Il colloquio
Vittorio Feltri in lode dei gatti: “Almeno loro ti amano senza rompere”
I felini sono finiti al centro del dibattito politico americano, fra Donald Trump "animalista", Kamala Harris e gli endorsement di Taylor Swift. "Il gatto è un individualista. E insegna due cose fondamentali: autonomia, e non rompere i coglioni al prossimo. Vi sembra poco?", dice il giornalista
Un tempo i comunisti mangiavano i bambini, ora sono passati a cani e gatti? “Non saprei. Io non mangio né gli uni né gli altri. A tutt’e tre, preferisco il caviale”. Nella vita di Vittorio Feltri, 81 anni, gli animali domestici non sono mai mancati. “Alcuni anni fa, cercai di allevare anche un topolino. Un animale adorabile, se si supera il pregiudizio”. Ricadute del dibattito elettorale americano: cani e gatti, ma soprattutto gatti, sono diventati un nuovo oggetto della politica occidentale, categorie da proteggere, da custodire, da rivendicare, dopo che l’ex presidente Donald Trump ha detto che, a Springfield, gli haitiani li uccidono per nutrirsi, rubandoli ai poveri proprietari. “E’ raccapricciante fargli del male”, dice Feltri. Anche se la notizia è stata smentita in diretta dal moderatore del dibattito, David Muir, in onda sulla Abc. E, poi, da tutti gli altri. “Ma Trump ha ragione. E’ come me: ama gli animali domestici e non accetta che gli si torca un pelo”. Insomma, siamo alla variazione di un motto della rivoluzione culturale cinese: l’immigrazione non è un pranzo di gala. “Questo è il punto”. Firmato: Miau Tse Tung.
I gatti sono entrati nell’immaginazione politica occidentale, quando – a luglio – è stata ripescata un’intervista al candidato vice di Trump, J. D. Vance, rilasciata nel 2021. Parlava di childless cat lady, gattare senza figli, riferendosi in particolare a Kamala Harris. A dire che i gatti scoraggiano la natalità, sono il segno del declino americano, la tenerezza che manderà in rovina la nazione. “Ma che cazzata”, dice Feltri. Mentre ancora un gatto appare nella foto con cui Taylor Swift, la più grande pop star vivente, fa il suo endorsement alla candidata democratica, proprio dopo il dibattito incriminato, firmandosi, appunto, childless cat lady, donna con gatti, ma senza figli. “Ma che c’entra la natalità? Io ho avuto quattro figli, più un altro adottato, dunque sono cinque, e ho sempre avuto con me due o tre gatti, oltre i cani”.
La rete ha accolto l’ingresso dei gatti in politica con scene di giubilo digitale. Alcune immagini virali: Trump che fugge con in braccio un micio da una folla che brama la preda; Trump il conquistatore sul dorso di un enorme micio, come un tempo i re a cavallo; un gatto con cartello elettorale e scritta: “Kamala mi odia”. “I gatti sono creature deliziose. Ti amano e si fanno amare, senza rompere i coglioni”. Ma c’è qualcosa in più tra i gatti e la rete. Una relazione più sintomatica di quella tra Feltri e i felini. “Cioè?”. Lo ha raccontato Jessica Maddox in un saggio dal titolo The internet is for cats, come i gatti hanno dato forma alla nostra vita digitale. “Ma se è per questo anche a quella reale”. Sì, ma nella vita digitale, dice Maddox, i gattini sono come una medicina: vedi una foto dei cadaveri di una fossa comune di Bucha? Bene. Poi, scrolli il telefono e un’immagine di un gattino ti riporta il sorriso. Funzionano come stabilizzatori dell’umore.
Ciccio, Rosso e Bianca, “un gatto tutto nero”: sono questi i nomi degli attuali mici di Feltri. “Ma anche io sono un gatto”. Perché ha paura di finire arrostito da un immigrato? “No. Perché non me ne frego di quel che pensano di me”. Filosofia politica del gatto. Cartesio, per esempio, ne gettò uno dalla finestra per dimostrare che gli animali sono privi di coscienza. Mentre Montaigne, che alla ragione preferiva la saggezza, contemplò così a lungo il proprio gatto da iniziare a pensare dal suo punto di vista. “Il gatto è un individualista. E insegna due cose fondamentali: autonomia, e non rompere i coglioni al prossimo. Le pare poco?”. No, affatto. “E siccome sono sempre di più quelli che ne hanno uno in casa, la politica si interessa a loro, parla di loro”. In questo fu pioniere Silvio Berlusconi. “Perché era un uomo sensibile”. Sicché urge un emendamento alla massima di Deng Xiaoping secondo cui non importa se il gatto sia bianco o nero, l’importante è che prenda i topi. Sono i voti, piuttosto, quello che il gatto deve prendere, oggi.
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