Il difensore del Napoli Lorenzo Tonelli (foto LaPresse)

Il tempo perso da Tonelli e quello viola di Allegri

Leo Lombardi

Il difensore del Napoli era stato il primo acquisto stagionale, è stato l'ultimo a vedere il campo; questione di gerarchie che due gol in due partite sembrano poter ribaltare. Problemi di aziendalismo per il tecnico della Juventus

Era stato il primo acquisto del Napoli, con ingaggio formalizzato del presidente Aurelio De Laurentiis già a metà maggio. Tra i nuovi è stato l'ultimo a debuttare. E che debutto, verrebbe da dire. Prima la rete del successo contro la Sampdoria, sette giorni dopo quella che ha aperto la strada verso la vittoria contro il Pescara. Non male per uno che di mestiere ha il dovere di evitare i gol altrui. In poco tempo Lorenzo Tonelli è passato da oggetto misterioso a nuovo eroe, con uno di quei cambi improvvisi di direzione che soltanto il calcio sa regalare. Eppure, in mezzo, ci sono stati otto mesi a veder giocare gli altri, dal 7 maggio contro l'Inter, ultima con la maglia dell'Empoli, al 7 gennaio, prima con quella del Napoli. E' vero, Maurizio Sarri non è uomo dei cambiamenti: ha in testa un undici di base e quello rimane, a rischio di spremere i giocatori. Solo le circostante (leggi alla voce: infortuni e/o squalifiche) lo obbligano a rimescolamenti di carte. Ma in difesa giocavano tutti, proprio tutti, tranne Tonelli. Perfino Maksimovic gli era passato davanti nelle scelte, nonostante si fosse sempre mosso in una linea a tre nel Torino, altro peccato capitale per il tecnico. La causa dell'ostracismo? Come sempre avviene nel calcio, ognuno possedeva la propria verità. C'era stata un'infiammazione al tendine, in estate, ma a inizio ottobre tutto era sistemato. Eppure Tonelli stava fuori, al limite gli veniva concesso di giocare con la Primavera. E quindi ecco venire a galla le voci di un'insoddisfazione del tecnico, arrivando perfino a sostenere che Sarri non avrebbe voluto prendere il difensore. Strano per uno che, da Empoli, aveva portato nella stagione precedente Hjsay e Valdifiori, che avrebbe voluto anche Mario Rui e che nelle due stagioni in Toscana aveva avuto proprio in Tonelli uno dei punti irrinunciabili. La spiegazione, forse, è molto più semplice. Il difensore aveva bisogno di tempo, per stare bene lui e per capire dove fosse finito. Quando è successo, Tonelli è stato veloce di riflesso e di azione. Appare arduo dire che il “checcozaloniano” posto fisso sarà suo, al ritorno di Koulibaly dalla Coppa d'Africa, ma l'investitura c'è stata, almeno da parte di Sarri: “Tonelli? E' uno da battaglia. Vorrei che lo trasmettesse agli altri”. Da mandare a memoria da parte di chi non lo riteneva all'altezza del Napoli.

 

Dire che gli azzurri possano tornare a lottare per il titolo, è esercizio complicato. Però la Juventus lancia segnali incoraggianti alla concorrenza. Prima il Milan ha scoperto che le finali si possono anche vincere, come accaduto a Doha per una Supercoppa italiana che vale più per l'autostima che per la storia. Poi la Fiorentina ha urlato che il re è nudo, mettendo i bianconeri in difficoltà nel gioco come poche volte nel recente passato, almeno in Italia. Risultato? Quarta sconfitta di stagione, ovviamente anche questa in trasferta, visto che lo Stadium resta inviolabile. Un dato da tenere in alta considerazione, poiché la Juventus aveva fatto peggio solo lo scorso anno e nel 2013, con cinque cadute, ma a fine stagione. Inciampi che possono dare fiato alla concorrenza e che hanno in Max Allegri l'origine e la possibile soluzione. L'origine perché il tecnico, come capitava già al Milan, non si è scostato di un centimetro dall'aziendalismo che lo rende perfetto in una big, dove si accetta di buon grado quanto viene deciso altrove. In estate gli hanno smontato ulteriormente il centrocampo, cedendo Pogba al Manchester United. Lui ha provato a rimpiazzarlo con Pjanic: improbabile il confronto – fisico e, a volte, anche tecnico – tra i due, pur se dalla Premier arriva il racconto di un francese tutt'altro che decisivo. E se a gennaio gli sarebbe piaciuto Witsel, ecco affacciarsi Rincon. Dietro, poi, ci sono scricchiolii inaspettati, come il riflesso di Buffon sui due gol della Fiorentina, oppure intuibili, come gli acciacchi assortiti della coppia Chiellini-Barzagli. E se davanti Dybala e Mandzukic diventano normali, non si può chiedere sempre e solo a Higuain di risolvere le situazioni. Allegri avrebbe voluto essere “fabiorovazziano”, andando a comandare con inizio a Firenze. Il campo ha detto altro, con l'onere di cercare immediate vie d'uscita.

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