Non c'è nessun “Dramma Leicester”
La squadra è tornata dove gli spetta, ha ripreso la routine dopo una lunga stagione di Carnevale. L’autoesonero di Zamparini e la sfiga dei Saints
Londra. Quando il Leicester ha vinto la Premier League, il mondo si è diviso in due scuole di pensiero. La prima, romantica e sciocca, sosteneva si trattasse di un accidente della storia, un’anomalia, e abbracciava varie ipotesi interpretative, dalla “botta di culo” alla “favola”. Il minimo comune denominatore era il carattere magico dell’evento. La seconda scuola di pensiero, pensosa e ragionevole, diceva che era invece l’opposto del colpo di fortuna e del calcio pane e salame, era un perfetto prodotto della globalizzazione. La proprietà thailandese, il marketing globale, il monte ingaggi non certo da squadra piccola, le metodologie basate rigorosamente sui dati, le strategie di gestione che sembravano uscite da un numero della Harvard Business Review: bastava mettere razionalmente i fattori per arrivare al risultato. Altro che caso, era tutto calcolato e assai profittevole. Io, in compagnia di altri autorevoli esponenti di questo giornale, facevo parte di questa seconda scuola di ammiratori dello spettacolo della globalizzazione attraverso le gesta calcistiche di Ranieri e compagni. Il dramma è che avevano ragione i romantici e gli sciocchi. La verità è che con l’esonero dell’eroe popolare per posizione in classifica assai insoddisfacente, diciamo, non si sta consumando nessun “dramma Leicester”. Semplicemente la squadra è tornata dove gli spetta, ha ripreso la routine dopo una lunga stagione di Carnevale. L’esonero è ingiusto? E perché mai? Il Leicester arranca ai confini della retrocessione, un presidente medio può tagliare la testa dell’allenatore molto prima senza fare nulla di assurdo. Zamparini ne avrebbe cambiati già sei o sette, richiamando Ranieri ogni tre giornate e finendo con la più rocambolesca delle occorrenze, quella accaduta ieri: l’autoesonero. Nell’attesa dell’acquisto del Palermo da parte degli anglo-americani, definizione oscura che evoca le congiure sull’annessione della Sicilia come 51esimo stato degli Stati Uniti.
Sappiamo che non vi interessa sapere che Marina Muntaner è fidanzata con Marco Asensio del Real Madrid, ma che volete capire anche voi se quello è un tatuaggio (e non stiamo parlando delle scritte sul braccio)
La globalizzazione nel calcio genera senza dubbio profitto, ma anche molti mostri, talvolta con complicità insospettabili. E’ il caso di Fox Sports, sempre sia lodata, che da marzo trasmetterà in Italia il campionato cinese. In pochi anni si è passati da esportare la serie A a importare la Chinese Super League, il prossimo passo sarà il parmigiano confezionato a Pechino nelle vostre gastronomie? A chi interesserà vedere le gesta di giocatori talmente bolliti da non essere neppure appetibili per il mercato calcistico degli Stati Uniti? L’unica mia curiosità sul campionato di Pellè, Cannavaro e Tevez è aspettare il giorno in cui arriverà anche Mario Balotelli. Come da me previsto fin troppo facilmente, l’attaccante del Nizza sta vivendo nel migliore dei modi quel grande luogo comune che la sua vita è diventata negli ultimi anni: inizio scoppiettante, gol a raffica e giornali che puntualmente ci cascano esaltando il ragazzo e provando a convincerci che questa è la volta buona, Mario ha trovato la sua dimensione, adesso mette la testa a posto e vederete che sarà anche convocato in Nazionale. Costringono per mesi allenatori ed ex compagni di squadra a dire che Balotelli ha grandi potenzialità e può dare ancora molto, salvo poi accorgersi di avere a che fare con il solito personaggio che da anni illude tifosi e addetti ai lavori più di un girone di ritorno della Roma. O più di Gabbiadini domenica in finale di League Cup. Il poco pettinato attaccante italiano ha segnato una meravigliosa doppietta a Wembley contro il Manchester United (e potevano essere tre, se il guardalinee non si fosse trasformato in Calvarese, non vedendo un gol regolare di Manolo sullo 0-0). Il Southampton grazie a lui era riuscito a recuperare il 2-0 iniziale dei Red Devils. Poi, come nelle più pefette beffe di questo sport maledetto, i Saints avevano anche colpito un palo sul 2-2. A quel punto però si è svegliato Ibrahimovic, che ha portato a Mourinho il secondo titulo della stagione. Saints a casa tristi ma orgogliosi, e a mani vuote come negli ultimi 41 anni. Anche nel calcio inglese c’è un tetto ai miracoli.