Estate con Ester
Tra dating app e social non è rimasto niente di spontaneo. Forse nemmeno l'amore
Jerry Calà dice che i giovani devono tornare a corteggiarsi e smetterla di conoscersi in chat. Le nuove generazioni sono più tecnologiche, ma anche più impaurite dal confronto diretto
Arriva anche l’invito di Jerry Calà. Doveva farlo lui il monito ufficiale, il fighetto figlio di buona famiglia che in “Sapore di mare”, storia di vacanze in Versilia, andava in Vespa cantando Per quest’anno / non cambiare / vengo al mare per ciulare. Che film d’epoca, un Vanzina di quarant’anni fa, che aria fresca. Aveva ragione Jerry Calà, pure se dall’altoparlante del lido lo chiamavano bischero.
L’altro giorno, alla presentazione dell’ormai grande classico restaurato, Jerry Calà ha proprio detto che i ragazzi devono finirla. Che tra dating app e social non è rimasto niente di spontaneo. “Il corteggiamento è tutto lì. Una volta lo si faceva attraverso gli sguardi, i gesti, ci si davano gli appuntamenti di persona. Tutto questo è cambiato e sarebbe bello che i giovani tornassero a corteggiarsi lontano dai telefonini. Più contatto e meno chatto”.
Bauman avrebbe detto lo stesso. Cioè l’ha detto, in una maledizione di parecchi anni fa, questa: “La generazione meglio equipaggiata tecnologicamente di tutta la storia umana è anche la generazione afflitta come nessun’altra da sensazioni di insicurezza e di impotenza”. E magari fossero solo insicurezza e impotenza. E magari i ragazzi chattassero (scusate) ancora sui telefoni per vedersi. L’allarme è che non ci si fidanza più nemmeno online, i giovani hanno dichiarato resa. E’ troppo difficile. L’amore, le aspettative, i tradimenti, metti che mi lasciano e soffro. No, no, non è cosa. Confermo. L’amore richiede rischi, campionature varie, fatiche a volte pure bestiali – mica si pensa di restare insieme così, perché ci si piaciucchia. Solo che dovresti arrivarci dopo, per stanchezza, all’amore per riflessione. Sono sparite le capocciate al muro. Sono scomparse le storie. Estive, invernali, quelle dove si piange, quelle dove si ride, quelle dove si fa un po’ tutt’e due le cose. Tutto sostituito da una diffidenza generale, da un ripiego su altro, l’amore s’è fatto radioattivo, i giovani lo scansano, non si fidano, hanno visto i loro genitori kidult e hanno detto “noi passiamo, grazie”. Ma a vent’anni non dovresti essere così conoscitore dell’esistenza, non è giusto. La giovinezza non è quella cambiale di anni senza pensieri, di carni forti, istinti – anche i più scemi – accontentati? Fatta della stessa sostanza di “ai guai ci pensiamo domani”? E’ vero che i grandi amori possono cominciare scritti, ma stiamo esagerando. Adesso ogni amore è online, e online resta a pigliare polvere.
Davvero ci si conosce, a parole scritte? O è una grande illusione? Nessuno si è salvato dal Monopoli delle chat, e quello che scopri dopo un po’ che componi risposte brillanti è che a ogni metro di chat ci capisci un chilometro di meno. Siete peggio di due sconosciuti, perché siete due sconosciuti che stanno provando a fare bella figura con qualche frasetta riuscita. E’ il tema in classe spostato alle relazioni. Ma che vorresti ottenere con un bel ritmo frizzantino delle parole, per chi vorresti passare? Chiedete agli scrittori se la gente è davvero come scrive. Siate superficiali, siate fessi, scrivete poco per carità.
Fine dell’articolo.
Postilla. Formulo e accolgo l’obiezione principale. Va per onestà ricordato che nel film una meravigliosa Virna Lisi a un certo punto diceva al figlio “Ci batteva il cuore! Mi sembra di ricordare che ci batteva il cuore!”. E le chat non esistevano ancora.
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