Gabriel Obertan del Newcastle tenta la finta di culo per superare Leon Osman dell’Everton (foto LaPresse)

Bomber che segnano e bomber che trombano

Jack O'Malley
Tette e culi. Le ragioni di Ibra e i torti di Mourinho. Quanto è simpatico il Barcellona che froda. Sparito il tiki taka è sparita anche l’allure umanitaria, la patina di correttezza politica-morale-finanziaria che aveva fatto sospirare molti tifosi in giro per il mondo, e non soltanto quelli guidati da un miliardario indonesiano di manica stretta: questo sì che è il volto bello del calcio, diceva il coro.

Londra. La storia della frode fiscale del Barcellona per l’acquisto di Neymar potrebbe avere lo strano effetto di farmi riconciliare con la brigata di ambasciatori dell’Onu che vincevano campionati facendo soltanto gol di rabona. Ora viene fuori che sono dei potenziali evasori fiscali, che Messi e i suoi amichetti non proprio disinteressati facevano la cresta sulle partite di beneficenza, insomma viene fuori che il “més que un club” è non si dica una sentina del malaffare, ma non è quell’incrocio fra un oratorio brianzolo degli anni Cinquanta e l’ufficio di Ban Ki-moon che ci avevano fatto credere. Sparito il tiki taka è sparita anche l’allure umanitaria, la patina di correttezza politica-morale-finanziaria che aveva fatto sospirare molti tifosi in giro per il mondo, e non soltanto quelli guidati da un miliardario indonesiano di manica stretta: questo sì che è il volto bello del calcio, diceva il coro. Pensavano che la mentalità scintillante del Barcellona avrebbe finito per cambiare il cuore e la mente del Qatar, benefattore al di sotto di ogni sospetto, e invece i blaugrana sono come tutti gli altri, anche loro si sbucciano le ginocchia sul campo e si sporcano le mani fuori. L’umana imperfezione che il caso Neymar trasuda li rende migliori ai miei occhi, e per quanto mi riguarda questo crepuscolo di ideali umanitari è uno spettacolo meraviglioso. Nessuno ora dovrebbe escluderli dalla Liga.

 


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Buon brodo. Bastano due gol di Toni al Napoli per riaprire lo psicodramma italiano del bomber vecchio e dell’assenza di giovani attaccanti, un tic probabilmente accentuato dalla mitologia della rottamazione che si è diffusa in tutti i campi della società. Il lunedì si sprecano i titoli sui gol dei vecchietti, sul fatto che dei tre primi italiani nella classifica marcatori della serie A quello giovane è Quagliarella, gli altri due hanno 37 anni e già cinque anni fa erano dati per bolliti. Seguono preoccupate constatazioni circa l’assenza di una generazione intermedia, ché fra i Di Natale e i Gabbiadini non c’è molto in Italia, almeno non in serie A. Repubblica allarga il discorso dipingendo un quadro del calcio italiano come una invincibile gerontocrazia: i goleador sono vecchi, i capitani sono vecchi, gli allenatori sono vecchi, i magazzinieri non si sa, ma un sospetto non lo si nega a nessuno. Varrebbe però la pena ricordare che i gol di Toni valgono esattamente quanto quelli, per dire, del 21enne Harry Kane, e che le partite solitamente si vincono facendo più gol degli avversari. Cosa vogliamo fare, chiedere agli autori del gol la carta d’identità per decidere se esultare a tutta forza o invece trattenersi un po’ pensando al generale incanutimento della categoria? Maddai.

 

Sesso e videotape. L’attaccante dell’Arsenal Alexis Sánchez ha chiuso nel migliore di modi la polemica sessuale che lo ha visto coinvolto nei giorni scorsi: “Il calcio è stato inventato in questo paese, giusto? Io vivo dove è stato inventato il calcio, e sono molto felice”. Che c’entra con il sesso?, vi starete chiedendo un po’ delusi. Essendo la Premier League un orgasmo, c’entra moltissimo. Il povero Sánchez è stato accusato dalla ex fidanzata di essere poco riguardoso della loro privacy: secondo la muscolosa Valentina Roth, infatti, Sánchez avrebbe permesso ai suoi amici di riprendere di nascosto con una telecamera un loro focoso accoppiamento in camera da letto. Il che è ovviamente plausibile, certamente un po’ trash, ma verosimilmente eccitante per gli amici maniaci di Alexis. La storia hard è uscita in queste settimane complice anche lo stato di forma di Sánchez, così giù che non avrebbe segnato neanche alla difesa del Parma, ma l’attaccante dei Gunners ne è uscito benissimo: giocando alla grande contro il Manchester United in Fa Cup, segnando al QPR, ripetendo il luogo comune perfetto sul calcio inglese e smentendo l’ex fidanzata. Poi ha chiamato gli amici, ha chiesto chi aveva quel dvd, e ha organizzato una bella proiezione a casa sua.

 


Già prima di fidanzarsi con Alexis Sánchez, Valentina Roth era appassionata di calcio: qui spiega la famosa regola per cui in barriera ci si può coprire il volto solo tenendo l’avambraccio perpendicolare al suolo


 

Shit. Confesso che Ibrahimovic mi ha tolto le parole di bocca commentando l’imbarazzante livello della classe arbitrale francese. Non trovo definizione più calzante di “shit country” per la Francia, soprattutto se penso a quella farsa che è il suo campionato principale, la Ligue 1. Ibra, che è persona saggia, ha infatti aggiunto, in un inglese molto migliore di quello di Renzi, che il shit country di cui sopra non merita il Paris Saint-Germain. Poiché la Francia è un paese ridicolo, ministri e politici sono intervenuti a commentare indignati e a pretendere scuse per quanto gridato a fine partita da un uomo seminudo e sudato mentre andava verso lo spogliatoio. Se fossi un grillino direi che è tutto un grande complotto ordito da società e compagni di Ibra per farlo fuori. L’illuminazione deve essere arrivata la scorsa settimana, al termine di quella tragedia sportiva che è stata Chelsea-PSG 2-2. Partita in cui l’arbitro era chiaramente venduto ai francesi, dato che ha espulso senza motivo proprio l’attaccante ex milanista lasciando i mangiarane in 10 ma senza il giocatore più perdente della storia della Champions League. Senza Ibra, Thiago Silva e gli altri buffoni sono riusciti a riprendere due volte la squadra di Mourinho e a passare il turno.

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