Squadre da incubo ruba il lavoro a Reja, Sonetti e Cagni
Ci sono circostanze che necessitano di colpo d’occhio, velocità di analisi e una certa dose di sfrontatezza. Dove più che bravura e talento sono richieste qualità speciali, saper motivare certo, ma soprattutto altro: “Avere le palle grandi come lo stadio”, rese tutti edotti, in un’intervista alla Domenica Sportiva, l’ex presidente dell’Ascoli Costantino Rozzi, giustificando l’esonero dell’allora tecnico della sua squadra Giovan Battista Fabbri e annunciando la scelta di ingaggiare Carletto Mazzone. Perché salvare una squadra dalla retrocessione è missione complicata, soprattutto se le condizioni di partenza sono svantaggiate e si inizia a stagione compromessa. Compito molto spesso riservato a specialisti del genere: come Edy Reja, ora allenatore dell’Atalanta, spesso chiamato da presidenti disperati a salvare il salvabile; come Nedo Sonetti, Luigi Cagni, Bortolo Mutti. Questo almeno sino a giovedì, perché quello che sinora era fatto privato e segreto, cosa da spogliatoio, è ora reso palese a favor di telecamera a Sezze Scalo dalla coppia formata da Gianluca Vialli, ex attaccante di Cremonese, Sampdoria, Juventus e Chelsea, 259 gol in carriera e una dozzina di titoli in bacheca (tra cui una Champions League nel 1996 con i bianconeri), e Lorenzo Amoruso, difensore cresciuto a Bari, diventato un mito in Scozia, a Glasgow, sponda Rangers. L’obiettivo è rilanciare il Setina, che non vince da 35 partite, ha subito 122 gol e finisce raramente in 11 le partite.
Mica facile sistemare una squadra così in sette giorni, anche nel paese con la più alta concentrazione di allenatori per chilometro quadrato al mondo. Talmente complicato che qualcuno ieri, prima del via della trasmissione Squadre da Incubo già twittava: “Non ce la farebbe Mourinho, figuriamoci Vialli-Amoruso #SquadreDaIncubo”. Scetticismo diffuso perché Vialli manca dalla panchina dal 2001 e Amoruso non c’è neppure stato una volta. Ma il calcio “è metà tattica e metà testa e molto culo", a dirla con Franco Scoglio. E molto culo lo hanno avuto la coppia vedendo come è andata a finire la partita, vedendo quel gol all’ultimo minuto su punizione, con tanto di deviazione e traversa, che dà la vittoria ai padroni di casa. Un epilogo che sembra uscito da uno sceneggiato di una telenovela italiana dove alla fine di tutto l’amore trionfa. Ma il calcio molte volte è così e il sospetto viene solo perché vorremmo essere noi a fare quello che stanno facendo Vialli e Amoruso, perché in fondo ci sentiamo mister, e quando siamo in tribuna o davanti alla televisione ci lamentiamo per un giocatore non schierato titolare, per una sostituzione non effettuata. Anche quando il pallone non rotola nei grandi stadi ma solo in provincia, in quel calcio che molto spesso non vediamo neppure e che ci stupisce quando lo incontriamo al bar, in tuta a bere un birra dopo gli allenamenti. Quello del bomber con la pancetta, dei portieri antichi almeno quanto gli spogliatoi dove si cambiano, dei difensori che sembrano boxeur in pensione.
E anche se montaggio, costruzione della storia, caratterizzazione dei personaggi sono gli stessi utilizzati dallo chef Gordon Ramsay per entrare nello star system e nell’immaginario collettivo come il cuoco bravo che si incazza e dice le parolacce, il format è efficace anche sul terreno di gioco. Perché calcio e cucina non sono poi mondi così diversi, si devono attendere a regole simili, compiti specifici a cui attenersi, creatività personale inserita in disposizioni precise di un capo che va seguito e che quasi sempre è poco propenso a sentire voci diverse dalla sua.
[**Video_box_2**]Un esperimento comunque positivo, che si fa guardare nonostante un inizio un po’ forzato, con frasi motivazionali che darebbero a Jack O’Malley l’impulso di attaccarsi a una bottiglia di brandy e scolarsela tutta nel minor tempo possibile. Vialli fuori dal campo è motivatore capace, sia televisivamente, ma non è una novità dati i trascorsi a Sky calcio, sia calcisticamente e Amoruso in campo dimostra quell’esperienza che per vincere in serie inferiori basta e avanza. Un lavoro che ha dato i suoi frutti dato che ora il Setina è sesto nel campionato di seconda categoria con 9 vittorie, 2 pareggi e 7 sconfitte. Un’inversione di tendenza netto rispetto a prima dell’intervento delle telecamere, iniziato con il 3-2 ripreso nella prima puntata. Un esperimento che dimostra che il calcio è “televisionabile”, che Campioni è stata per fortuna solo una parentesi brutta.