Che cosa ci ha detto il derby più inutile della storia
L’oggetto sconosciuto ha un linguaggio del corpo particolare, una fisiognomica specifica, fronte per lo più bassa, capelli alla sans façon, sguardo vacuo. Quando ha la palla tra i piedi, la sua prima domanda è che ci faccio? La risposta è istintiva, i piedi lo lanciano in un dribbling senza futuro, il giocatore si incaponisce, si incarta e svanisce. Cerci, per dire, entra, va sulla fascia, ci prova una volta e buonanotte. Destro, per dire, che di mestiere fa il centravanti e dovrebbe sfondare le reti, gliene capita una buona ma non tira con la ferocia della fame di un Tevez, tira come tirerei io, borghesuccio grasso e inadeguato: ne viene fuori uno strangolone tra cuoio e prato. Siccome siamo tutti uguali, mettiamoci anche Kovacic che di profilo si vede che ha un problema e Shaqiri che ha un ciuffo imbrazzante. Questo ha detto il derby più inutile della storia.
L’oggetto sconosciuto è una contraddizione in subjecto, a un dato momento esplode, fa assist e gol importanti, gli aggettivi allora si sprecano, poi di colpo il grande nulla. Quando viene venduto, la sua ex squadra fa benissimo anche senza, magari meglio. Mister Bee o mister Lee, chiunque sia, che almeno mediti.
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