Non solo Inter, lo squadrone di Xi Jinping si muove in Italia. Perché i cinesi investono in serie A
Esce Pavia entra Milano. Nella geografia del calcio italiano la Cina mantiene occupata una casella, ma ne aumenta il peso e l'importanza. Dalla Lega Pro alla serie A, dalla provincia lombarda al centro economico e politico, dal biancoazzurro al nerazzurro. E così mentre l'imprenditore cinese Xiao Dong Zhu è pronto a fare un passo indietro e disinvestire dal Pavia calcio, il Suning Group a fine giugno acquisterà il il 70 per cento delle quote societarie del'Inter. Mancano ancora le firme, certo, ma l'accordo c'è già e il presidente Erik Thohir ha già dato mandato ai suoi legali di chiudere la trattativa. E questo è solo l'inizio: il prossimo colpo potrebbe essere il Milan, l'altra metà della Milano calcistica.
I nerazzurri quindi avranno un nuovo proprietario ed è nome non solo illustre, ma di sicuro affidamento. Zhang Jindong è secondo Forbes il 402esimo uomo più ricco del mondo e il Suning Commerce Group un colosso che vale 16,2 miliardi di dollari, che fonda il suo business sulla vendita di prodotti elettronici: possiede 1.600 negozi in franchising, il secondo sito di e-commerce del paese e gestisce il 20 per cento del mercato del settore. Non solo business, anche tanto calcio. Nel 2015 infatti Jingdong ha rilevato lo Jiangsu Suning, squadra della Chinese Superleague, nella quale ha investito 101,1 milioni di euro solamente nell'ultima sessione di mercato (Alex Texeira costato 50 milioni, Ramires 28). E pochi mesi dopo l'acquisizione della squadra, il Suning Commerce Group ha investito 350 milioni di euro per dare il via a PPTV, web tv cinese che punta a diventare una delle principali piattaforme per la trasmissioni di eventi sportivi, tanto che si è già accaparrata i diritti per trasmettere la Liga spagnola per i prossimi cinque anni.
Lo Jiangsu Suning ha investito 101,1 milioni di euro solamente nell'ultima sessione di mercato
Il calcio in Cina è un mercato enorme e ancora in fase di rodaggio. Il campionato sta crescendo in prestigio e seguito (il numero di spettatori è più che triplicato negli ultimi quattro anni e il numero di utenti che lo seguono via tv o internet addirittura cresciuto di dieci volte nello stesso periodo), e tutti i maggiori gruppi economici del paese hanno deciso di investire in squadre calcistiche o in società di entertainment, seguendo la spinta a investire data dal governo centrale di Pechino. Xi Jinping infatti, già prima di assumere la guida del paese, aveva posto come uno degli obiettivi del suo mandato quello di trasformare il paese del Dragone in una delle realtà più importanti del calcio mondiale.
La Cina punta a ospitare la Coppa del Mondo del 2026 e vuole arrivarci con un movimento maturo capace di esprimere una formazione che possa competere a grandi livelli. E per portare a termine questa missione il procedimento è quello solito: capire come gestire il prodotto, carpirne il know-how, inserirlo nel paese e sfruttare l'enorme bacino di persone. Xi Jinping come prima cosa ha agevolato i maggiori gruppi economici a investire nel calcio, ha promesso loro la spartizione degli introiti del Mondiale. Con un campionato allettante è aumentato l'interesse e con questo la richiesta. L'aumento di questa ha spinto il Wanda Group – il più grande gruppo cinese con un fatturato di 43,6 miliardi di euro e interessi economici che vanno dal settore immobiliare a quello alberghiero –, a investire 1,05 miliardi nella Infront Sport&media, la più importante società di sport marketing al mondo, acquistata nel luglio 2015 dal fondo di private equity Bridgepoint.
Tifosi dell'Inter in Cina
Nemmeno un anno dopo, nel maggio 2016, una cordata cinese formata da Everbright, gruppo di servizi finanziari, e da Baofeng azienda di digital entertainment, rilevava il 65 per cento delle quote di M&P Silva, il gruppo titolare dei diritti televisivi della Serie A per l'estero e di molte competizioni sportive internazionali.
La Cina ha dimostrato solidità e buone intenzioni, ha preparato il terreno per il colpo grosso: l'acquisizione di un club di prima fascia, l'Inter (il Wanda Group possedeva già il 20 per cento dell'Atletico Madrid, la United Vansen International Sport Co. il 100 per cento del club olandese Ado Den Haag, il Rastar Group il 58 per cento dell'Espanyol). Ha scelto l'Italia per farlo per una serie di ragioni economiche, i club sono più facilmente acquistabili, il calcio italiano attraversa una fase di transizione, il brand Italia è il più amato in Cina, e soprattutto d'immagine: riportare alla vittoria continentale un calcio considerato in crisi sarebbe una pubblicità enorme a livello mondiale.
Due anni fa il primo avvicinamento di Pechino all'Italia. A inizio giugno del 2014 il Pavia Calcio è una squadra quasi fallita. Il presidente Pierlorenzo Zanchi non ha le possibilità economiche di iscrivere la squadra alla Lega Pro e i debiti sembrano incolmabili. E' allora che si presenta il cinese Xiao Dong Zhu. Il fondo Pingj Shanghai Investments, gestito assieme al socio Qiangming Wang, acquista tramite la controllata Agenzia per l'Italia il 100 per cento della società, liquidando i soci di minoranza e ripiantando i debiti. Il neopresidente ha alle spalle il gruppo China Investment Corporation, fondo sovrano responsabile in parte della gestione della Riserva valutaria cinese, e oltre al calcio si impegna in diversi investimenti immobiliari. Crea una scuola calcio a Pavia, collabora con l'Università della città per creare un'Accademia per formare allenatori cinesi.
In due anni però le difficoltà di conquistare la serie B ha però fatto decidere Zhu di fare un passo indietro. Il suo posto sarà preso immediatamente dal Suning Group. Aspettando le decisioni di Silvio Berlusconi sul futuro della proprietà del Milan. Anch'esso vicino a una cordata cinese.
Il Foglio sportivo - CALCIO E FINANZA