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Agrigento capitale della cultura asfaltata, ma quale città è senza peccato?

Saverio Raimondo

Il cartellone stradale con non uno, ma ben due errori grammaticali. La pioggia dentro al Teatro Pirandello durante un concerto. I tombini interrati da ricercare col metal detector. Partenza in retromarcia

Che Agrigento capitale della cultura 2025 non sia partita proprio benissimo lo si è capito sin dalla vigilia, quando alle porte della città hanno inaugurato il nuovo cartellone stradale con non uno, ma ben due errori grammaticali: “Valle di Templi” al posto di “Valle dei Templi”, e invece di “Contrada” c’era scritto “Contrata” – ma chi l’ha scritto quel cartello, l’ex senatore Antonio Razzi? Come se non bastasse, il cartello indicava nella direzione opposta, verso Catania; con enormi disagi per i turisti che avrebbero voluto raggiungere la casa natale di Luigi Pirandello, e si sono ritrovati invece nella casa natale di Pippo Baudo. (Del resto, cosa aspettarsi da una città che è stata proclamata capitale della cultura da Gennaro Sangiuliano, l’ex ministro della Cultura che scambiava Londra con New York, Galileo con Tolomeo, Tocqueville con Montesquieu, e una consulente per un’amante).

Come se non bastasse, la scorsa settimana, per l’arrivo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’inaugurazione delle attività, comune e regione in fretta e furia hanno riasfaltato le strade; forse un po’ troppo in fretta e con eccessiva furia, visto che hanno coperto con la colata di cemento anche tutti i tombini, costringendo poi degli operai nei giorni successivi ad andare in giro per le strade di Agrigento con dei metal detector – come fossero tanti rabdomanti – a caccia dei tombini da “dissotterrare”. Mi si dirà che tanto c’è la siccità, i tombini là non servono; mica vero, ogni tanto ad Agrigento piove, ma in mancanza dei tombini piove dentro ai teatri, come è successo l’altra sera al teatro Luigi Pirandello durante un concerto. (Il comune si è detto a conoscenza del problema, e che prenderà provvedimenti: chissà se asfalteranno anche il teatro). Intanto venerdì, su richiesta del sindaco, il presidente della Fondazione Agrigento 2025 si è dimesso – evidentemente asfaltato dalle polemiche.

Fin qui, tutti a ridere e a prendere in giro Agrigento (io per primo, come potete vedere); eppure l’attuale capitale della cultura non merita il nostro bullismo. Quale città d’Italia è esente da gaffe mostruose o errori clamorosi? Per esempio quest’estate a Varese hanno scritto sull’asfalto della corsia preferenziale per i taxi la parola “Txai” – che credo sia sumero o babilonese, ma di certo non è italiano – errore poi diventato virale e oggetto di pubblico ludibrio; mentre in autunno, a Frosinone, polemiche e spernacchiamenti vari per l’inaugurazione di una panchina rossa con dei versi di “Alda Marini” – curiosa combinazione fra la poetessa Alda Merini e la showgirl Valeria Marini, che emette tutt’altro tipo di versi rispetto a quelli poetici. Per non parlare di Bologna, dove a inizio anno i dipendenti comunali si sono visti recapitare dal comune una card cultura che attivava degli sconti inserendo il codice “27UP1d0c0c091ion3”, che decriptato si legge “stupido coglione” – e colgo qui l’occasione per ringraziare pubblicamente il comune di Bologna per avermi dedicato una password. Dunque, questo è il livello in tutta Italia, mica solo ad Agrigento. Che dunque sì, si merita di essere la nostra capitale della cultura. La cultura dello strafalcione, dell’inciampo, dell’errore madornale.

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