Finalmente due settimane senza serie A
La Supercoppa farsa a Doha e il Boxing day che salva le feste
Londra. L’unico modo per scacciare la pesantezza dei pranzi di Natale è guardare la Premier League. Come le polemiche sulle scuole in cui non si canta “Astro del ciel” per non offendere i musulmani che poi non si offendono, è arrivato puntuale anche quest’anno lo studio che consiglia di staccare dai social network almeno per una settimana e provare a “vivere” davvero. Probabilmente le prime fake news di cui Facebook e Twitter dovrebbero preoccuparsi sono quelle sui pranzi di Natale: se qualcuno avesse voluto fare un colpo di stato in Italia domenica all’ora di pranzo non avrebbe trovato alcuna resistenza, erano tutti a tavola a mangiarsi anche i parenti morti da poco. Leggevo su Tuttosport (tranquilli, poi mi sono confessato) che l’anno prossimo in Italia è previsto il turno di campionato a Santo Stefano, sul quale però già ci sono più polemiche che in un post di Antonio Socci sul Papa. E’ indicativo e istruttivo, però, nel paese in cui chi muore all’estero per un attentato è morto “perché in Italia non c’è lavoro”, vedere che a opporsi al turno natalizio sia Carlo Tavecchio, in nome del rispetto della festa religiosa. Un paese in cui è rimasto il presidente della Figc a combattere battaglie di retroguardia sui valori è un paese in coma, e manco coma etilico. Inutile sottolineare che ieri gli stadi inglesi erano pieni, anche se il calendario era interessante come un numero di Origami della Stampa, mentre in Italia neppure le offerte speciali sono riuscite a esaurire gli impianti nel turno di giovedì scorso: ma in effetti perché uno dovrebbe andare allo stadio il 22 dicembre sera, tra spettacoli mediocri, seggiolini di merda e freddo. In compenso il calcio italiano ha regalato la farsa della Supercoppa giocata a casa degli emiri, con polemiche sull’aereo del Milan e mezza Italia esaltata perché la Juve ha perso ai rigori un trofeo utile quanto un sesto dito nel piede sinistro.
Soledad Fandino, ex fidanzata di Gonzalo Higuaín, augura a tutti i lettori di “That win the best” buone feste. Non indossa nulla di rosso, ma spera che la possiate perdonare per la dimenticanza
Come ogni Boxing Day che si rispetti, il turno di Santo Stefano è stato divertente, oltre che digerente. La faccia di Mourinho dopo il 2-0 di Ibrahimovic (poco prima del capolavoro di tacco al volo di Mikhitarian) rivelava tutta la paura dello Special One di subire l’ennesimo pareggio all’ultimo minuto. Le sue dichiarazioni post partita (“Conte vince solo grazie al calendario”) ci restituiscono un portoghese finalmente ai suoi livelli. Lo United sembra vivo, e Pogba un giocatore di calcio e non più un Padoin di colore. Il problema è che davanti continuano a correre tutte: il Chelsea ieri aveva mezza squadra titolare in tribuna e ne ha ficcate comunque tre al Bournemouth, vincendo la dodicesima partita di fila, tanto che girava voce che Antonio Conte per festeggiare avesse picchiato meno del solito i suoi giocatori nello spogliatoio. Liverpool e Arsenal provano a stare dietro ai Blues come possono, ma la sensazione è che il Parrucca ripeta l’exploit con vari record frantumati ai tempi della Juventus. Con una differenza, che persino l’antipatico ma saggio Pep Guardiola ieri ha ammesso di avere notato: non c’è un divario grandissimo tra alcune “grandi” e le altre squadre in Premier League. Detto da uno che era convinto di vincere per meriti sportivi in Liga e Bundesliga è già molto. Ecco perché mi hanno fatto tenerezza quei giornalisti che si erano convinti per un po’ che il Lipsia potesse essere il Leicester di Germania. Ci ha pensato il Bayern Monaco di Carlo Ancelotti a ricordare che non tutti i campionati sono come quello inglese, e soprattutto che definire “il Leicester di…” qualunque cosa che un giornalista non avesse previsto è ancora più pigro che definirlo “favola”. Adesso da queste parti ci riposiamo quattro giorni e sabato torniamo in campo, più o meno quando le squadre italiane tornano ad allenarsi e i preparatori a lamentarsi dei calciatori ingrassati dopo le feste. Ma mai quanto voi tutti, che non vedete l’ora di potervi sfogare su Twitter e su Facebook spiegandoci quante portate ha cucinato vostra mamma e di quanto vi siete ingozzati al cenone. Un po’ come gli interisti che si lamentano dei cinesi. O quelli che bevono in brandy all’aperitivo e poi protestano che digeriscono male.