Il brutto metodo “Opti Tavecchio”
Si può anche difendere, per partito preso contro i soliti fighettini moralizzatori, un personaggio imbarazzante come Carlo Tavecchio, presidente della Federcalcio. E noi l’abbiamo anche fatto. Adesso però il talentuoso manager sportivo, dopo “Opti Pobà” e altre minuzie, s’è fatto beccare a parlare in termini disdicevoli di “ebreacci” e di omosessuali. Il calcio italiano se lo può permettere, Tavecchio? Il direttore di SoccerLife, che ha diffuso le frasi incriminate, spiega che il file audio è stato diffuso solo ora (mesi dopo) perché si è accorto tardi degli insulti razzisti contenuti. Insomma, solo cattivo giornalismo, il suo. Ma i giornaloni approfittano per far sapere che Matteo Renzi “non ne può più”, e che pur non avendo il governo i mezzi formali per cacciare il chiacchierino ex capo della Lega dilettanti, a un regime change ci stanno pensando davvero. Però qui si pone una questione, non formale, che riguarda Federcalcio ma non solo. Si può definirla il metodo scontrino-Marino.
C’è un amministratore, una carica pubblica, un manager qualsivoglia che non va bene, e un sistema che va male altrettanto? Il metodo sarebbe prendere il responsabile inadatto e farlo accomodare ai giardinetti, poi prendere il settore e rivoltarlo come un guanto. Sul caso Tavecchio, basterebbe vedere come sta maltrattato il calcio, dai diritti tv in giù. E invece si sta ad attendere lo scivolone, la gaffe da indignazione collettiva, per poi dire “eh be’… uno così, in quel posto”, e suggerire passi indietro nel nome di nuove e magnifiche regole di qualità e trasparenza. Ma questo, oltre che meschino, è un metodo da vecchia politica, da Italia appiccicosa. Tutto il contrario di quel che servirebbe.