Social ai ragazzi: educare è doveroso. Informare è necessario. Vietare è inutile
Vietare spesso risponde più agli interessi di chi vieta che a quelli di chi è colpito dal divieto
Non uso X né Tik Tok. Non ho un account Facebook o Instagram o chissà cos’altro. Uso WhatsApp quasi solo per le comunicazioni “da punto a punto”. E tutto questo non perché pensi di difendere chissà quali valori ma semplicemente perché già così l’assedio quotidiano del mio cellulare mi sembra difficile da sostenere. Detto questo, non oserei nemmeno per un attimo immaginare che si debba vietare l’accesso a questo o a quel social ad una ragazza o ad un ragazzo meno che sedicenne. Mi sembrerebbe – per essere chiari – una colossale opera di deresponsabilizzazione dei mondi che costituiscono una bella fetta della vita di un adolescente: la famiglia e la scuola. Due mondi che saluterebbero con entusiasmo la possibilità di potersi nascondere dietro la lettera della legge e di non dover affrontare la fatica quotidiana rappresentata dall’educare. Sia chiaro, non parliamo qui del divieto di utilizzo del cellulare nelle aule scolastiche o, per fare, un secondo esempio del “a tavola, per favore, senza cellulare”. In questi casi, infatti, si richiede la presenza (non solo in senso fisico) e il divieto è quindi del tutto ovvio. Parliamo, come già detto, del divieto di accesso ai social di persone al di sotto di una certa età. Tutto ciò premesso, forse alcune cose si possono e si devono fare. Supponiamo che esista una associazione scientificamente provata fra uso significativo dei social e patologie fisiche e/o psicologiche di qualche entità. Se così fosse allora potremmo imparare da altri casi e, in particolare, dai casi in cui abbiamo messo in campo forme di pubblicità negativa. Il nostro cellulare ci somministra a tutte le ore notifiche del tipo più vario per i motivi più banali. Potremmo chiedere che lo stesso accada nel momento in cui si accede a un qualunque social network e che l’utente venga informato delle conseguenze delle sue azioni (e che, ovviamente, la notifica non possa essere disattivata). E questo, sottolineo, quale che sia l’età dell’utente. Educare è doveroso. Informare è necessario. Vietare è, spesso e volentieri, inutile e risponde più agli interessi di chi vieta che a quelli di chi è colpito dal divieto.