A Balotelli una volta i tifosi avrebbero dato un coltello
Londra. Tenetevela pure, l’Europa, che qui sull’Isola non sappiamo che farcene. Divertitevi pure, che noi qui abbiamo cose più divertenti di cui discutere. La nostra superiorità nei confronti del continente è tale che per disprezzo abbiamo lasciato a voi latini e germanici Champions ed Europa League. Ci penseremo il prossimo anno, tanto per smentire i vostri editoriali sulla crisi del calcio inglese. Adesso c’è una Premier League da onorare e gustare, con il Chelsea di Mourinho ben lanciato verso la vittoria finale, il Manchester City che ci prova e il bel duello tra l’Arsenal e il Manchester United. I Red Devils di Van Gaal sono riusciti a complicarsi le cose a Liverpool, domenica. Steven Gerrard non deve aver gradito l’ingresso in campo nel secondo tempo in quella che sarebbe stata la sua ultima sfida in carriera allo United con la maglia dei Reds, e lo ha fatto capire con un calcione da rosso dopo appena 40 secondi di gioco, roba che al confronto Lucarelli del Parma è un uomo sereno e in pace con se stesso. Mata ha segnato una gran doppietta (il secondo gol, una semirovesciata al volo su assist di Di Maria, spiegava perfettamente la demenza di Van Gaal che lo ha tenuto in panca troppo tempo), e Rooney ha cercato in tutti i modi di non chiudere la partita. Il momento più bello è stato quando Balotelli, dopo un contrasto sulla linea laterale con un giocatore dello United, è finito contro i cartelloni pubblicitari. Subito rialzatosi, ha fatto per andare a mangiare il cuore dell’avversario. Ma è a quel punto che due tifosi del Liverpool si sono sporti per fermarlo, evitandogli una probabile espulsione. In quel gesto c’è una svolta culturale definitiva e irreversibile. Abbiamo assistito alla stewartizzazione del tifoso, che in una situazione normale avrebbe dovuto consegnargli un coltello, o – se in polemica – una banana. Ci hanno trasformati in tutori dell’ordine, maggiordomi dei buoni sentimenti e razionali osservatori delle partite di calcio. Grazie a quel gesto il Liverpool è rimasto in partita più a lungo, ma non sono sicuro che uno come Cantona avrebbe apprezzato. Altri tempi. Altri tifosi.
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Mai dire Rai. Non posso esimermi dal commentare la grande operazione simpatia di Rai Sport domenica pomeriggio. In polemica con l’assenza di partite pomeridiane se non l’inutile Juventus-Genoa, i colleghi di “Novantesimo minuto” hanno mandato in onda vecchi servizi sulle partite che si sarebbero poi giocate la sera. Divertente, se non fosse che il tutto ha generato il solito reflusso di commenti nostalgici a caso, secondo l’antico adagio del si stava meglio quando si stava peggio. Ma davvero c’è gente che pensa che fosse meglio aspettare due ore per vedere brevi servizi su tutte le partite commentati da improbabili macchiette con spiccati accenti regionali? Sarà che lo abbiamo inventato noi, ma lunga vita allo spezzatino, fonte unica di piacere assoluto per noi onanisti del calcio che possiamo vedere fino a 10 partite nell’arco di 36 ore. Rimandare in onda vecchie puntate è operazione simpatica, ma buona al massimo per “Blob” o quei riempitivi che la Rai trasmette d’estate. La cosa più tragica, però, è che se non ci avessero detto che quelli erano servizi vecchi di 15-20 anni non ce ne saremmo accorti.
Minimo Mauro. Chi sono gli autori di Massimo Mauro? Voglio credere che sia così antipatico per contratto. Ormai a Sky Sport fa la parte del rompiballe fisso, e la fa bene, sia chiaro, benissimo, ma fin troppo. Litiga con tutti, è sistematico, fa sempre la domanda che fa incazzare. Credo siano rimaste poche società con cui non si è scontrato. Lo schema però ormai è un po’ logoro. Massimo Mauro mi ricorda quei compagni di classe a cui si davano appuntamenti sbagliati al sabato pomeriggio per non trovarseli tra i piedi a qualche festa o in qualche uscita con le ragazze. Bisognerebbe variare. Provino a far fare la parte dello stronzetto a Porrà, che dà del lei anche ai bambini e spesso i calciatori intervistati non capiscono a chi si stia rivolgendo (“Ma lei chi? Mia sorella?”, pensano mentre ascoltano la domanda nell’auricolare); o provino a far fare una rissa via video a Marchegiani. Troppo facile così, mandando avanti il simpaticone del gruppo.
Oltre a essere più abbronzate, Doutzen Kroes, Karolina Kurková, Miranda Kerr e Alessandra Ambrosio sanno fare la difesa a quattro molto meglio di Ranocchia, Juan Jesus, Santon e Campagnaro
Palle ovali. Leggo su Repubblica (Dio mi perdoni) che il rugby in Italia è in crisi: sono stati spesi un sacco di soldi per ritrovarsi con una Nazionale scarsina, vecchia e senza ricambi, e soprattutto con un paese che tende a fregarsene. Per chi non ha cultura sportiva una partita di rugby rischia di essere noiosa quasi quanto una polemica sugli oriundi convocati da Conte. L’Italia è nella classica fase post sbronza: c’è stato un momento tragicomico, qualche anno fa, in cui tutti erano esperti di mischie, si faceva gran parlare di terzo tempo, si riempiva persino San Siro per le finte sfide con gli All Blacks. Oggi viene tutto a galla, e il rugby in Italia torna a essere passione di una nicchia. Le cose complicate lasciatele a noi inglesi, please.