Peggio del diverbio di Mancini e Sarri c'è solo la giustizia sportiva
Al direttore – Peggio della goffa autodifesa di Sarri e della stizzita infamata di Mancini – è corso da mamma televisone per dire che quel cattivone dell’allenatore del Napoli gli aveva detto “frocio!”, e per una volta mi tocca dare ragione a Varriale, che ha twittato: se riportiamo cosa viene detto a bordo campo bisogna squalificare mezza serie A – c’è solo la decisione della Giustizia sportiva, che avrebbe deciso di non punire pesantemente Sarri per quelle sue frasi “perché Mancini non è gay”. C’è una regola non scritta ma sacra: in campo e negli spogliatoi succede e si dice di tutto, ma non deve uscire. La frase di Sarri non l’aveva sentita nessuno, lì sarebbe rimasta – antipatica, di cattivo gusto quanto volete – Mancini ha rotto il recinto sacro usando un argomento che lo avrebbe subito messo dalla parte della ragione politicamente corretta, l’omofobia (confondendola con il razzismo). Di colpo il ridicolo santino dell’operaio in panchina con la tuta è venuto giù, come succede a tutti quelli troppo esaltati. Sarri invece è come tanti, un po’ grezzo, di pancia, non ha un bel ciuffo né cravatte eleganti. E soprattutto non ha le capacità comunicative di Mancini, che sa piangere al momento giusto, decide chi deve stare nel mondo del calcio e chi no in base ai parametri della nuova polizia del pensiero mainstream, della quale è diventato agente zelante – chi non ha pensato “eh no signora mia, i froci no”?. Buon per Sarri che Mancini non sia gay, altrimenti lo avrebbero impiccato alla panchina.
Jack O’Malley
Dopo essere stati costretti ad accettare lo strazio della moviola in campo ora ci tocca anche sopportare la moviola dello gnè gnè. Il calcio è bello perché è imperfetto. Il calcio, come da celebre definizione di Toninho Cerezo, è riso con i fagioli. Je suis Sarrì.