Il gol di Ibrahimovic contro il Southampton (foto LaPresse)

Mediocre e scontata, la serie A vi farà rimpiangere skeet e beach volley

Jack O'Malley
Ammettiamolo, non se ne poteva più. Per due settimane abbiamo finto di interessarci a sport inutili se non dannosi, diventando improvvisamente esperti di regole e termini che domani avremo già dimenticato.

Londra. Ammettiamolo, non se ne poteva più. Per due settimane abbiamo finto di interessarci a sport inutili se non dannosi, diventando improvvisamente esperti di regole e termini che domani avremo già dimenticato. Le Olimpiadi in fondo sono servite solo a dimostrare per l’ennesima volta la superiorità sportiva, umana, morale e fisica della Gran Bretagna, e a darci una buona scusa per bere una birra anche alle tre di notte, aspettando il beach volley femminile. E poi, basta tutto ‘sto sentimentalismo, non se ne poteva più di atleti in lacrime per qualsiasi cosa, commentati da telecronisti in lacrime pure loro ed esaltati da giornalisti commossi che trasformavano qualunque risultato sportivo in una epica battaglia per la salvezza della terra.

 

La manifestazione delle scappatelle da social network, dove si ricicla denaro e costantemente aleggia sullo sfondo lo spirito di De Coubertin, il personaggio più dannoso della storia dello sport (se la gioca in questo speciale medagliere soltanto con Blatter), ha avuto anche questa volta il suo tributo. Quel che dispiace, piuttosto, è la fine dell’idillio per i miei amici italiani, che si trovavano tanto bene nella sezione “altri sport” e hanno passato un agosto favoloso a discettare di skeet, scherma e judo. Con una particolare voluttà qualche amico milanista mi ha confessato che l’altra sera guardava la finale di pallavolo invece della brigata rossonera all’esordio in un Meazza semideserto, preferendo Zaytsev a Zapata. Io personalmente ho smesso di seguire i Giochi a Ferragosto, quando è iniziato l’evento sportivo più importante dell’ultimo mezzo secolo, la Premier League.

 

Sorrido con tenerezza vedendo come voi laggiù in Italia provate a convincervi che se il campionato inglese di calcio quest’anno è così affascinante il merito sia degli allenatori italiani. La Premier fa godere perché è la Premier, e persino gli italiani vengono da queste parti per potersi divertire un po’. “Potevo tornare in Italia – ha ammesso Mourinho, che con Ibra già sta spaccando a Manchester – ma la Premier è speciale”. Perché? “In alcuni paesi i grandi club vogliono essere sempre più grandi e lasciare gli altri indietro, sempre più piccoli, mentre in Inghilterra accade il contrario. Qui vogliono che tutti i club siano competitivi”. Quindi voi tenetevi pure un’altra pallosissima stagione in bianco e nero, con le finte grandi che lotteranno per il secondo posto e un grande mediocre marasma a metà classifica. E segnatevi per bene i commenti di questi giorni, vi prego, e rileggeteli tra qualche mese. Il Milan, spernacchiato fino a sabato, è già diventato uno squadrone, l’Inter è chiaramente da buttare, per il Napoli è già iniziata la crisi del dopo Higuain e la Roma naturalmente vincerà campionato, Coppa Italia, Champions League e il Torneo intergalattico della Via Lattea. Keep calm, dicono i più banali tra noi.

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