Vincenzo Nibali davanti ad Alejandro Valverde al Tour de France 2015. Sono loro i due favoriti del Giro (foto LaPresse)

Tutto quello che c'è da sapere sulla 99esima edizione del Giro d'Italia

Giovanni Battistuzzi
Partenza da Apeldoorn, Olanda, arrivo a Torino. In mezzo 21 tappe a risalire la penisola. Non solo Vincenzo Nibali contro gli spagnoli. Ecco altimetrie, salite, favoriti, sorprese, record: in quattro infografiche il punto sulla corsa rosa 2016.

In principio sarà sfilata. Una bici dopo l’altra, sole, contro il tempo. Primo giorno, prima cronometro. Dieci chilometri buoni per dare un senso alla classifica, una sfoltita al gruppo di chi è salito sino in Olanda per puntare alla vittoria finale. Il novantanovesimo Giro d’Italia inizia così, sfidando le lancette, lontano dall’Italia perché finanziamenti e visibilità internazionale non sono cosa da buttare in un periodo nel quale gli sponsor diminuiscono i finanziamenti e il Tour de France continua a monopolizzare interessi e investitori.

 


Non perdete lo speciale del Foglio sul Giro d'Italia. Ogni giorno oltre a leggere quanto sucessesso in corsa l'esclusico abecedario per sapere si cosa parlano i telecronisti durante la gara


 

 IL GIRO D'ITALIA TAPPA PER TAPPA


 

 

IL PERCORSO

 

In terra oranje i corridori rimarranno tre giorni. Tre tappe di velocità elevata, di pianura continua, di calma apparente. Perché lassù non sono le salite a preoccupare gli atleti, non ce ne sono, è il vento il pericolo maggiore. Quando spira, è vortice, crea buchi, genera distacchi. L'anno scorso al Tour de France, in Olanda Nibali perse oltre un minuto per una foratura e un ventaglio (quando il gruppo si dispone lateralmente rispetto a chi ci precede nella direzione opposta rispetto a quella da dove proviene il vento) non preso.

 

Al rientro nel Belpaese sarà risalita. Dalla Calabria verso il Friuli, poi virata a ovest, Dolomiti, alpi trentine, piana lombarda sino al gran finale piemontese, a Torino domenica 29 maggio. In totale 21 tappe, 3.463 chilometri, 3 cronometro di cui una tutta a naso all'insù sino all'Alpe di Siusi (15a tappa, domenica 22 maggio), 4 tappe di alta montagna, 6 arrivi in salita, 7 frazioni di salitelle, muri e colpi di mano, le altre 7 adatte alle ruote veloci, forse. Perché ci sono trappole ovunque, strappi che appaiono all'improvviso che possono sconvolgere il normale racconto di viaggio.

 

Già verso Praia a Mare, quarta tappa e prima in Italia, si potrà assistere a imboscate. La Calabria è terra di briganti e il percorso disegnato dagli organizzatori sembra un omaggio alla loro storia. Prima del traguardo ci sono 80 chilometri che non lasciano tirare il fiato, un saliscendi continuo. Alla sesta tappa il primo arrivo in quota: si salirà verso Roccaraso, una lunga ascesa senza pretese, ma buona per testare la condizione. All'ottava tappa c'è lo sterrato dell'Alpe di Poti: si scollina a venti chilometri dall'arrivo, la discesa è vorticosa, velocissima. Il giorno dopo cronometro tra le colline del Chianti: 40 chilometri dove la pianura non esiste, un su e giù continuo nel quale anche i non specialisti possono ben figurare. Poi Sestola, secondo arrivo in salita, più duro del primo, soprattutto perché ai meno 15 c'è si svetta a Pian del Falco.

 

 

Da venerdì 20 maggio iniziano le salite vere. All'inizio sono muri e nemmeno troppo corti. Attorno a Cividale del Friuli si sale e si scende di continuo. Le pendenze sono cattive, il giudizio potrebbe essere severo. Poi maratona sulle Dolomiti. Sei passi in nemmeno 150 chilometri, e che passi: Pordoi, Sella, Gardena, Campolongo, Giau, Valparola. E' la sella Ronda al completo, un peregrinare sotto le più belle montagne d'Italia. Lo spettacolo visivo è un incanto, peccato che i corridori non lo riusciranno ad apprezzare.

 

Il gran finale è a occidente. A Pinerolo un assaggio: due salitelle da arrampicata giusto per sadismo. Poi due tapponi: Cima Coppi – la vetta più alta della corsa –, Colle dell'Agnello, verso Risoul, dove Vincenzo Nibali nel Tour de France del 2014 mise la parola fine alle speranze altrui di strappargli la maglia gialla; infine Col de Vars, Col de la Bonette, Colle della Lombarda e arrivo a Sant'Anna di Vinadio. Si corre sempre oltre i duemila metri. E saranno guai per molti: sono salite interminabili, dove l'ossigeno scarseggia e i panorami si affollano di arbusti e pietraie.

 

A Torino domenica 29 maggio si festeggeranno vincitori e vinti. E si conteranno i superstiti.

 


Vincenzo Nibali durante la salita alle Tre cime di Lavaredo al Giro d'Italia del 2013


 

 

TUTTE LE SALITE DEL GIRO

 

 

FAVORITI

 

Probabilmente sarà Italia-Spagna, palio e corrida. Vincenzo Nibali da una parte, Alejandro Valverde e Mikel Landa dall'altra. E' Giro da scalatori, ma nemmeno troppo. Serve attenzione e faccia tosta, serve colpo d'occhio e capacità di improvvisare. E così i primi due soprattutto nella prima parte della gara potrebbero avvantaggiarsi sul terzo. Sono volponi con pedigree pesante e una lunga esperienza nelle gare a tappe. Il basco è invece giovane, è incline a distrazioni, ma l'anno scorso ha dimostrato di saperci fare in salita, riuscendosi a piazzare terzo sul podio della corsa rosa.

 

Il resto non è però contorno (qui tutti i partecipanti alla corsa). L'olandese Tom Dumoulin, i colombiani Rigoberto Uran ed Esteban Chaves, il russo Ilnur Zakarin, il polacco Rafal Majka sono uomini di agonismo e resistenza, di spunto e consistenza. E poi c'è Ryder Hesjedal, canadese, vincitore del Giro del 2012, uno che non molla mai, che in un modo o nell'altro resiste a tutto. Un fachiro del pedale che trova sempre il modo di trovare spazi e piazzamenti. Anche Domenico Pozzovivo proverà a stare davanti quando la strada inizierà a salire. Il corridore lucano ha in salita è forte, ma paga sempre qualche giornata storta.

 

 

 

LA MEGLIO GIOVENTU'

 

Corridori navigati e giovani pronti a sbarcare davanti al gruppo. Le grandi corse a tappe sono nave scuola e molte volte qualcuno impara presto a destreggiarsi nelle prime posizioni. E quest'anno finalmente potrebbe essere la volta buona per i corridori italiani. Due su tutti. Il primo è Davide Formolo, scalatore piccolo e tignoso; l'altro è Giulio Ciccone, che è al primo anno di professionismo, che è acerbo e ancora deve capire dove può arrivare, ma ha talento e faccia tosta. E poi c'è Bob Jungels, lussemburghese di 24 anni, forte a cronometro e tenace in salita. In tanti lo credono un predestinato. Chissà.

 

 

I record del Giro
Create column charts