(frame da Vacanze di Natale, film diretto da Carlo Vanzina)

Il colloquio

Roccaraso, i Torpigna e l'inutile snobismo. Parla Enrico Vanzina

Michele Masneri

Cosa ci dice il precedente raccontato in "Vacanze di Natale" dell'invasione della località sciistica abruzzese. Chiacchierata con il regista

Questa ondata di perbenismo non la capisco”, risponde Enrico Vanzina, autorità morale su settimane bianche e costumi degli italiani; sul caso che attanaglia l’Italia, lo sbarco dei millecinquecento napoletani in pullman a Roccaraso. “Davvero non lo capisco, questo moralismo, mi ricorda quello che le signore del centro storico di Roma davvero dicevano sui Torpigna, cioè gli abitanti delle periferie, che avrebbero invaso il centro grazie alla metropolitana”, dice lo sceneggiatore e regista. Quello che la signora Covelli, la mamma di Christian De Sica, dice in “Vacanze di Natale” nel 1983: “già ci hanno preso piazza di Spagna, se poi ci prendono anche Cortina è finita”. “Esatto, posso dire che 40 anni fa eravamo avanti”. “Ma poi c’è anche un’altra questione. Un’altra invasione è quella dei grandi marchi del lusso, quelli sì che hanno invaso le località turistiche omologandole tutte, rendendole tutte uguali coi loro negozi orrendi”, dice Vanzina. “C’è l’occupazione dei cafoni ma c’è anche quella dei nuovi ricchi, e questa è terribile ma non ne parla nessuno”. 


Certo che però l’invasione dei napoletani tiktoker a Roccaraso sarebbe un film strepitoso. “Ah, quello sì, sarebbe il vero reboot di ‘Vacanze di Natale’. Me lo immagino però come un film di Robert Altman, come una commedia amara, 12 ore nella vita di un italiano, perché poi è questa la grande novità, che queste gite durano  lo spazio di una giornata, poracci. Si alzano alle sei e tornano a casa la sera col buio. Può succedere di tutto in una giornata così. Una volta si andava in villeggiatura, ci si trasferiva armi e bagagli. Oggi sono cambiate le vacanze, e del resto io mi stupisco, con gli stipendi che ci sono oggi, come qualcuno riesca ancora ad andarci, in vacanza”. Lei che è il cantore di Cortina, a Roccaraso ci è mai stato? “Sì, andavamo qualche volta da piccoli con mio padre Steno, che era sciatore. Roccaraso era frequentata da molti dello spettacolo, Age e Scarpelli, Castellano e Pipolo. Una volta andammo appunto con mio padre, e col regista Mario Camerini, con le sue figlie, e mio fratello Carlo piangeva, perché era caduto nella neve, quando un signore dietro di noi fa: su, ragazzino, alzati, che sei bravissimo. Era Giovanni Leone, futuro presidente della Repubblica, all’epoca credo presidente della Camera. Napoletano, non a caso. Perché per i romani era più il Terminillo”. E Ovindoli, che però in Vacanze di Natale il “Torpigna” Mario Brega chiama Ovindolo, come mai? “Perché avevamo scritto questo personaggio ignorantissimo, che non era mai stato a sciare, e che sbagliava pure la pronuncia, non sapendo se fosse Ovindoli o Ovindolo, appunto”. Quarant’anni dopo, hanno vinto i Torpigna o i Covelli? “Quarant’anni dopo direi che siamo tornati come agli anni Cinquanta, quando si faceva la gita in giornata, prima del benessere”.

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).