Assurdità, proteste e maledizioni, è iniziata la Copa América
Cile 2, Ecuador 0. Sono stati due “italiani” a sbloccare un risultato a lungo in bilico: lo juventino Arturo Vidal su rigore al 22esimo della ripresa, e poi il napoletano Edu Vargas a sei minuti dalla fine. E così, allo Stadio Nazionale del Cile di Santiago, è iniziata la Copa América.
Quarantaquattresima edizione del trofeo più antico: prima edizione nel 1916 in Argentina, primo vincitore l’Uruguay, anticipazione di quello che sarebbe successo 14 anni dopo nel primo Mondiale della storia. Ad organizzarla è la Confederación sudamericana de Fútbol, Conmebol, la più antica delle associazioni regionali aderenti alla Fifa, nata nel 1916 proprio per organizzare la prima edizione di un torneo convocato nei cent’anni dall’indipendenza argentina.
Il più longevo torneo calcistico per Nazionali quest’anno rischiava di non essere disputato a causa dello scandalo che ha colpito Sepp Blatter e diversi consiglieri della Fifa. Già una volta questo trofeo ha rischiato di saltare. Era il 1922 quando i tifosi brasiliani insorsero contro la legge razzista con cui il presidente Epitácio Pessoa aveva escluso i giocatori afroamericani dalla Seleção. Protesta che fece reintegrare in rosa gli esclusi e che permise, dopo due stagioni avvilenti, alla selezione verdeoro di vincere torneo per la seconda volta grazie ai goal determinanti del riammesso bomber Arthur Friedenreich: “il mulatto dagli occhi verdi”, figlio di un tedesco e di una nera brasiliana.
Una Coppa che già nella prima edizione ha riservato colpi di scena. Nel 1916 l’inventrice e prima organizzatrice della competizione, l’Argentina, dopo aver vinto per 6-1 il primo incontro col Cile rischiò di essere squalificata già alla seconda partita. In un’epoca di dilettantismo, infatti, un giocatore fu costretto infatti a dare forfait per un impegno di lavoro improrogabile. Dato che di riserve a quei tempi non venivano usate, l’albiceleste si ritrovò in campo con soli dieci uomini rischiando di perdere a tavolino. Il caso volle che tra gli spettatori sugli spalti c’era José Laguna, attaccante dell’Huracán: fu la convocazione più fulminea di tutta la storia del calcio mondiale, fu chiamato a gran voce a scendere in campo. Segnò lui il goal argentino dell’1-1.
[**Video_box_2**]Il dilettantismo delle prime edizioni è stato causa anche del travagliato ritorno a casa dei giocatori cileni dopo il torneo brasiliano del 1919. Una tempesta di neve bloccò il loro treno a Mendoza e per non restare in un hotel che avrebbero dovuto pagare di tasca propria preferirono affittare una carovana di muli, con cui passarono le Ande e tornarono a Santiago dopo un’odissea di 40 giorni.
Iniziata a quattro squadre tra Brasile, Argentina, Uruguay e Cile, la competizione ha visto via via aggiungersi il Paraguay nel 1921, il Perù nel 1925, la Bolivia nel 1926, l’Ecuador nel 1927, la Colombia nel 1936 e il Venezuela nel 1953. Dal 1993 sono sempre stati invitati come “ospiti” il Messico è un’altra squadra non Conmebol: via via si è trattato di Stati Uniti, Canada, Costa Rica, Giappone, e in questa edizione per la prima volta la Giamaica.
L’albo d’oro rivela un torneo combattuto: 15 vittorie per l’Uruguay, 14 per l’Argentina, appena 8 per il Brasile, due a testa per Paraguay e Perù, uno a testa per Colombia e Bolivia. Nessuna vittoria per Venezuela, Equador, Bolivia e Cile. Per ora, perché quella che da molti viene definita “la più forte generazione calcistica cilena di tutti i tempi” prova ora a infrangere il digiuno, contando anche sul fattore campo. Un missione difficile se si prende in considerazione la storia della Copa America: il trofeo infatti non è mai stato vinto da campioni come Pelé, Maradona, Zico, Socrates, Chilavert, Valderrama, Recoba. Sanchez, Vidal e compagni hanno iniziato bene, ma la strada verso la finale è lunga.