Platini ha commesso reato di paragone stupido. Merita il carcere anche senza tangenti
Liverpool. Uno ci mette tutto il sangue freddo che ha, e anche quello che non ha, per rimanere garantista, per non saltare al collo di tutti i burocrati della Fifa e della Uefa proclamandoli colpevoli prima della celebrazione di un regolare processo. Mi sono dovuto ripetere molte volte allo specchio le arcaiche formule “innocente fino a prova contraria” e “oltre ogni ragionevole dubbio” per non fare il salto dalla parte dei magistrati e invocare la ghigliottina per Michel Platini, reo di essersi intascato da Blatter un paio di milioni di franchi svizzeri, e che nonostante tutto rimane in corsa per la successione alla Fifa.
Tutto questo lavorìo interiore verso il self control è andato alle lavoratrici più antiche del mondo quando ho letto l’intervista di Platini a Le Monde, quella in cui si paragona a Icaro. Sì, a Icaro, quello che voleva volare e finisce malissimo. Platini dice che ogni volta che si avvicina al sole si brucia, anzi viene bruciato, e il Grande Bruciatore non può che essere Blatter, personaggio che va disprezzato per esercizio di buonsenso ma che, in questo schema perverso, diventa il disgraziato satrapo che come ultimo gesto della sua stagione tirannica impedisce a un nuovo satrapo di librarsi verso il sole. L’alato Platini non solo precipita, mesto e umano come in una tela di Matisse, ma viene trascinato nel fango, coperto di vergogna, anche se a memoria è difficile visualizzare i trascinamenti fangosi di questo eterno abitatore di stanze del potere. E tutto questo sarebbe anche tollerabile, ma con Icaro Platini ha fatto il salto dello squalo, e i propositi di garantismo si squagliano come la cera delle sue ali, e sogno l’introduzione del reato di “paragone con Icaro” per poterlo vedere condannato per direttissima.
Che classe. E’ il 1996, e durante un match di Premier League in cui è impegnato il Sunderland una signorina – già desiderosa di apparire in “That win the best” – entra in campo per parlare con Niall Quinn, irlandese ex Manchester City alla prima stagione con la maglia dei Black Cats. L’attuale presidente del Sunderland, da sempre attento all’eleganza e allo stile, disapprova lo slip tirato su e il calzino bianco che spunta dalla scarpa, a sua volta un po’ troppo colorata. Per questo guarda altrove con eleganza, come fanno certi lettori quando, sfogliando il Foglio in pubblico, arrivano a questa pagina.
(Si ringrazia sentitamente l’account twitter @LdBorghetti per la foto, in cui la prospettiva può trarre in inganno)
Mi consolo guardando il gesto nobile, perfino francescano, che gli imprenditori immobiliari Gary Nevile e Ryan Giggs hanno fatto, permettendo agli homeless che si sono accampati in un albergo di Manchester comprato dai due, e in attesa di restauro, di rimanere lì fino alla fine dell’inverno. Poi uno dice che il problema è avvicinarsi al sole. Per trovare altre notizie consolanti bisogna andare dalle parti di Mourinho, che ha ritrovato vittoria e Diego Costa, e ha lasciato fuori Hazard senza ragioni apparenti, operazione psico-strategica tipicamente mourinhana che può essere forse letta come il ritrovamento dello spirito annebbiato. Forse anche Hazard voleva avvicinarsi al sole, e si è bruciato.