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Estate con Ester

Fine luglio è una stanchezza precisa. È la stanchezza dell'ultimo metro

Ester Viola

Tutto sembra dire: non sei capace. Di lavorare bene, di organizzarti, di prenotare a febbraio di due anni prima un resort a prezzi stracciati. L'ultima di questo mese è una settimana delicata capace di abbattere ogni morale

È stata una settimana difficile. Si potrebbe dire che ci interessa la politica internazionale e che abbiamo un’idea precisa di quel che verrà. C’è la probabile vittoria di Trump, il ritiro di Biden, elegante, dovuto, chissà che si poteva fare meglio di quel che si è fatto, tra i democratici, chissà. Ma chissà è una parola fessa. Aggiungere che è inutile entusiasmarsi per Kamala Harris. Vale la regola inversa del se qualcosa funziona, non la toccare, e cioè: se qualcosa non ha mai funzionato, lascia perdere.

Si potrebbe parlare della proposta sgangherata del ddl con cui il brigadiere ti fa la multa se dici sindaca o avvocata, e di là a scendere sul tempo legislativo che abbiamo da perdere al posto di scrivere la riforma del diritto del lavoro. Ma pure a volerla scrivere, chi la scrive? Manca la classe politica trasversale dei capaci. A voler essere più superficiali ma con juicio, qualcosa per la discussione si potrebbe spremere guardando il film che era piazzato al settimo posto su Netflix tra i più visti nel weekend, dal titolo “A Family Affair”. Pensando che se è starring Nicole Kidman, varrà bene due ore del nostro tempo. E’ un film scioccante, che inviterei a guardare per motivi che definiscono chi è il consumatore di intrattenimento contemporaneo. L’arte della recensione farà bene a concentrarsi non sull’offerta ma sul destinatario: siamo diventati un pubblico penoso. 

Invece no, è giusto parlare di qualcosa di diverso. Degli affari nostri, proprio. L’unica legge morale che esiste anche se tutti tacciono: ora vediamo come mi sento, poi passiamo al resto. Primum: l’orticello mio. E così val la pena preoccuparsi dello stato d’animo che ci affligge in queste giornate e fino al 10 agosto. Per difendersi. Perché la maggioranza di noi non ha ancora postato niente. Non per riservatezza e rispetto, ma proprio perché non è andato da nessuna parte. Niente settimanine, weekendini, sfizi da inizio estate, come fan tutti. Abbiamo un luglio da adulti: che non fa differenza coi mesi normali. E invece altrove è un trionfo di gente altospendente, non puoi aprire un social, né dei giovani né piattaforme dei vecchi, che sono tutti ben dorati al mare, chi in barca, chi all’estero. E nessuno su spiagge meno che bianchissime. Di sicuro c’è più gente alla Maddalena in questi giorni che per Corso Monforte a Milano, dove i ricchi hanno abbassato le serrande e si vagola nella canicola, noi servi meno fortunati del capitale. Si meriggia pallidi, cari lavoratori. Ci piacerebbe anche assorti ma c’è il problema del condizionatore rumoroso: come stai assorto col rumore di cappa da cucina tutto il giorno?

Tutto sembra dire: non sei capace. Di lavorare bene, di organizzarti, di prenotare a febbraio di due anni prima un resort a prezzi stracciati. Non sai neanche bene a quanti gradi tenere l’aria fredda, alzi e abbassi a occhio, misurando il grado di sofferenza. Fine luglio è una stanchezza precisa, la stanchezza dell’ultimo metro. Quando pensi che andare al mare non cambia più niente, perché sei troppo stanco, hai il collo rotto. Ti pare insuperabile fare una valigia, figurarsi prendere un aereo. 
È una settimana delicata, quest’ultima di luglio. Capace di abbattere ogni morale, se non si trova il modo di sfuggirle. È un sentimento SuperProust, viene da lontano, dai mesi passati ad annoiarsi, a sentire le cicale a oltranza, a pensare che l’estate è una stagione lunghissima, piena solo di noia, ghiaccioli e melone spaccato.

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