Gianni Infantino

Chi è Gianni Infantino, lo svizzero candidato alla presidenza della Fifa

Francesco Caremani
Nato a Briga, Svizzera, il 23 marzo 1970, una volta diventato avvocato si è occupato di diritto sportivo. Segretario generale del Centro Internazionale di Studi di sport (CIES) presso l’università di Neuchatel è entrato nell’Uefa nel 2000, ricoprendo vari incarichi fino a diventare segretario generale.

Gianni Infantino più che l’uomo nuovo appare come l’uomo di riserva, fuori Michel Platini dentro lui. L’ex campione francese era il candidato Uefa per la presidenza Fifa prima della sospensione da parte del comitato etico di quest’ultima, Infantino lo è diventato per esclusione. Una candidatura in partenza debole che si è rafforzata strada facendo, anche se l’avvocato italosvizzero ha dato più volte l’impressione di essere qui per caso e con poca voglia, pur consapevole che da questa gara non si torna indietro, o vince o perde tutto. E forse è proprio questo il leitmotiv della sua candidatura, pure l’Uefa infatti è a un bivio e, nonostante Blatter abbia da tempo allargato il consenso globale sul calcio e le sue manifestazioni, sente scivolare dalle proprie mani (per sempre?) un potere invisibile ma fortemente riconosciuto sul football mondiale. “Negli ultimi nove anni ho lavorato con Platini. Condividiamo molti punti di vista e molte idee. È ovvio che abbiamo la stessa filosofia su molte cose, ma io sono Infantino”, ha detto per smarcarsi da luoghi comuni imbarazzanti.

 

Nato a Briga, Svizzera, il 23 marzo 1970, una volta diventato avvocato si è occupato di diritto sportivo. Segretario generale del Centro Internazionale di Studi di sport (CIES) presso l’università di Neuchatel è entrato nell’Uefa nel 2000, ricoprendo vari incarichi fino a diventare segretario generale. In questa veste ha gestito i rapporti con Commissione e Consiglio europei, ma sarà ricordato, soprattutto, per il fair play finanziario, insieme con l’ampliamento della portata dei Campionati Europei e il rafforzamento, economico, della Champions League. Con Platini, cosa che forse fa comodo a molti non ricordare, si è battuto contro le combine e le scommesse clandestine sul calcio, trasformando l’Uefa nella confederazione più attenta e tenace nel contrastare il fenomeno. Contro di lui, al momento, non ci sono accuse in sospeso né scheletri nell’armadio. Aveva un grande alleato, Michel Platini, e un potente nemico, Joseph Blatter, entrambi teoricamente in fuorigioco.

 

I punti di forza del suo programma sono il controllo di tutti i flussi finanziari e la pubblicazione degli stipendi dei dirigenti Fifa. Deboli invece: massimo 3 mandati di quattro anni per i prossimi presidenti e l’allargamento a 40 squadre dei Mondiali, da giocarsi in più sedi e con una rotazione trasparente delle assegnazioni fra continenti. Sul primo è stato detto che due mandati, come in molte democrazie occidentali, sarebbero sufficienti, sul secondo sin troppo facile sottolineare l’escamotage per accattivarsi le simpatie dei Paesi calcisticamente emergenti e soprattutto di quelli che guardano allo sceicco Salman Bin Ebrahim Al-Khalifa come futuro presidente della Fifa. Al momento può contare su 98 voti, tra Europa (anche se alcuni membri dell’Uefa avrebbero espresso dubbi circa la sua figura e Malta si è apertamente schierata con Ali Al Hussein; mentre Austria, Repubblica Ceca, Ungheria, Liechtenstein, Polonia e Slovacchia gli hanno giurato fedeltà) e America, contro i 100 del presidente Afc e gli 11 ballerini dell’Oceania. Il 26 febbraio si gioca una carriera e il futuro nel mondo del calcio, forse ne avrebbe fatto a meno, ma se Michel Platini era l’immagine (sicuramente sbiadita) dell’Uefa, Gianni Infantino era la macchina, dubitare della sua forza, della sua resistenza, della sua capacità di lobbying sarebbe un errore.
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