Brendan Morrison (Unsplash) 

Più crescono le tutele del welfare, più diminuiscono i figli. E il futuro si fa fatuo

Giuliano Ferrara

La demografia e un inganno da cui è necessario liberarsi. Si invocano protezioni sociali con la stessa enfasi con cui un tempo si invocavano gli affetti ideologici, ma sono i sistemi che ne offrono di meno a produrre di più in fatto di ripopolamento

Fatuo ipotecare il futuro, questo si sa e lo si dimentica a ogni volgere d’anni, quando la mania della predizione e dell’oroscopo civile, che è l’opposto della sensibilità profetica, si disperde nell’opinionismo più sfacciato e inconsapevole. L’unico regalo che si possa richiedere al tempo futuro è la liberazione dalla tirannia dell’illogico. Ci preoccupiamo oltre ogni ragionevole misura dei posteri, ma non sappiamo quanti ce ne saranno e se saranno sufficienti al rimpiazzo delle generazioni viventi o anche solo al pagamento delle pensioni e della sanità. Patriarcato e matriarcato sono varianti antropologiche e storiche dell’unico modo di perpetuare la specie umana, eppure le loro funzioni, padre e madre anche senza il complemento del potere, dell’archìa, sono deresponsabilizzate e avvilite nella bêtise del progresso universale, dell’eguaglianza o equivalenza di ogni amore, nell’attacco a procreazione e famiglia e educazione repressiva o edificante, insomma la paideia. Lo sviluppo demografico è considerato un elemento decisivo di una sana vita democratica, della prosperità, della stabilità e della dotazione di senso delle società avanzate, tecnologicamente e politicamente. In Italia si registra come da quarant’anni siamo sotto la ratio necessaria a crescere, e da molti anni siamo molto al di sotto della soglia di sopravvivenza. Si sente continuamente ripetere, è un mantra dei più fortunati, che per avere una ripresa demografica bisogna essere socialmente più ricchi, godere di speciali servizi e bonus, proteggere il benessere attraverso il governo illuminato delle carriere lavorative e delle prospettive di vita e di welfare che sono considerate a buon titolo conquiste irrinunciabili del modo moderno di vivere.
        

Purtroppo è un ragionamento completamente e rigorosamente illogico, contrario alla verità consolidata dei fatti. Nel mondo fanno più figli le società arretrate e povere. Noi stessi abbiamo cominciato a decrescere quando il regime dell’assistenza e della tutela di stato ha rimpiazzato la protezione naturale della famiglia. Si invocano protezioni sociali con la stessa enfasi con cui un tempo si invocavano gli affetti ideologici (figli alla Patria, bonus alle madri), ma sono i sistemi che ne offrono di meno a produrre di più in fatto di andamento demografico, di ripopolamento. L’emancipazione dal bisogno è una conquista. L’affermazione di libertà individuali estese e solide è una conquista. La parità di genere è una conquista. Lavoro femminile e servizi per tutti sono conquiste. Le tecnologie sostitutive della realtà nucleare della vita familiare sono conquiste ancora più efficaci dei contraccettivi e del dominio su tempi e modi della gravidanza. Non per questo si possono negare le conseguenze della libertà di scelta. 
       

Finché vivremo in questa negazione, la demografia e i suoi criteri continueranno a essere forme di pensiero magico, modi elusivi e anche stregoneschi di considerare il mondo e la civilizzazione. Non è più complicato di così, e molti come lo statistico e demografo Roberto Volpi lo hanno capito: le cure familiari e l’intervento pubblico nel mondo affluente sono il complemento della decrescita demografica, arricchire il sistema di sempre nuove protezioni, senza rendersi consapevoli del problema e della sua complicata vastità, è solo un modo per continuare a impoverirsi, quanto meno di discendenti.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.