Vincenzo Nibali

La resa di Nibali, la legge di Kruijswijk. Ad Andalo vince Valverde. Allarme evasione fiscale al Giro

Giovanni Battistuzzi

Il murciano vince in volata sotto le Dolomiti del Brenta davanti alla maglia rosa e al russo Zakarin. Lo Squalo ancora in difficoltà saluta le ambizioni di vittoria finale. L'abecedario della corsa: R come Ricevuta fiscale, R come Rifornimento.

Sedicesima tappa, Bressanone-Andalo, 133 chilometri. Lo svolgimento è caotico e dinamico: un susseguirsi di scatti e volate, di salite affrontate a tutta. Il finale un'ulteriore sentenza. Se non definitiva, quanto meno amara per Vincenzo Nibali. Lo Squalo fatica, prova a salvarsi dal tracollo con carattere e orgoglio, ma le gambe che segnavano distacchi al Giro del 2013 e al Tour de France del 2014 non si vedono. Ora il distacco è enorme, ma per classe e ardore il messinese ha pochi eguali e un impresa per rientrare tra i tre è ancora possibile. Chi invece dimostra a ogni pedalata di andare meglio degli altri è Steven Kruijswijk, elevatosi a gestore della corsa rosa, a reuccio delle montagne del Giro. L'olandese risponde a ogni attacco, anche all'ultimo, quello decisivo, quello di Ilnur Zakarin e Alejandro Valverde. Sono lo loro tre a fare il vuoto davanti, loro tre a giocarsi la volata finale: primo Valverde, secondo Kruijswijk, terzo Zakarin staccato di qualche secondo. Dietro il gruppetto dei primi inseguitori (Esteban Chaves staccato di 40"), staccato di 1'46" Vincenzo Nibali, stanco e sfiduciato, momentaneamente fuori dal podio.

 



 

I chilometri che dividono Bressanone e Andalo sono pochi, ma hanno rappresentato un compendio di storia ciclistica. Avvio veloce, scatti a ripetizione già dalla prima salita, i migliori della classifica a fare forcing e distacchi già da subito. Un ritorno agli anni Trenta, agli assoli di Gino Bartali negli anni Quaranta, a quelli di Fausto Coppi a cavallo dei Cinquanta. I migliori che fanno corsa solitaria sin dal mattino, che si involano solitari in un faccia a faccia votato al massacro energetico.

 

Questo il racconto di oggi. La salita iniziale è trampolino per i più forti. Vincenzo Nibali ieri aveva annunciato: "Attaccherò". E' stato di parola. Sul Passo della Mendola ha fatto selezione, si è portato dietro Alejandro Valverde, Ilnur Zakarin e la maglia rosa Steven Kruijswijk che ancora una volta c'ha messo la faccia e davanti il naso, senza mai tirarsi indietro, come è d'uopo per ogni primattore a pedali. L'inizio per il messinese è promettente, la salita verso Fai della Paganella, un problema, quella verso Andalo una caduta. Per lo Squalo è resa, per ora, discesa dal podio, sofferenza. Ora valuterà il futuro, ha detto il suo preparatore Paolo Slongo: continuare o andare a casa le alternative.

 

ARRIVO: 1. Valverde 2. Kruijswijk 3. Zakarin +8" 4. Ulissi +37" 5. Jungels 6. Lopez +38" 7. Firsanov 8. Chaves +42" 9. Majka +50" 10. Pozzovivo +1'47"

CLASSIFICA GENERALE: 1. Kruijswijk 2. Chaves +3'00" 3. Valverde + 3'23" 4. Nibali +4'43" 5. Zakarin +4'50" 6. Majka +5'34" 7. Jungels +7'57" 8. Amador +8'53" 9. Pozzovivo +10'05" 11. Siutsou +11'03"

 

 


Abecedario fisso – L’Altro Giro d’Italia di Maurizio Milani

 

R come anche RIDE IN PINK – La fantastica maglia rosa ufficiale quest’anno è disponibile anche nella taglia XXXXL. Fino al Giro d’Italia scorso non c’era in vendita la maglia per chi pesa oltre i 200 chili. Vediamo la distribuzione delle taglie sulla vendita di 100 magliette: 27 per cento M; 10 per cento L; 10 per cento XL; 5 per cento XXL; il resto sono XXXXL

 

P.S. Le maglie rosa per bambini obesi sono finite oggi. Fate indossare ai bambini delle tende da salotto rosa. Ciao.

 

R anche come RICEVUTA FISCALE. Tale documento è stato introdotto in Italia nel 1979. Durante il Giro però tale legge viene sospesa. Il motivo è semplice. I tifosi che aspettano che passano i corridori comprano bevande e panini e l’ultima cosa che hanno in mente è di ritirare lo scontrino fiscale ecc. Per cui il legislatore per aiutare il commercio ha sospeso tale normativa per le località dove passa il Giro d’Italia. Per me è giusto.


 

Abecedario del Giro

 

R come RIFORNIMENTO – C’era un tempo nel quale ognuno doveva pensare a se stesso e dalle macchine che seguivano la corsa nulla poteva essere passato ai corridori: né pezzi meccanici, né cibo, neppure l’acqua. E così per decenni e decenni, lungo il percorso delle tappe del Giro ogni fontana diventava una coda di borracce da riempire, ogni bar un assalto alla garibaldina. Si entrava e si arraffava l’arraffabile, poi si inforcava di nuovo la bici e si rincorreva chi non si era fermato. E chi non si era fermato erano sempre i capitani, quelli che in mente avevano soltanto la classifica della corsa o una vittoria di tappa. Gli approvvigionamenti erano compito esclusivo dei gregari. Loro scendevano di bici, rabboccavano, prendevano, riempivano tasche di liquidi e panini, per poi ripartire e rincorrere. E a quei baristi o pizzicagnoli che chiedevano “chi paga?”, la risposta era sempre la stessa: “Paga Cougnet”, oppure “paga Torriani”. Solo che né Cougnet prima e Torriani poi pagavano mai. Non era compito dell’organizzazione, dicevano. Non è compito delle squadre, rispondevano i direttori sportivi. L’assalto rimaneva carico caritatevole dei commercianti. Andava così, lo capirono in molti. E così i corridori al loro passaggio iniziarono a trovare serrande abbassate e porte chiuse. “Ma paga Torriani”, insistevano i girini. Nessuna risposta dall’interno. Così il Giro si dovette reinvenatare. Il boom economico e i soldi degli sponsor introdussero prima rifornimenti durante il percorso, poi la “magnanimità” degli organizzatori la possibilità di rifornirsi alle ammiraglie. I gregari ringraziarono. E con loro baristi e commercianti.