Arrivano gli indiani del Colle delle Finestre: meno 12 al Giro100
Sullo sterrato che portava alla cima del monte Paolo Savoldelli salvò la sua Maglia Rosa dall'attacco di Simoni, Rujano e Di Luca seguendo le massime dei nativi americani
Lassù c’erano gli indiani. Era il 2005 ed era la prima volta che il Giro d’Italia saliva verso i 2.176 metri del Colle delle Finestre e quando il bosco si aprì, gli alberi lasciarono spazio agli arbusti e alle pietre, gli videro anche i corridori. Affollavano la cresta del monte, vedevano sfilare gli uomini a pedali che si affannavano ad arrampicarsi su per quella striscia di terra e ghiaia, perché il progresso bitumico non era ancora arrivato a invadere la montagna.
Gilberto Simoni era davanti, José Rujano e Danilo Di Luca gli erano affianco. Scappavano. Il primo verso il Giro, che sarebbe stato il terzo, che sarebbe stato consacrazione. Gli altri due verso il podio, che sarebbe stata prima volta per entrambi, rivali per tutta la corsa, alleati quel giorno. Perché c’era Paolo Savoldelli che inseguiva, che era Maglia Rosa, ma distante, che aveva provato a seguirli, per poi constatare l’impossibilità dell’impresa e salire del suo passo e di buona lena.
Gli indiani in alto guardavano tre cowboy che azzardavano l’impresa, perché altro non potevano fare, pistole sguainate e via alla rivoluzione. Dietro i cacciatori il vuoto e dopo il vuoto l’espressione stanca ma ancora lucida del Falco, che cowboy non era, nonostante la maglia americana che indossava, la stessa di Lance Armstrong. Savoldelli era anche lui indiano, pedalava seduto sulla sua bicicletta alla maniera dei Hualapai, seguendone il verbo, “mai sfidare la montagna”, la massima: “Aspetta che il nemico si danni e si senta vincitore per attaccarlo e sconfiggerlo”. Così fece.
Gibo divorava lo sterrato verso il colle con l’ardore del sovversivo, Paolo controllava il distacco con l’intelligenza dell’uomo che tante ne ha viste e sa qual è la sua dimensione. Il bergamasco in cima scollinò con due minuti e otto secondi, in discesa non rischiò e mentre davanti Di Luca perse contatto per i crampi e gli altri due iniziarono a bisticciare uno scatto dopo l’altro, Savoldelli tesse alleanze giornaliere, convinse tutti a dare una mano. Salvò la Rosa per 28 secondi, abbastanza per brindare a Milano al suo secondo Giro d’Italia.
Vincitore: Paolo Savoldelli in 88 ore 1 minuto 43 secondi;
secondo classificato: Gilberto Simoni a 28 secondi; terzo classificato: José Rujano a 45 secondi;
chilometri percorsi: 3.464.