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I danni (contenuti) dei furbetti del Reddito di cittadinanza

Lorenzo Borga

Il sussidio con la Ferrari in garage fa scandalo, ma il prezzo delle truffe corrisponde a una fetta esigua di quanto costa la misura ai contribuenti

Le notizie sulle operazioni delle forze dell’ordine che denunciano truffe riguardo al reddito di cittadinanza sono quotidiane. Ormai nelle redazioni è cosa nota che un articolo su un beneficiario con qualche chilo di cocaina addosso o la Ferrari in garage è una garanzia di successo nell’epoca dei click. E lo hanno capito anche gli uffici stampa di Guardia di Finanza e Carabinieri, che non mancano di impacchettare i comunicati sulle operazioni di dettagli accattivanti. Evidentemente però una serie quotidiana di singole notizie non può bastare a valutare uno strumento complesso e costoso come il reddito di cittadinanza. Visto che perfino un leader politico rilevante come Matteo Renzi è arrivato a soprannominarlo “reddito di criminalità”, va compresa la portata delle truffe di cui quotidianamente si occupano social e giornali.

  

Se si ricostruiscono i numeri forniti dalle forze dell’ordine riguardo alle truffe denunciate anche i più accaniti detrattori potrebbero ricredersi riguardo alla presunta emergenza furbetti-del-reddito-di-cittadinanza. Prendiamo in considerazione gli ultimi due anni, durante i quali il sussidio è costato al bilancio pubblico la bellezza di 15,6 miliardi di euro secondo le stime dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio. Quanti di questi soldi sono stati intascati da truffatori poi scoperti e denunciati? La Guardia di Finanza, che ha accesso a banche dati e collabora attivamente con l’Inps per individuare “specifici indicatori di rischio”, negli ultimi due anni ha denunciato 22mila persone, che avevano sottratto allo Stato 127 milioni di euro. Mentre i Carabinieri, che durante i regolari controlli sul territorio hanno denunciato 11mila persone che ricevevano irregolarmente l’aiuto anti-povertà, hanno scovato un indebito totale di 47 milioni. Vale a dire in totale, in un paio d’anni, poco meno di 200 milioni di euro. Chi se la cava con le percentuali avrà già capito che stiamo parlando di una fetta esigua di quanto è costato il reddito di cittadinanza ai contribuenti: esattamente l’1,115384615384615 per cento.

   

A ribadire che non siamo di fronte a un’emergenza ci sono anche i numeri forniti dall’Inps. Secondo l’ultimo report statistico, le famiglie a cui è stato revocato il sussidio sono state in tre anni quasi 117mila. L’istituto di previdenza spiega che “la motivazione più frequente è l’accertamento della mancanza del requisito di residenza/cittadinanza”, vale a dire la condizione molto stringente voluta nel 2018 dalla Lega per cui i beneficiari del reddito di cittadinanza devono dimostrare di essere residenti in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo. Tra le altre cause di revoca rientrano tutti i casi di cronaca: false dichiarazioni, titolarità di autoveicoli, valori patrimoniali troppo elevati, omessa dichiarazione di attività lavorativa, e via dicendo. Anche qui basta una calcolatrice per capire la portata del problema: se i nuclei dei “furbetti” sono stati in totale 117mila, si tratta di meno del 7 per cento di tutti i beneficiari che oggi ricevono reddito o pensione di cittadinanza. Una percentuale probabilmente sovrastimata, perché negli anni c’è stato sicuramente chi ha smesso di ricevere il sussidio e quindi non compare nei percettori del 2021.

  

A queste cifre c’è chi risponde che le truffe sono così esigue solo perché le forze dell’ordine non possono controllare tutti. Se lo facessero, sostengono, si scoprirebbe il vaso di Pandora di milioni di imbroglioni e criminali. Solitamente si cita il fatto che una fetta rilevante, a doppia cifra, di chi è stato controllato è risultata irregolare: ma questa invece è un’ottima notizia, perché significa che le forze dell’ordine riescono a valutare in modo efficace chi sottomettere a controlli, sulla base di indicatori di rischio e indizi forniti dalle banche dati.

  

È indubbio che uno dei problemi del reddito di cittadinanza sia la scarsità di controlli preventivi, che ora saranno infatti rafforzati dalla legge di bilancio. E ben vengano le verifiche nei confronti di chi truffa i contribuenti. Ma raccontando il sussidio come foraggio per criminali si fa un grave danno ai milioni di poveri onesti, in gran parte minori, che rappresentano la porzione più debole della nostra società. A cui peraltro il reddito di cittadinanza offre una tutela spesso completamente insufficiente, in particolare sulle prospettive di reinserimento sociale e lavorativo. Le polemiche risultano ancora più pretestuose di fronte ai numeri delle altre truffe allo Stato riportate dall’ultimo rapporto della Guardia di Finanza: 8 miliardi di euro di danni erariali da parte dei dipendenti pubblici e 6 miliardi di frodi sugli appalti. Oppure di fronte agli 800 milioni di crediti inesistenti scoperti dall’Agenzia delle Entrate sui crediti e gli sconti dei bonus edilizi, superbonus compreso. Ma questi, ahinoi, non fanno notizia. Meglio criminalizzare i poveri.

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