Educazione digitale batti un colpo? E per i quarantenni non facciamo nulla?

Marco Archetti

Il dilemma ha due corni: le entrate pubblicitarie stratosferiche di Google, Apple, Meta, Amazon, Microsoft, in gran parte derivanti da una platea di user minorenne, e la stabilità mentale della suddetta platea, minata da queste praterie selvagge

Sondaggi chiari: una legge, quella australiana, cuoricinata da quasi l’80 per cento dei genitori di quel paese. Ovvio, se trovi qualcuno che fa la faticaccia al posto tuo, perché impedirglielo? Sempre l’80 per cento dichiara di “sentirsi sopraffatto” dall’uso degli smartphone dei figli, e chissà chi diavolo glieli avrà messi in mano – spesso, a guardar le statistiche, a partire dagli 8 anni. Educazione digitale batti un colpo? Non lo batterà: c’è uno studio dell’Università Cattolica dagli esiti avvilenti per il genitore medio italiano, il quale, del resto, per rispondere a una domanda sul senso del proprio ruolo dovrà prima aver finito di scrollare Instagram e di mandare messaggi privati a una coetanea del figlio minore che si discinge su X, e solo allora sarà pronto a farcela ripetere per la terza volta mentre reindossa l’uniforme dei Preoccupati & Responsabili. Il dilemma ha due corni: le entrate pubblicitarie stratosferiche di Google, Apple, Meta, Amazon, Microsoft, in gran parte derivanti da una platea di user minorenne, e la stabilità mentale della suddetta platea, minata da queste praterie selvagge. La prima preoccupazione, su privacy e guadagni, è ragionevole. Per la seconda, la cosa migliore sarebbe una mannaia staliniana e feroce sull’uso degli smartphone, ma per i quaranta-cinquantenni, la fascia d’età dei più pericolosi analfabeti digitali in circolazione, drogati che ciondolano sui marciapiedi picchiettando sullo schermo, registrando vocali che poi riascoltano e che non pensano mai e poi mai a scollarsi di mano l’aggeggio – gente che filma in salaparto per un reel su IG, a proposito di genitori che partono bene. Sarà atroce e istruttivo, per bambini e adolescenti, vedere i propri genitori ridotti a larve supplici, mentre strisciano, sbavano e chiedono loro lo smartphone in prestito un momento, dietro garanzia di omertà, per poter fingere di scrivere ancora un post o per far galoppare pollice e indice come ai bei tempi, quando erano preoccupati e felici.