Social ai ragazzi? L'importanza reale di una difesa e di un'azione collettiva

Daniela Fatarella

Per i giovanissimi, analogico e digitale si fondono in quella dimensione unica dell’onlife senza considerare la quale difficilmente è possibile comprendere l’esperienza dell’infanzia e dell’adolescenza dei nostri tempi, tano meno sostenerla

Tempi digitali: sono quelli in cui viviamo tutte e tutti noi. Tempi in cui ciascuno si confronta con ritmi e linguaggi diversi e con un nuovo modo di realizzare la propria dimensione di vita, tanto per gli adulti, quanto – e ancor più - per bambine, bambini e adolescenti. Oggi in Italia il 45,4% dei minori tra 6 e 10 anni utilizza quotidianamente internet, una percentuale che sale all’82,4% per la fascia 11-14 e al 91,6% per le ragazze e i ragazzi tra 15 e 17 anni.  Dati che evidenziano le nuove responsabilità che famiglie, istituzioni e società civile devono mettere in campo per creare ambienti sicuri e accessibili in cui gli adolescenti possano crescere e sviluppare le proprie potenzialità, diventando cittadini consapevoli. Save the Children è attiva da molti anni in Italia per l’educazione digitale, per la prevenzione dai rischi online e la protezione da ogni forma di violazione dei diritti di bambini, bambine e adolescenti negli ambienti digitali. La nostra esperienza ci ha mostrato l’importanza di un’azione collettiva, che intervenga su diversi fronti. Innanzitutto occorre investire sulle competenze digitali di ragazze e ragazzi: non parliamo solo di abilità tecniche, ma di un impegno educativo che favorisca lo sviluppo di capacità critiche necessarie a fruire della rete in modo creativo e sicuro, utilizzando al meglio gli strumenti che offre – ad esempio per l’informazione e l’educazione – e al contempo cautelandosi e sapendo fronteggiare i rischi. A questo impegno deve affiancarsi la sensibilizzazione a un uso consapevole di internet da parte delle famiglie e di tutti gli adulti di riferimento. Infine i gestori privati delle piattaforme digitali devono assumersi la responsabilità di assicurare ambienti adeguati all’età di chi li utilizza e applicare le norme di tutela già previste per i minori online. Innalzare i limiti di età per l’accesso alle piattaforme, tra cui i social media, rischia di essere inefficace a prevenire i rischi connessi alla rete, soprattutto in mancanza di sistemi di ageverification che consentano l’accesso soltanto nelle fasce di età consentite. Inoltre, l’innalzamento dell’età potrebbe rivelarsi controproducente, andando a rallentare l’acquisizione delle necessarie competenze digitali e relazionali di ragazzi e ragazze, considerando quanto le loro esperienze di crescita siano ormai strettamente integrate con gli ambienti digitali. Per i giovanissimi, analogico e digitale si fondono in quella dimensione unica dell’onlife senza considerare la quale difficilmente è possibile comprendere l’esperienza dell’infanzia e dell’adolescenza dei nostri tempi, tano meno sostenerla. Solo sulla base di questa consapevolezza e di una vera alleanza tra famiglie, scuola, istituzioni, e gli stessi ragazzi e ragazze si potrà costruire un ecosistema digitale sicuro e accessibile, promuovendo una reale cittadinanza digitale.

 
Daniela Fatarella è direttrice generale Save the Children Italia