Pierluigi Collina (foto LaPresse)

Ahi, Tavecchio.

La pazza idea di Renzi: usare l'inchiesta sul calcio per rinnovare i vertici del calcio

Lanfranco Pace
Pare che da qualche mese un’ideona frulli nella testa del presidente del Consiglio e del suo entourage. Perché non provare ad azzerare un’altra fetta di establishment, perché non spingere Carlo Tavecchio, democristiano di lunghissimo corso e ineguagliabile navigatore sotto il pelo dell’acqua, a farsi da parte e mettere alla guida della Lega calcio, Pierluigi Collina?

Pare che da qualche mese un’ideona frulli nella testa del presidente del Consiglio e del suo entourage. Perché non provare ad azzerare un’altra fetta di establishment, perché non spingere Carlo Tavecchio, democristiano di lunghissimo corso e ineguagliabile navigatore sotto il pelo dell’acqua, a farsi da parte e mettere alla guida della Lega calcio, Pierluigi Collina: non propriamente fiorentino ma comunque della sezione arbitrale di Viareggio, homo certamente non novissimus ma molto erectus, al di sopra di ogni sospetto e da tutti blandito, uno che agli occhi dei calciomani vale quanto un Cantone, un Gabrielli e un Sabella messi assieme: in una parola il cranio più lucido del football europeo?

 

Da smaliziato erede del noto archetipo berlusconiano, Renzi sa quanto il calcio pesi sulla fantasia e sugli umori degli italiani. Per questo spesso e volentieri dimentica il dovere di riserva a cui dovrebbe essere tenuto dalla carica che ricopre e si lascia andare al tifo di parte, essenziale nella costruzione di cultura nazional-popolare. E sempre per questo, quando Graziano Delrio lascia Palazzo Chigi, redistribuisce tutte le deleghe ma tiene saldamente nelle sue mani quella allo sport. E quando Renzi ha un progetto, la prima occasione che gli si presenta si fa ghiotta tentazione: la gara per l’assegnazione dei diritti di ritrasmissione tv del campionato di serie A in cui secondo la procura di Milano sarebbero stati commessi vari reati, turbativa d’asta, turbata libertà degli incanti e ostacolo all’attività degli organi di vigilanza tocca anche Infront Italy srl, filiale della multinazionale cinese che gestisce la comunicazione sportiva in mezzo mondo, presieduta dal nipote di Joseph Blatter. E lambisce per l’appunto la Lega calcio di cui Infront è advisor per la vendita dei diritti televisivi.

 

[**Video_box_2**]La sponda utilizzata da Palazzo Chigi non è delle migliori, la speranza che le indagini giudiziarie possano servire ad altri obiettivi non sempre si concretizza e a volte si ritorce come un boomerang, quelli del Pd, maggioranza e minoranza unite, dovrebbero essere i primi a saperlo. L’inchiesta dei procuratori milanesi è certamente rigorosa e puntigliosa ma come ogni volta che si va all’attacco di una galassia sovranazionale del potere, si finisce appiedati a fare  inchieste collaterali, a cascata, e dall’una all’altra si finisce con il classico buco nell’acqua. Ci vorrà molto di più di un coinvolgimento marginale per fare saltare la ferrea intesa fra pupi e pupari che regge le sorti della Lega calcio e di cui la presidenza Tavecchio è al tempo stesso espressione e garanzia. Comunque  qualche crepa c’è nell’establishment pallonaro: Blatter è malato, Platini è mezzo inguaiato  e non si sente tanto bene nemmeno Adriano Galliani, padrino del patron di Infront Italy e di Claudio Lotito, a sua volta patron della Lazio e grande elettore e ispiratore, diciamo così, delle azioni di Tavecchio. Insomma le intenzioni di Renzi potrebbero non andare in porto ma di sicuro vengono al momento giusto. Se poi ci riesce, toglie muffe e ragnatele, riaffila gli strumenti ormai spuntati previsti dalla legge Melandri, inietta trasparenza e fa compiere anche al mondo del calcio il salto di generazione allora sarebbe davvero il Capitan Italia del riformismo.

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  • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.