Calcio è potere
Sepp Blatter e Michel Platini sono stati riconosciuti colpevoli di corruzione e abuso di ufficio dalla commissione etica della Camera arbitrale della Fifa e sospesi per otto anni. C’è soddisfazione in giro, si dice che finalmente sono state spalancate porte e finestre, finisce la lunga èra dell’immoralità, torna quella mitica del cinghiale bianco. La sola dizione “commissione etica” evoca nefandezze burocratiche in ogni tempo e in ogni dove ed è da brividi: una commissione etica di una Camera arbitrale poi è capace di tutto.
Magari i due saranno pure imbroglioni e gaglioffi. Magari davvero il presidente della Fifa ha rifilato due milioni di franchi svizzeri al capo della Uefa per tenerselo buono e ora non è in grado di produrre pezze d’appoggio convincenti. Di certo i due satrapi condividono lo stesso delirio di onnipotenza e visto che si somigliano, si pigliano e si combattono.
Ma per quanto ci si sforzi non si vede nel loro operato nulla di diverso dall’aver elargito favori e prebende in cambio di sostegno: ovvero di aver usato appieno il fenomenale potere di cui hanno goduto. In altri termini hanno fatto politica. Allora la domanda non è se abbiano dato o preso bustarelle ma se la loro sia stata una buona politica.
Blatter e Platini hanno colto tutto il valore geopolitico e strategico del calcio, ne hanno intuito le enormi potenzialità politiche, diplomatiche ed economiche, hanno trasformato in valore aggiunto l’allargamento a nuovi continenti di uno sport che fino a qualche anno fa era sostanzialmente confinato all’Europa e al sud America. Hanno sempre mostrato l’imprinting, il piglio del manager postmoderno che sa come vendersi e porsi su una scena mondiale. Non è poco: non si conoscono esempi simili in altri sport e a dire il vero in nessun’altra istituzione internazionale, basti vedere i grigi e chiacchierati funzionari dell’Onu.
Sarebbe stato una scelta avventata o la corruzione far assegnare i due prossimi mondiali alla Russia e al Qatar? Platini avrebbe commesso un errore ad allargare la formula della Champions League alle nazioni appartenenti all’ex Unione sovietica perché secondo gli snob lo spettacolo ne avrebbe risentito? Ma quanto la spocchia dei fondatori europei avrebbe potuto resistere alle spinte della globalizzazione?
[**Video_box_2**]Blatter poi è quello della scommessa largamente vinta dei primi Mondiali in terra africana, dell’attenzione sistematica all’Asia dove in dieci anni il calcio è esploso, conquistando centinaia di milioni di appassionati e tifosi e con notevoli ricadute economiche. Ha ragione Putin a dire che a Blatter andrebbe fatto un monumento e non è perché lo dice lui che sa di zolfo che il presidente della Fifa debba essere marchiato con la lettera scarlatta. In fondo se i giochi si sono riaperti, se altre nazioni e altri gruppi di potere si preparano a intascare legittimamente cospicui profitti, è perché il piatto è ricco e lo hanno arricchito i mariuoli. Ci sono cose che una commissione etica proprio non riesce a capire: che l’incapace onesto può anche piacere ma è il capace disonesto che muove la storia.