Anche Corini non regge all'amorevole Zamparini
Ventotto allenatori per trentasette cambi di panchina in nemmeno quindici anni. Il calcio secondo il presidente del Palermo, "una cotta adolescenziale"
Centoventotto giorni, ossia poco più di quattro mesi. A tanto ammonta la speranza di vita di un allenatore del Palermo da quando Maurizio Zamparini è diventato presidente il 20 luglio 2002. Vita sportiva s'intende, ma dura, ansiogena, stremante. Francesco Guidolin che in panchina alla Favorita, lo stadio dei rosanero, ci è stato per quattro mandati, disse con autoironia che "l'errore non è andare a Palermo, ma ritornarci". Perché la città siciliana, non "è una piazza come tutte le altre dove si parte in pianura ed è compito tuo cercare di non ritrovarsi ad annaspare in salita", continuò con paragoni ciclistici, "ma si parte già su di un muro. E sai che davanti hai lo Zoncolan" (una delle salite più dure al mondo da affrontare in bicicletta ndr). Il tecnico veneto resistette 830 giorni, sei volte tanto la permanenza media di un allenatore zampariniano.
Ventotto uomini per trentasette puntate, in nemmeno quindici anni di "folle amore rosanero". Le virgolette sono ovviamente di Zamparini. Perché il presidente del Palermo vive in questo modo il calcio, "come una cotta adolescenziale nella quale i sentimenti sfuggono alla razionalità", raccontò nel 2004 a un giornalista del Giornale di Sicilia. Sentimenti che sono "un vortice e mi fanno innamorare e disinnamorare facilmente, per questo prendo e lascio andare così tanti allenatori. È l'amore che mi spinge", si giustificò in radio. L'ultimo abbandono è quello di Eugenio Corini, lasciato a spasso ieri. Lui che fu capitano del Palermo quando ancora giocava, è l'ultimo dei sedotti e abbandonati. Ma si sa, l'amore è così, imprevedibile. Come del resto Zamparini, vero Don Giovanni del calcio italiano.