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Kim Jong-Un, che delusione. Rieccolo con l'atomica, ma i palloncini di monnezza erano un'idea geniale

Saverio Raimondo

Nei giorni scorsi la Corea del nord ha testato nuovi missili balistici tattici. Peccato, con quei gavettoni pieni di spazzatura e feci sembravano aver trovato la soluzione perfetta al problema dei rifiuti

Apprendo con dispiacere e sconcerto che nei giorni scorsi la Corea del nord ha testato nuovi missili balistici tattici, per giunta pochi giorni dopo aver mostrato al mondo le prime immagini di un impianto per l’arricchimento dell’uranio (pare che la Russia di Putin gli stia dando una mano a fare progressi con le armi nucleari). Mi dispiaccio non tanto per un generico pacifismo (non sono così ingenuo da pensare in una improvvisa riconciliazione fra le due Coree); quanto perché nei mesi scorsi avevo creduto che Kim Jong-Un avesse dato una svolta davvero rivoluzionaria alle sue offensive contro la Corea del sud, per giunta con un’intuizione non solo militare.

Sto parlando delle centinaia di palloni pieni di spazzatura e feci (anche umane) con i quali a giugno la Corea del nord ha attaccato quella del sud, lanciandoglieli oltre confine. L’arma, di per sé rudimentale, è però molto efficace in quanto altamente offensiva dal punto di vista psicologico: scommetto che nessuno di voi sia andato oltre una generica espressione corrucciata nel leggere, nelle prime righe di questo pezzo, di testate balistiche e armi nucleari; mentre tutti avrete storto la bocca e provato un brivido di disgusto all’idea di palloni riempiti di feci e monnezza. Nessuno vorrebbe vedere la propria casa distrutta da un missile; ma per qualche strana ragione, l’idea della propria casa smerdata da un gavettone è ancora più intollerabile.

Via di mezzo fra la guerra sporca (letteralmente) e quella batteriologica, il “palloncino di Kim” era un’idea tattica niente male. Non solo si tratta di un’arma economica, e che sfugge a ogni limitazione dettata da qualche convenzione internazionale; quell’ordigno si può rivelare efficacissimo anche come soluzione allo smaltimento dei rifiuti. Niente più discariche né inceneritori, con annesse polemiche o proteste di cittadini che non li vogliono vicino al proprio centro abitato: la spazzatura – in modo particolare umido e indifferenziata – verrebbe smaltita fuori dai confini nazionali, su suolo nemico. La popolazione di uno stato in guerra non sarebbe più tanto stressata a fare la raccolta differenziata (i rifiuti verrebbero raccolti porta a porta direttamente dall’esercito, cioè risparmiando a ciascuno l’incombenza di uscire di casa per andare a buttare la spazzatura); semmai, verrebbe militarizzata la regolarità intestinale dei cittadini per garantirsi munizioni sufficienti. Non più arricchimento dell’uranio, ma prugne e purghe – lassative, non staliniane.

L’idea di Kim Jong-Un mi sembra molto vantaggiosa anche, se non soprattutto, fuori dal conflitto fra le due Coree; cioè qui, in questo nostro occidente assediato dai venti di guerra, che necessità di difendersi ma è pieno di scrupoli e distinguo nel farlo. Un piano di difesa europeo potrebbe partire proprio dal fabbricare questo tipo di armi, rispetto alle quali saremmo persino in grado di essere autonomi dagli Stati Uniti nell’approvvigionamento. E sono certo che anche le anime belle del Pd e i vari pacifisti sarebbero meno in difficoltà ad approvare l’uso di simili testate in un conflitto: perché anche chi ripudia la guerra sarà d’accordo che quando scappa, scappa.

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