione dello stesso da una persona con problemi psichici – e il volto del Cavaliere, con la bocca tumefatta e sanguinante, pareva quello di chi avesse morso un torrone decisamente troppo duro. In questi giorni, sui social come sui siti d’informazione, gira molto l’accostamento delle due foto dei diversi primi piani sanguinolenti – quello di Trump e quello di Berlusconi – in effetti analoghi nonostante i dovuti distinguo (e la distanza temporale fra i due attentati, ben quindici anni). Il parallelismo dei due fatti è relativo: Thomas Matthew Crooks non era Massimo Tartaglia, un fucile non è un pacchiano soprammobile turistico, e soprattutto l’America non è l’Italia. Eppure troppe rime, troppi rimandi, troppe sovrapposizioni per non riflettere almeno un po’ su cosa possiamo trarre da tutte queste analogie fra Donald e Silvio che da sempre si rincorrono – dai guai giudiziari alle “imprese” sessuali fino alla simpatia per Putin.
Personalmente, sono colpito dal cambio di paradigma. La prendo larga: si è spesso parlato di “fine della Storia”, e negli ultimi anni – con il ritorno delle guerre, l’instabilità globale, il consenso di massa a movimenti estremisti e nazionalisti – di “ritorno della Storia”. In merito, la prospettiva marxista è nota: “La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”. Ecco, mi pare che ciò che stia avvenendo nel mondo sia l’esatto contrario; e il passaggio da Berlusconi a Trump ne sia emblematico, l’esempio perfetto. Mi sia concesso dunque, se non altro per chiarezza, di riscrivere la massima marxista: “La Storia si ripete sempre due volte: la prima volta come farsa, la seconda come tragedia”. Cos’è l’attentato di Butler in Pennsylvania a Donald Trump nel 2024 se non la versione “tragica” del “farsesco” lancio del souvenir in faccia contro Silvio Berlusconi a Milano nel 2009? L’attentato italiano di allora finì con l’essere derubricato come “colore locale”, “costume e società”, episodio mitologico più che grave; quello americano di oggi ha già provocato due morti e una probabile rielezione alla Casa Bianca di The Donald – oltre a una serie di foto iconiche, più IA dell’IA stessa. La storia si è marxisticamente ripetuta; ma a parti invertite. E del resto Donald Trump è una tragica ripetizione di un berlusconismo altrimenti farsesco; così come l’incapacità dei democratici nel disinnescare o anche solo arginare l’ondata trumpiana è la tragica riedizione della farsa antiberlusconiana. Alla base c’è la differenza fra Italia e Stati Uniti: noi abbiamo anticamente perso la dimensione tragica (fortunatamente), per scolorire sempre più nell’avvilente ma confortevole identità cialtrona e macchiettistica che è oggi il nostro vero carattere nazionale; agli Stati Uniti invece spetta ancora l’onere della tragedia. Se la mia visione è errata, sarà la storia prossima ventura a dircelo, con la seconda presidenza Trump – ennesima Storia che si ripete. Se ho ragione io, toccherà trovarsi un muro portante sotto al quale ripararsi per i prossimi quattro anni se non di più. Se invece dovesse avere ragione Marx, e la storia si ripeterà come farsa, semplicemente ci ritroveremo con l’aeroporto di New York intitolato a Donald Trump, come una Linate qualunque.
generazione ansiosa