La copertina di "brat", il nuovo album di Charlie XCX

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Ricordate le sexy e tamarre Bratz? Ecco, la Brat summer di Charlie XCX è figlia loro

Ginevra Leganza

Da Barbie 2023 a Brat 2024. Un anno solare per una rivoluzione femminile, femminista e sempre di plastica: come e perché la cantante trentenne e nuovo amore dei giovani e giovanissimi ha deposto Margot Robbie, l'attrice protagonista del film "Barbie" di Greta Gerwig

Da Barbie 2023 a Brat 2024. Un anno solare per una rivoluzione. Femminile femminista e di plastica. Sicché, dal rosa shocking al verde brat, ci soffermiamo adesso sul come e sul perché Charli XCX, cantante trentenne e nuovo amore dei venti-trentenni, abbia deposto Margot Robbie, l’attrice protagonista del film Barbie di Greta Gerwig (la città delle donne for dummies, ricorderete, che solo un anno fa ci mandò in visibilio).
 

E c’interroghiamo, ancora, sul come e sul perché il movimento innescato da Charli XCX, popstar britannica e autrice dell’album Brat, ispirando persino Kamala Harris, abbia esautorato colei che il mondo dei venti-trentenni aveva già eletto su TikTok femminista di “quinta ondata”. L’Olympe de Gouges in cloruro di polivinile e poi in plastica riciclata – Barbie, appunto – che nel 2024 cede il passo a Charli la brat: la femmina tosta e zozzetta; la ragazzaccia che dal pantone estrae il verde neon; così chiamata, brat, forse in omaggio all’adolescentismo monello dei film anni Ottanta (il brat pack), che tuttavia, in confronto al nuovo millennio, era comunque una cosa per adulti.
 

Ma adesso, venendo a noi, per quanto tale brat contrapponga il culto dello sporco al mondo perfetto, il tema è che pure le radici di questa grande rivoluzione (femminile, femminista e via social) sono in plastica. Perciò – rosa che vai verde che trovi – facciamo un passo indietro.
 

Siamo all’inizio degli anni Zero quando, sempre nell’industria dei giocattoli, accadde qualcosa di molto simile alla rivoluzione (percepita) che viviamo oggi. E il fatto fu che Carter Bryant, designer di Barbie per Mattel, stufo della bambola perfetta, si mise in proprio. E propose a un’azienda concorrente, la MGA Entertainment, i suoi nuovi bozzetti di freelancer. Stavolta non più donnine bionde e di gentile aspetto, ma bambole – eccoci al punto – di nome Bratz. Bambole-ragazzacce, avete capito, all’incirca come quella che vent’anni dopo detta l’agenda TikTok.
 

Le Bratz – chi era bambina le ricorda per il brivido d’orrore che percorreva le mamme – erano ragazze dal capo assai più largo del corpo. Tamarre sexy con occhi grandi e mandorlati ma soprattutto con labbra gonfie di botulino tal quali le labbra che vedete nel video 360 di Charli XCX.
 

Nel giugno 2001 le prime quattro Bratz immesse sul mercato divennero di colpo ambitissime. Talmente desiderate dalle bambine, ancorché osteggiate dai genitori, che superarono le Barbie in Francia, Spagna, Israele, Italia, e si assestarono prime, nel 2007, negli Stati Uniti, dove la Mattel fu costretta a reinventarsi imitando il modello Bratz.
 

Ed ecco, tutto questo per dire che vent’anni dopo qualcosa di simile accade. La storia, che sovrappone oggi l’immagine femminile ai trend social, si ripete. O se preferite si ricicla in forma di pupa in plastica. Tanto che le venti-trentenni, le stesse che nel 2001 ciondolavano tra la bambola bionda e la sua rivale tamarra, e che oggi giocano con TikTok, abbandonano di nuovo il rosa per il verde. L’attivismo di Margot Robbie per quello più squinzio di Charli XCX. E dunque il femminismo fighetto (che ambisce a un mondo perfetto coi maschi dal pube vacante: Ken) per uno più edonista, meno timoroso (del pube e dei maschi) eppure sfatto e senza reggiseno.
 

La storia si ripete con le bambine cresciute, attiviste trentenni, ma con un’unica differenza. E cioè che il fenomeno, si diceva, non riguarda più i giocattoli e le bambine ma la musica, il cinema e tutto il giro d’affari degli adulti (trentenni) che ha il suo riverbero sui social. Il giro d’affari dei bimbi e delle bimbe grandi che calibrano la propria immagine su un hashtag e che, come a cinque anni, mollano Barbie per Bratz. Un estetologo come Mario Perniola, appassionato di oggetti sexy (tipo Barbie), avrebbe parlato di “infantilizzazione dell’umanità”. Espressione efficace, forse, per spiegare una rivolta che ispira la nuova femmina a un vecchio giocattolo; la quinta ondata (femminista) a una pupa colorata (verdastra). Efficace per spiegare l’adulto che passa da un trend all’altro – e ci crede – come a cinque anni si passa da una bambola alla sua sosia.
 

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