Emis Killa (Ansa)

saverio ma giusto

Con l'invasione delle procure, magari questo Sanremo durerà un po' meno

Saverio Raimondo

Il Festival è specchio del paese, e infatti la magistratura quest'anno ci è entrata a gamba tesa, vedi Emis Killa indagato e ritirato. Se continua così, le serate durerebbero meno e la keremsse finirebbe a un orario decente

Con la copertina di “Tv Sorrisi e Canzoni”, quella con Carlo Conti e attorno a lui tutti i ministri – pardon – cantanti in gara schierati (più o meno photoshoppati: a molti non è sfuggito che nella foto la cantante Clara ha una mano con sei dita, una in meno delle sette di Elodie), siamo ufficialmente alla vigilia del Festival di Sanremo 2025 – che io seguirò per voi su questo giornale come inviato. Un Festival che, come sempre, è specchio del paese e delle tensioni che lo attraversano. E infatti quello di quest’anno è un Festival delle procure: prima la decisione del Tar della Liguria di metterlo a gara a partire dall’edizione del 2026, poi, la scorsa settimana, per la prima volta nella storia la magistratura è entrata a gamba tesa direttamente nella kermesse. Mercoledì scorso infatti, a 24 ore dall’iscrizione nel registro degli indagati della premier Giorgia Meloni per il rimpatrio del torturatore Almasri, il rapper Emis Killa si è dimesso dalla gara perché a sua volta indagato per associazione a delinquere nell’ambito dell’inchiesta Doppia Curva della Direzione distrettuale antimafia sui rapporti fra gli ultrà e la criminalità organizzata a Milano. Doveva dimettersi l’onorevole Delmastro accusato di rivelazione del segreto d’ufficio, doveva dimettersi il ministro Daniela Santanchè accusata di truffa aggravata ai danni dell’Inps, sarebbe stato carino se si fosse dimesso il ministro Salvini per la situazione ferroviaria fuori controllo, si è dimesso Emis Killa per un daspo di tre anni.

La Rai ha fatto sapere che il cantante non verrà sostituito; la sua canzone verrà cantata a interim da Carlo Conti per tutte e cinque le serate. Da capire cosa fare con Lazza, che doveva duettare con il rapper nella serata di venerdì: ieri Carlo Conti è salito al Quirinale per parlarne con il presidente Mattarella. A Sanremo si dibatte: quello della magistratura è stato un atto dovuto o giustizia a orologeria, volta a condizionare la gara e il risultato del televoto? Secondo la maggioranza che governa l’Ariston, quello dei magistrati è un “danno all’Italia”, e attaccano: se le procure vogliono cantare a Sanremo, presentino una canzone e si candidino. La Rai fa quadrato attorno al Festival, e l’altra sera in diretta su Rai 1 Bruno Vespa ha tuonato: “In ogni gara canora, dai Grammy all’Eurovision, si fanno cose sporchissime per gli ascolti televisivi, anche trattare con gli ultrà!”. La tesi del governo Conti è che la magistratura abbia voluto turbare non tanto la classifica finale quanto il Fantasanremo: Meloni aveva Emis Killa, l’Anm no – hanno puntato tutto su Brunori Sas.

Alba Parietti (che a Sanremo è la leader dell’opposizione dall’anno scorso, quando per la prima volta dopo trentadue anni non ha raggiunto la soglia di sbarramento per accedere alla prima fila ed è rimasta fuori dall’Ariston), Alba Parietti dicevo difende l’operato della magistratura, e anzi invita le procure a indagare un’altra decina di cantanti in gara (già traballano Fedez e Tony Effe): dovessero dimettersi anche questi, la lista della canzoni scenderebbe a venti, le serate durerebbero meno e così il Festival finirebbe a un orario decente, “con conseguente guadagno di sonno per tutti gli italiani che, lo ricordiamo, secondo l’Istat non hanno un riposo adeguato al costo della vita”. Quest’anno, sul palco dell’Ariston, non fiori ma carte bollate.

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