Estate con Ester
La dura vita dell'influencer, che se osa tacere innesca una rivolta
Sparisci? E io ti tolgo il follow. Sembra lavoro creativo e liberissimo. In realtà c’è un regolamento disciplinare sempre più rigido che si va formando
Sono mesi che si parla delle nuove regole per influencer, puntualissima è arrivata l’altro giorno la proroga della chiusura del tavolo di lavoro. Proroga per la chiusura del tavolo: che perifrasi italiana. Sa di anguria. Altri 90 giorni alla fine dei quali sapremo in quanti modi il consumatore verrà indotto all’acquisto con occulti mezzi e con quali accortezze si potrà far plagiare in libertà dai suoi eroi pieni di like, gli influencer. Hi Guy, cosa ti vendo oggi, indovina!
Vendono anche quando non vendono, funziona così. Si sente dire – forse vale come augurio – che il pubblico dei social è cambiato, evoluzione lenta ma significativa, la disposizione d’animo sarebbe mutata. I numeri però no, non cambiano: la televendita social è ancora il primo mercato rionale. Serve e funziona. Quel che è difficile spiegarsi è: come hanno fatto dieci anni di “guarda e invidiami!” a funzionare come leva di benevolenza e induzione all’acquisto? E’ un sistema inspiegabile, un cortocircuito della ragione e del sentimento.
Che non ci sarà salvezza a breve l’ho capito l’altroieri. Quando ha proclamato gravidanza una ragazza molto conosciuta, Giulia Valentina. La notizia della pancia viene data prendendo in giro gli altri annunci di gravidanze, tutti a forma di cliché. C’è stata un’ovazione, dichiarazioni di stima e affetto, pubblico in visibilio, la chiamano genio. Le viene assegnato un oscar morale alla sceneggiatura dei social.
Per l’accusa: i creatori dell’internet ci riempiono di balle. Per la difesa: ma pure nella vita vera. Tutti ci riempiono di balle.
Solo che i primi, i creatori – con quelle balle – fanno moneta. Non c’è niente da capire. Nessuna novazione scientifica e cattiva dell’umanità che viene dall’internet, una somma da tirare sui tempora e mores e che schifo come ci siamo ridotti.
E’ la storia più vecchia del mondo. Eccola: Instagram sopra un certo livello di fan garantisce soldi. Se hai trovato un modo per fare soldi te lo tieni stretto a qualsiasi costo. Se si tratta di soldi facili, insomma quelli che non spaccano la schiena, diventi uno sciacallo. Tra etica e denaro vince spesso la carne debole.
Per non avvilirsi troppo, tener presente che quello dell’influencer sembra lavoro creativo e liberissimo. In realtà c’è un regolamento disciplinare sempre più rigido che si va formando. Ci sono molte e dure leggi su quello che puoi fare e quello che non puoi fare. Sparire: No. Non puoi. Ti bussano, ti citofonano: Perché non posti? E se sei malato? Neanche.
Andare in vacanza e spegnere tutto. No. Che c’è, non ci vuoi? Siamo buoni solo per comprare? Un momento di rabbia e sconforto aggressivo. No. A noi piaci santo, influencer, sempre corretto. Interessarti segretamente dei problemi del mondo senza intervenire con storie apposite: non puoi. Sarai mica uno che se ne frega di quel che succede? Test positivo di gravidanza e mantenere il segreto: non puoi. Pare che non ti fidi di noi. Farsi le siringhe in faccia: ma ti sei fatta le siringhe in faccia? Farti vedere in coppia stabile e per due settimane non postare niente di riferibile al fidanzato: Vi siete lasciati? Vendere una crema sottomarca che ti pagano per sponsorizzare.
Mi stai facendo spendere soldi quindi spiegami, dimmi come funziona l’applicatore, controlla l’etichetta, la spalmo da destra verso sinistra o al contrario?
Abbandonare un figlio coi suoceri, la baby sitter, in colonia dalle suore per levarselo davanti e respirare. Non si fanno i figli per lasciarli soli, non pensi a quelle che i figli non li hanno potuti avere! Al primo messaggio senza risposta: Mi fai pentire di aver speso quei 16 euro nel 2016 per quel fermacapelli sponsorizzato, ti ricordi di me? Perchè non rispondi?
Tolgo il follow, addio.
Politicamente corretto e panettone
L'immancabile ritorno di “Una poltrona per due” risveglia i wokisti indignati
Una luce dietro il rischio