Gogna del giorno dopo

Autocensura o shitstorm: il caso Cathy La Torre dopo l'intervista al Foglio

Francesco Gottardi

L'avvocata di sinistra che applaude "la leadership femminile" della premier di destra è il perfetto detonatore dell'odio social: ragionare, impossibile

Lo spessore del dibattito social(e) nel 2024 è il seguente. Cathy La Torre, avvocata di sinistra, attivista pro Lgbtq, fresca di voto Avs, rilascia un’intervista a questo giornale in cui riconosce “il talento politico e comunicativo di Giorgia Meloni”, premier di destra. Al contempo punzecchia la leadership di Schlein, “in ritardo come tutto il progressismo”. Non l’avesse mai fatto.

Non l’avesse mai fatto, si sarebbe risparmiata la montagna di ingiurie montata su Instagram e dintorni nelle ore seguenti. “Michela si rivolterebbe nella tomba”. “Sembra una barzelletta”. “La perfetta rappresentazione della deriva intellettuale del nostro paese”. E via disgustando. In termini di quieto vivere, probabilmente la scelta ottimale per Cathy La Torre sarebbe stata l’autocensura. “Avvocata, è disponibile a fare due chiacchiere su Meloni?”. “No”. L’articolo salta. Hater a digiuno. Fine della storia.

 

 

Invece La Torre ha preferito dire la sua e tracciare un’analisi non banale. “L’unico imbarazzo qui è sputare merda su qualcuno senza manco la decenza di aver letto l’articolo”, risponde agli attacchi con un commento su Instagram. “Ci fosse uno o una che ha letto l’articolo”. Tutti fermi al titolo: “Io di sinistra dico che Meloni ci dà le piste”. Ipnotizzati dal collage che la ritrae con la maglietta di Murgia davanti a un primo piano di Giorgia. A scanso di grida al clickbait: l’immagine è una sintesi del contenuto, cioè un’attivista dello stesso retroterra ideologico-culturale della scrittrice che nonostante tutto – e mantenendo le distanze – fa notare le qualità dietro il successo della premier.

Refresh della pagina: “Ok zia, intervista letta, l’imbarazzo è aumentato”. La Torre non molla: “E allora entriamo nel merito. Cosa contesti? Meloni ha una comunicazione populista che fa presa sennò non sarebbe lì. Noi a sinistra non riusciamo a trovare un nostro registro altrettanto efficace. Ma a me viene il dubbio che nessuno qua sta aprendo il dibattito. Odiatori senza argomentazioni”.

Per il pensiero binario dominante sui social – bianco o nero, giusto o sbagliato – questo ragionamento critico fa evidentemente venire il mal di testa. È sicuramente più facile affidarsi alla banalità dei sofismi: “Meloni è fascista, La Torre dice che Meloni è brava, dunque anche La Torre è fascista e pure traditrice” (il virgolettato qui si riferisce al tenore medio dei commenti). Ma come spiega l’avvocata, “ci vuole onestà intellettuale”. Invece l'autocritica che ha sollevato nell'intervista – “Mi dispiace ammetterlo, ma se non ci diamo da fare ci ritroveremo Giorgia al governo ancora a lungo” – nessuno ha voluto coglierla, né tanto meno rifletterci su. 

Di più su questi argomenti: