soundcheck

Governo e opposizione litigano sulla spesa sanitaria senza fare i conti con l'algebra

Lorenzo Borga

Stanziamento record, come dice Meloni? Non proprio, considerata l’inflazione. E nemmeno Conte ha ragione

La situazione è grave, ma non è seria. Da giorni governo e opposizioni si scambiano dichiarazioni di fuoco su quanti soldi pubblici ci siano per ospedali e ambulatori nella manovra di Bilancio approvata dal Consiglio dei ministri. Secondo Giorgia Meloni gli stanziamenti hanno raggiunto il “record della storia d’Italia”, mentre a sentire Giuseppe Conte “la spesa sanitaria ha subito un crollo negli ultimi due anni”. Sul fondo sanitario nazionale da anni maggioranza e minoranza – nella versione attuale e a parti invertite – combattono una battaglia politica armate di mistificazioni e dichiarazioni decontestualizzate. Una fog of war politica che rende indecifrabile la realtà pure per gli addetti ai lavori.

 

Lo stesso ministro della Salute Orazio Schillaci a manovra ormai varata ancora non aveva certezze sugli stanziamenti approvati: “Ci saranno sicuramente risorse, ma la suddivisione tra 2025 e 2026 è in corso. Appena avremo i dati li daremo”. E a contribuire alla scarsa trasparenza sono alcune stesse istituzioni pubbliche. Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, mantiene ancora online sul proprio sito un rapporto in cui la spesa sanitaria 2024 in rapporto al pil risulta gonfiata da un grossolano errore statistico dimostrato mesi fa dal Foglio.

 

Ma insomma chi ha ragione tra governo e opposizione questa volta? Ahinoi, nessuno dei due. Partiamo dalle affermazioni di Meloni. La presidente del Consiglio maneggia i numeri con scarsa cautela: il “record storico” dei finanziamenti alla Sanità fa riferimento ai miliardi destinati al fondo sanitario nazionale, in realtà ora chiamato fabbisogno sanitario nazionale standard. Vale a dire i soldi stanziati dal governo per coprire le spese delle regioni per la sanità. Non c’è dubbio che l’ex fondo sanitario non sia mai stato così ricco. I 136,5 miliardi previsti nel 2025 sono il record storico. Ma come lo erano i 134,1 del 2024. Così come 128,25 del 2023. Ma anche i 124,1 miliardi dell’anno precedente. E potremmo procedere a ritroso fino probabilmente al 1946. Questi anni di super inflazione hanno ricordato a tutti il vero valore del denaro, che non è rappresentato dalla cifra stampata sulle banconote bensì da cosa possiamo comprare con quel pezzo di carta.

 

Questo vale per i consumatori, così come per le Asl che devono rifornirsi di amoxicillina o paracetamolo sempre più cari e pagare gli stipendi crescenti del personale. E questo – garantire lo stesso potere di spesa agli enti sanitari – è il minimo. Va poi considerato il numero di cittadini che si rivolgono alla sanità pubblica: una popolazione che invecchia richiederà mediamente sempre più cure anno dopo anno. E infine aggiungiamoci anche quanto possiamo permetterci di spendere per la nostra salute. Se il reddito sale, come fa (lentamente) il pil, possiamo acquistare farmaci più costosi e accedere a trattamenti che prima non ci saremmo potuti permettere. Ecco perché l’indicatore che meglio coniuga immediatezza e completezza è la spesa sanitaria in rapporto al prodotto interno lordo. E qual è in questo caso l’obiettivo del governo? Garantire uno “stanziamento in linea con la crescita del pil nominale”, recita il comunicato stampa di Palazzo Chigi. Stabilizzare quindi il rapporto, che per il 2024 è fissato al 6,3 per cento. Tanto o poco? Se guardiamo agli ultimi decenni, dobbiamo tornare indietro al 2004 per trovare un dato così basso. Questo dicono i numeri.

 

Ma la tortura dei dati non finisce qui. Giuseppe Conte – armato di pennarello e lavagna – non ha mancato di sottolineare in un video sui social che la spesa sanitaria in rapporto al pil è crollata rispetto ai suoi anni a Palazzo Chigi. E ci mancherebbe altro: nel 2020, quando il rapporto ha raggiunto il 7,4 per cento, la pandemia ha richiesto fondi extra per fronteggiare l’emergenza mentre il pil ha subito un crollo paragonabile a un conflitto bellico. Giocoforza il risultato della frazione è volato verso l’alto. D’altronde è stato lo stesso governo Conte II che, dopo lo straordinario sforzo sanitario del 2020, nella sua ultima manovra incrementò il fondo sanitario di un solo miliardo di euro, un rialzo per di più temporaneo per il solo 2021. Innestando in questo modo la discesa della spesa sanitaria in rapporto al pil avvenuta negli ultimi anni.

 

La nuova battaglia campale tra governo e opposizioni sui dati della spesa sanitaria è appena cominciata, ma tra le vittime e i caduti si contano già l’algebra e la coerenza.