sfregio alla memoria
Moni Ovadia giustifica Hamas. Insulti a Segre. E ora i pro Pal equiparano Gaza alla Shoah
Sabato, giusto a ridosso del 27, il movimento dei Giovani palestinesi scenderà in piazza per "aggiornare la Memoria" includendo il "genocidio" in Palestina. Le comunità ebraiche attendono il divieto di manifestazioni, come lo scorso anno
La senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ai campi di concentramento, non va al Memoriale della Shoah di Milano perché, come raccontato dal presidente Roberto Jarach, “è provata dagli insulti. E’ stanca di questo clima di odio e la notizia della valanga di attacchi online che sono arrivati sulle pagine social dei cinema che proiettano il docufilm ‘Liliana’ l’ha confermata nel suo malumore generale espresso tante volte in questi ultimi anni”. L’attore Moni Ovadia intervenendo a un evento legato alla Giornata della Memoria nella sede della provincia di Massa Carrara dice che “l’azione di Hamas è legittima”. A parte qualche eccezione, nessuno si scandalizza più di tanto, se è vero che Ovadia dopo quest’intervento raccoglie pure applausi. E proprio il 27 gennaio, nella Giornata della Memoria, prenderà parte a un evento della Fondazione Merz, a Torino, incentrato esattamente sull’equiparazione tra Shoah e “genocidio in Palestina”.
Sono fatti di cronaca che da soli già basterebbero a descrivere un crescendo di odio nei confronti di esponenti delle comunità ebraiche che inquietano alla vigilia della Giornata che commemora i sei milioni di ebrei sterminati durante la seconda Guerra mondiale. Eppure l’ultimo sfregio dei pro Palestina rischia di avvelenare ancor di più il clima. Esattamente nel fine settimana a ridosso di quella ricorrenza. Il movimento dei Giovani palestinesi, ovvero quello che più di tutti dal 7 ottobre in poi ha animato l’Intifada nelle diverse città italiane, senza alcun tipo di remora ha chiamato alla mobilitazione con questo slogan: “Aggiorniamo la Memoria”. E cosa voglia dire questo aggiornamento sono loro stessi a spiegarlo. “Per anni, come palestinesi in diaspora, abbiamo evitato di collegare la Shoah alla questione palestinese, temendo che una riflessione matura fosse fraintesa in un contesto politico e culturale incline a sterili contrapposizioni. Tuttavia gli eventi del 7 ottobre e la distorsione della narrativa mainstream hanno reso urgente un dibattito su Shoah e Palestina, che non può più essere rimandato”, dicono chiamando a raccolta i loro adepti. Secondo i giovani palestinesi, insomma, “il conflitto è stato ridotto a un semplice antagonismo tra palestinesi ed ebrei, criminalizzando ogni critica al sionismo. Il divieto di manifestazioni contro il genocidio a Gaza, in concomitanza con il Giorno della Memoria dell’anno scorso, ha reso ancora più necessario il parallelo tra Nakba e Shoah, per due motivi: chiarire il genocidio palestinese e denunciare come il sionismo abbia usato la Shoah per legittimare il proprio progetto coloniale”. Per questo, proseguono ancora nella chiamata alla mobilitazione, “oggi, mentre ricordiamo la Shoah, è fondamentale guardare anche alla Palestina e ai contesti dove l’imperialismo occidentale ha prodotto morte e devastazione attraverso i propri progetti coloniali”. Spingendosi a dire che “la memoria storica deve essere uno strumento di giustizia, non di perpetuazione dell’oppressione”.
E’ con queste parole d’ordine che in tutta Italia, insomma, la rete pro Palestina scenderà in piazza sabato, a ridosso del Giorno della Memoria. I principali cortei sono quello che parte da piazza Vittorio, a Roma, e quello che si raduna a Piazzale Loreto a Milano. Ma omologhe manifestazioni ci saranno anche a Torino, Napoli, Bologna, Genova, Bergamo, Sassari. Mentre a Pescara il presidio per chiedere alla sensibilità comune di “aggiornare la Memoria” si terrà il 26, ancor più a ridosso del 27. Alle piazze aderirà anche il Movimento degli studenti palestinesi in Italia, quello che anche in occasione della Giornata della Memoria dell’anno scorso provocò più di qualche tensione con le forze dell’ordine, anche all’interno degli atenei. Con il non così improbabile scenario che nuovi disordini si scatenino anche quest’anno. Anche perché il ministero dell’Interno non ha ancora diramato alcuna comunicazione ufficiale su possibili divieti di manifestazioni proprio il 27, come invece era accaduto lo scorso anno. Anche se, riferiscono fonti del Viminale al Foglio, il tema è sicuramente attenzionato. Fatto sta che la mancata decisione (finora) sta creando più di qualche apprensione nelle comunità ebraiche italiane. Che sperano si possa arrivare all’emanazione del divieto già dalle prossime ore.