A Galliani preferiamo Maldini, vero Ancelotti?
Stiamo dedicandoci a una pratica autenticamente transgender: immedesimarci in Carlo Ancelotti. Mentre Galliani lo raggiunge in Spagna, per implorarlo di tornare al Milan, che quest’anno ha avuto poco di cui fregiarsi, a parte il belvedere sul volto del suo allenatore (Pippo, quanto sei bedduzzo!), ci chiediamo se scegliere un messo dall’aspetto più rassicurante avrebbe dato maggiori chance all’impresa. Il divorzio breve è legge, il Real Madrid ha mollato la presa, Berlusconi ha alzato la cornetta: nulla di tutto questo ha smosso Carletto, che ha altri progetti per il prossimo anno (fare il nonno e curarsi la cervicale). Non lo biasimiamo: ci faremmo condurre all’altare, tra le braccia dello stesso uomo da cui abbiamo divorziato anni fa, da uno che sembra Kojak? Certo che no e se anche ci stupisse con un corrusco paraclausithyron, il lamento davanti alla porta chiusa dell’amata dei poeti elegiaci greci, lo denunceremmo per stalking. A Galliani non avremmo aperto né cuore né regime patrimoniale, ma per Paolo Maldini saremmo state disposte a convivere con cervicale dolorante, sciatalgia e ufficiali giudiziari.