Ho sognato un grigio Mancio (davvero)
L’altra notte ho sognato il Mancio. Davvero, giuro. Non sono proprio uno psicotico del calcio, non lo sogno mai. Mai sognato nemmeno Mou, davvero. Epperò eravamo su uno strano grande taxi collettivo, forse a Firenze, e lui a un certo punto si gira e mi dice, e non riesco a decidere se sia più irritato o deluso: “Ma perché di Medel hai scritto quelle cose? Gli errori si fanno, ma c’è la professionalità dei calciatori da difendere, e ogni tanto voi dovreste essere più obiettivi”. Aveva un soprabito leggero di cachemire grigio chiaro, magnifico. Io sul taxi pensavo: a) lo facevo un po’ meno lamentoso, però. b) certo che a stare in una gabbia di matti come l’Inter, i capelli si fanno grigi anzitempo, ton sur ton con il soprabito. Poi mi è sembrato di sentire un “…sostenerci un po’…”, ma il ricordo qui diventa fioco. E comunque, è andata via anche questa. C’era un bel sole, i meritevoli campioni in gita a San Siro, si poteva chiuderla bene nel primo tempo. Ma i neuroni, cazzo!, i neuroni. “Perché di Medel hai scritto quelle cose?”. “… Ma io non le ho scritte, Mancio…”. Non ancora.